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Tre ore di stop per le riforme

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I segretari Beccari (CDLS) e Ghiotti (CSdL) hanno illustrato i motivi dello sciopero generale di mercoledì 16 marzo.

San Marino, 14 marzo 2005

Uno sciopero per le riforme. Con due priorità: quella del mercato del lavoro e quella delle pensioni. A 48 ore dalla mobilitazione generale, i segretari della CSU hanno incontrato la stampa per illustrare le ragioni e le preoccupazioni del mondo del lavoro.

Il segretario della CDLS, Marco Beccari, ha voluto subito rimarcare che mercoledì 16 marzo i lavoratori scenderanno in piazza per sostenere le riforme, rovesciando così la logora etichetta di un sindacato sempre contro qualcosa.
“Qualcuno ha detto che con lo sciopero il sindacato vorrebbe interrompere il processo delle riforme, dipingendoci come i soliti conservatori, ma è esattamente il contrario”, assicura Beccari, sottolineando che da tempo il movimento sindacale “ha presentato proposte chiare sia per riorganizzare il mercato del lavoro, sia per ripensare il sistema previdenziale. Ma purtroppo al di là di generiche disponibilità verbali, le nostre proposte non vengono prese in considerazione ai tavoli del confronto”.

Il segretario della Confederazione Democratica quindi ricorda che “nell’ultimo incontro sulla riforma del mercato del lavoro non abbiamo registrato nessuna novità, mentre sul fronte previdenziale non c’è stata presentata alcuna bozza di legge e ancora non consociamo i calcoli attuariali”.

Anche ai tavoli contrattuali le difficoltà non mancano: “La vertenza per il rinnovo del contratto industria va avanti a rilento, mentre quella del pubblico impiego è sempre ferma al palo. Da tempo poi attendiamo invano un vertice con il Segretario agli Esteri dedicato ai problemi fiscali e contrattuali dei frontalieri”. E le cose non sono certo cambiate dopo la proclamazione dello sciopero generale: “ Nessun segnale concreto è arrivato da parte del governo e degli imprenditori. A questo punto – afferma Beccari – diventa importante e decisiva la partecipazione massiccia dei lavoratori alle tre ore di sciopero”.

Stesso ragionamento da parte del segretario CSdL , Giovanni Ghiotti. “Lo sciopero generale è stato proclamato lo scorso 21 febbraio da un’assemblea di oltre 350 rappresentati sindacali. Ebbene, da allora non si sono create le condizioni neppure per depennare almeno uno dei motivi che ci hanno spinto alla mobilitazione”.
Ghiotti porta l’esempio della vertenza in corso sulla riforma del lavoro. “Durante l’incontro della scorsa settimana, il governo ci ha ripetuto sempre le stesse cose. Eppure sul nodo delle assunzioni interinali bastava una semplice delibera amministrativa con cui si affermasse che le agenzie private di lavoro interinale non devono sostituirsi agli uffici del lavoro pubblici”.

Sciopero inevitabile, dunque. Ed è chiaro che nella mattina di mercoledì 16 marzo il sindacato punta a riempire Piazza della Libertà per dare più forza alla strategia di persuasione nei confronti del governo e della associazioni imprenditoriali. Più lavoratori scenderanno piazza e più forza avranno le proposte sindacali per arginare il precariato e garantire in futuro pensioni certe e dignitose. Lo fanno capire senza troppi giri di parole Mirco Battazza (CDLS): “Dopo lo sciopero è auspicabile un ripensamento da parte del governo”, e Gilberto Piermattei (CSdL): “Dopo il 16 marzo si dovrà aprire una stagione di vere riforme”.

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