San Marino, 9 novembre 2023 -Distacchi – Nessun Consigliere ci sembra abbia parlato della revisione della normativa sui lavoratori distaccati in imprese sammarinesi: si tratta di persone assunte e retribuite da aziende italiane sulla base delle loro normative, senza alcun diritto alla stabilità contrattuale nel nostro Paese. Se si paragonano i trattamenti previsti dalle c.d. imprese multiservizi italiane ai nostri contratti, ci si rende conto del rischio di concorrenza sleale nei confronti delle imprese che assumono regolarmente i lavoratori a San Marino.
Anche noi all’inizio avevamo sottovalutato questo fenomeno, diffuso prevalentemente nel settore edile sammarinese, ormai ridotto ai minimi termini, e tra imprese del medesimo gruppo. Ma quando una grande impresa produttiva di San Marino ne ha iniziato l’utilizzo, abbiamo drizzato le antenne. La percentuale massima di lavoratori distaccati rispetto a quelli assunti è stata ridotta, passando dal 15% all’attuale 10%; è stata disciplinata meglio la durata e, soprattutto, è stata finalmente prevista la parità di trattamento rispetto ai lavoratori assunti dall’impresa utilizzatrice. Ciò consentirà di non utilizzare più i distacchi per risparmiare sul costo del lavoro.
Ammortizzatori sociali – Qui si è raggiunta l’apoteosi dell’ignoranza, sostenendo, compreso chi ha avuto un ruolo di Governo fino a pochi mesi fa, che il loro incremento peserà sulle casse dello Stato. In realtà, il Fondo specifico è da sempre alimentato dai contributi pagati dai datori di lavoro e dai lavoratori (1,90% + 0,50% dello stipendio lordo), mentre il bilancio dello Stato interviene in minima parte, a titolo di doverosa solidarietà. Al contrario, dal 2012 al 2020 i Governi hanno usato la Cassa di Compensazione – nella quale da 50 anni confluiscono gli attivi relativi agli ammortizzatori sociali e quelli dei Fondi assegni familiari e indennità economiche temporanee (malattia, maternità, ecc.) – come un bancomat, con il prelievo di circa 42 milioni di euro per finanziare la sanità, ovvero una spesa che dovrebbe competere al bilancio dello Stato.
Aver aumentato importo e durata degli ammortizzatori sociali in una fase di rallentamento della crescita economica, ed aver contrastato una possibile ripresa del lavoro interinale e dei distacchi, a fronte dell’incremento a 24 mesi della durata massima del contratto a tempo determinato, è un buon punto di mediazione. Eppure, i denigratori hanno puntato l’indice esclusivamente sul tempo determinato, con evidenti finalità elettorali, visto che i lavoratori interinali non ci sono, mentre i distaccati non votano. La deriva che abbiamo sconfitto nel 2005 può sempre tornare, se le normative non vengono aggiornate: è preferibile prevenire, piuttosto che cercare di limitare i danni successivamente. Questo è stato il nostro modus operandi.
Una Consigliera ha dichiarato che “è venuta a mancare l’attività di sostegno ai lavoratori da parte del sindacato”. È un punto di vista; verrebbe da dire che, se è vero che non ci sono più i sindacalisti di una volta, lo è altrettanto con riferimento ai politici. In ogni caso, a memoria ci pare che neanche in passato i sindacalisti riuscissero ad ottenere l’accoglimento totale delle proprie proposte.
Chiunque voglia approfondire le novità introdotte dal Decreto Delegato n. 120 /2023 in materia di lavoro, può consultare la tabella comparativa presente sui nostri siti.
CSdL – CDLS – USL