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DECRETO LAVORO: IN CONSIGLIO POLEMICHE LONTANTE DALLA REALTA’

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San Marino 8 novembre 2023 La conferenza stampa dei Segretari Generali di CSdL – CDLS – USL di lunedì 6 novembre si è soffermata anche sulla ratifica del Decreto n. 120 in tema di lavoro, e in particolare sulle polemiche sollevate da esponenti dell’opposizione consiliare. Era prevedibile che le stesse opposizioni rimarcassero, con toni e argomentazioni diversi tra le forze politiche, l’unico vero punto “critico” dell’accordo tripartito, ovvero l’allungamento a 24 mesi del contratto a tempo determinato; ma si è arrivati a rappresentare contenuti diversi dalla realtà, rispetto ai quali i tre sindacati hanno fatto chiarezza. Nel dibattito i pochi Consiglieri che conoscono la materia hanno evitato di menzionare i tanti punti migliorativi, mentre molti hanno dimostrato una ignoranza nel merito dei contenuti che avrebbe meritato una saggia astensione dal dibattito. Ma tant’è!

Contratti a termine – Non è stata rilevata la modifica radicale della disciplina del diritto di precedenza per i contratti a termine, che dovrebbe contrastare il fenomeno dei comportamenti elusivi del diritto alla stabilizzazione. Ad esempio, veniva assunto un nuovo lavoratore prima della scadenza di un contratto a termine ed il dipendente con maggiore anzianità di servizio non veniva confermato; in questo modo l’impresa perpetuava lo stato di precarietà ben oltre i 18 mesi. Ora i lavoratori, gli Uffici ed i Giudici chiamati a dirimere eventuali vertenze hanno a disposizione una normativa molto più chiara e garantista. Eppure, abbiamo ascoltato affermazioni del tipo: “ha prevalso la precarizzazione del lavoro”, come se prima, per effetto di una durata inferiore, i contratti a termine fossero garantisti per i lavoratori.

Lavoro interinale (o somministrato) – Qualche Consigliere è arrivato ad affermare che la nuova normativa ne faciliterà la reintroduzione, a distanza di quasi 20 anni quando, grazie alla lotta dei lavoratori nel 2005, le agenzie allora esistenti dovettero chiedere i battenti. All’epoca lo stop fu dovuto all’obbligo di verifica preventiva nelle liste di collocamento da parte delle imprese utilizzatrici; obbligo che è venuto a mancare, prima con la totale liberalizzazione delle assunzioni effettuata dal Governo precedente, e poi con quella parziale, ovvero legata al tasso di disoccupazione, promossa dall’attuale Esecutivo in accordo con le parti sociali.

Che le agenzie interinali avessero ritrovato terreno fertile prima della nuova normativa è dimostrato dalla riapertura di una queste nel 2019, che ha chiuso i battenti circa 2 anni dopo, quando è avvenuta la revisione di dette liberalizzazioni. I filtri necessari per impedire il ritorno a questa forma di lavoro erano però ancora troppo pochi. Quindi, abbiamo ottenuto la riduzione dei tempi per il suo ricorso da parte delle imprese utilizzatrici, ovvero non più di 6 mesi all’anno, contro i 9 precedenti, e l’incremento sostanziale dei requisiti patrimoniali delle agenzie, ovvero 77.000 euro di capitale sociale, contro i 26.000 precedenti, oltre al deposito di una fideiussione bancaria non inferiore a 200.000 euro. Chi sostiene che tali nuove condizioni facilitino l’accesso al lavoro interinale, è in evidente mala fede.

Distacchi – Nessun Consigliere ci sembra abbia parlato della revisione della normativa sui lavoratori distaccati in imprese sammarinesi: si tratta di persone assunte e retribuite da aziende italiane sulla base delle loro normative, senza alcun diritto alla stabilità contrattuale nel nostro Paese. Se si paragonano i trattamenti previsti dalle c.d. imprese multiservizi italiane ai nostri contratti, ci si rende conto del rischio di concorrenza sleale nei confronti delle imprese che assumono regolarmente i lavoratori a San Marino.

Anche noi all’inizio avevamo sottovalutato questo fenomeno, diffuso prevalentemente nel settore edile sammarinese, ormai ridotto ai minimi termini, e tra imprese del medesimo gruppo. Ma quando una grande impresa produttiva di San Marino ne ha iniziato l’utilizzo, abbiamo drizzato le antenne. La percentuale massima di lavoratori distaccati rispetto a quelli assunti è stata ridotta, passando dal 15% all’attuale 10%; è stata disciplinata meglio la durata e, soprattutto, è stata finalmente prevista la parità di trattamento rispetto ai lavoratori assunti dall’impresa utilizzatrice. Ciò consentirà di non utilizzare più i distacchi per risparmiare sul costo del lavoro.

Ammortizzatori sociali – Qui si è raggiunta l’apoteosi dell’ignoranza, sostenendo, compreso chi ha avuto un ruolo di Governo fino a pochi mesi fa, che il loro incremento peserà sulle casse dello Stato. In realtà, il Fondo specifico è da sempre alimentato dai contributi pagati dai datori di lavoro e dai lavoratori (1,90% + 0,50% dello stipendio lordo), mentre il bilancio dello Stato interviene in minima parte, a titolo di doverosa solidarietà. Al contrario, dal 2012 al 2020 i Governi hanno usato la Cassa di Compensazione – nella quale da 50 anni confluiscono gli attivi relativi agli ammortizzatori sociali e quelli dei Fondi assegni familiari e indennità economiche temporanee (malattia, maternità, ecc.) – come un bancomat, con il prelievo di circa 42 milioni di euro per finanziare la sanità, ovvero una spesa che dovrebbe competere al bilancio dello Stato. 

Aver aumentato importo e durata degli ammortizzatori sociali in una fase di rallentamento della crescita economica, ed aver contrastato una possibile ripresa del lavoro interinale e dei distacchi, a fronte dell’incremento a 24 mesi della durata massima del contratto a tempo determinato, è un buon punto di mediazione. Eppure, i denigratori hanno puntato l’indice esclusivamente sul tempo determinato, con evidenti finalità elettorali, visto che i lavoratori interinali non ci sono, mentre i distaccati non votano. La deriva che abbiamo sconfitto nel 2005 può sempre tornare, se le normative non vengono aggiornate: è preferibile prevenire, piuttosto che cercare di limitare i danni successivamente. Questo è stato il nostro modus operandi.

Una Consigliera ha dichiarato che “è venuta a mancare l’attività di sostegno ai lavoratori da parte del sindacato”. È un punto di vista; verrebbe da dire che, se è vero che non ci sono più i sindacalisti di una volta, lo è altrettanto con riferimento ai politici. In ogni caso, a memoria ci pare che neanche in passato i sindacalisti riuscissero ad ottenere l’accoglimento totale delle proprie proposte.

Chiunque voglia approfondire le novità introdotte dalla nuova normativa, può consultare la tabella comparativa presente sui nostri siti.

CSdL – CDLS – USL

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