San Marino, 7 novembre 2023– Conferenza stampa densa di peso specifico quella che si è tenuta lunedì 6 ottobre presso la sede della CSU alla presenza dei Segretari Generali delle tre sigle sindacali: Enzo Merlini per la CSdL, Gianluca Montanari per la CDLS, Francesca Busignani per USL.
Le organizzazioni sindacali, dopo il patto anti-inflazione che ha visto anche la firma delle tre Assoconsumatori, Sportello Consumatori, ASDICO ed UCS, sono tornate a battere il chiodo sulla necessità di recuperare il potere d’acquisto dei redditi da lavoro e da pensione eroso dall’inflazione, sottolineando come anche lo Stato deve fare la propria parte. Il Governo, tuttavia, continua a latitare: a tal proposito CSdL, CDLS, USL attendono una risposta alla propria lettera dello scorso febbraio i cui contenuti sono stati ribaditi in una nuova missiva spedita lo scorso 20 ottobre.
L’accordo firmato contro l’inflazione, che al momento di concreto vede soltanto i 200mila euro stanziati dal Governo – finanziamento quindi a carico dello Stato – per l’aumento di un punto percentuale della ricarica Smac per l’acquisto dei prodotti alimentari, deve evolversi in ulteriori scontistiche e benefici per i consumatori, ivi compreso un serio e accurato controllo dei prezzi che finora non è mai stato attuato nonostante le numerose richieste. In caso contrario, per le famiglie sammarinesi questo intervento rappresenterebbe poco più che uno spot. E soprattutto non deve rappresentare un alibi per il Governo, perché le politiche dei redditi necessitano di un impegno strutturato, che al momento manca totalmente. Del resto è risaputo che il miglior incentivo ai consumi è aumentare il reddito disponibile, in particolare per le famiglie meno abbienti.
Occorre altresì contrastare l’inverno demografico e per farlo c’è bisogno che la politica presti ascolto alle problematiche che le persone si trovano a dover affrontare: su molte di questa pesa l’aumento generalizzato del costo della vita, a causa del quale faticano ad arrivare alla fine del mese pur lavorando. Il rischio è che sempre più persone, anche lavoratori, lavoratrici e pensionati, scivolino nella fascia di povertà.
Dal febbraio scorso la lista delle richieste sindacali si è alquanto allungata. Si chiede, tra le altre cose, di recuperare sulle buste paga un 10% di potere d’acquisto, per redditi annui fino a 25.000 euro lordi, da ridursi proporzionalmente fino ad azzerarsi oltre i 35.000 euro annui. Parte di questo obiettivo potrà essere raggiunto attraverso la riduzione dei contributi pensionistici: la differenza dovrà essere posta a carico del bilancio dello Stato. Un’altra parte potrà essere raggiunta applicando la legge tributaria, laddove prevede che gli scaglioni di reddito imponibile vadano adeguati all’inflazione: i tre sindacati chiedono che il relativo risparmio fiscale non venga riconosciuto a tutti, ma concentrato sui redditi più bassi.
Anche gli assegni familiari vanno aumentati, ma non del 10% come è stato fatto: la proposta di CSdL, CDLS, USL era di aumentarli del 30%, pari al valore dell’inflazione per gli anni trascorsi, quindi manca all’appello un 20% di aumento. Quanto infine al reddito minimo familiare, il suo importo va aumentato sensibilmente, così come sono da rivedere i requisiti d’accesso. Questi ultimi sono talmente stringenti che si può beneficiare di questo sostegno solo in pochissimi e disperati casi.
È improcrastinabile l’apertura di un tavolo sulla politica dei redditi affinché quel dialogo di cui a fasi alterne si sente tanto parlare, possa finalmente iniziare a sfociare in soluzioni concrete ed efficaci a beneficio dei lavoratori, dei pensionati e delle famiglie in generale.
Se l’Esecutivo continuerà a non far arrivare risposte sulla politica dei redditi diviene necessario l’avvio nelle prossime settimane di una nuova fase di mobilitazione da parte delle organizzazioni sindacali, a partire da un ciclo di assemblee informative intercategoriali con i lavoratori, estese ai pensionati.
CSdL – CDLS – USL