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Tra scioperi e trattative

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Continuano le manifestazioni davanti alle fabbriche per il contratto industria. Intanto il governo si fa avanti e fissa una serie di incontri.

San Marino, 8 giungo 2005

Dopo l’attacco polemico sulla “illegalità” dei presidi davanti alle fabbriche, il governo decide di farsi avanti per affrontare i nodi irrisolti del contratto industria.

Non si fermano intanto le manifestazioni davanti alle fabbriche: mercoledì 8 giugno hanno incrociato le braccia i lavoratori dell’area industriale di Rovereta e giovedì 9 giugno la protesta si sposta nella zona di Galazzano. La Federazione Industria ribadisce: “Non si tratta di blocchi stradali, chi non ha a che fare con il settore industriale può passare liberamente”.

La Federazione sindacale fa quindi il punto sulla vertenza contrattuale, che da quasi tre settimane è entrata in un fase di rottura. La novità arriva dal governo che ha dichiarato di puntare ad una intesa entro il 20 giugno, data del nuovo sciopero generale. E per questo ha avviato nella serata di martedì 7 giugno due tavoli di dialogo separati con sindacati e associazioni imprenditoriali.
“Nell’incontro – spiega la FLI-CSU – il governo ha affermato che intende intervenire sulle materie contrattuali che lo coinvolgono direttamente. Per il momento però non ha presentato proposte sulle politiche del lavoro e sulle politiche sociali, limitandosi a chiedere al sindacato di abbassare il livello della mobilitazione”. Prospettiva possibile, è stata la risposta della CSU, “quando saranno raggiunti accordi in grado di realizzare gli obiettivi sostenuti con forza dai lavoratori”. In agenda altri due incontri: giovedì 9 e venerdì 10 giugno.

Sempre martedì c’è stato un faccia a faccia tra sindacato e Unione Artigiani. “L’unico elemento di rilievo emerso – informa la Federindustria – è la disponibilità dell’Unas a riconoscere il tempo determinato per i lavoratori frontalieri, ma solo a una condizione: avere in cambio il diritto di licenziare qualsiasi lavoratore senza giusta causa”. Inevitabile il commento del sindacato: “Anche l’Unione Artigiani più che trattare preferisce lanciare provocazioni”.

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