Solo due lavoratori
Sul caso Cotes è caduta la maschera del vice presidente dell’Anis. Alla fine sono stati cacciati i delegati sindacali.
San Marino, 1 luglio 2005
Cacciati i due delegati sindacali. Alla fine è emerso il vero obiettivo della direzione Cotes: colpire duramente chi fa attività sindacale dentro l’azienda.
Alla fine è caduta la maschera al vice presidente dell’Anis, nonché titolare della Cotes, Piergiovanni Terenzi.
E’ così successo che nella mattinata di venerdì 1 luglio i rappresentanti sindacali della FLI-CSU, che insieme ad altri 14 colleghi avevano ricevuto la lettera di licenziamento, sono stati respinti davanti ai cancelli dell’azienda di Rovereta. E in una nota ufficiale apparsa sulla stampa, beffardamente la Cotes motiva i due licenziamenti con lo stato di “sofferenza del settore telecomunicazioni”, causato della “concorrenza sempre più agguerrita” e con la mancanza di accordi con le organizzazioni sindacali sulla riorganizzazione del lavoro interno. “E pertanto si è dovuta confermare la cessazione del rapporto di lavoro in relazione ad una minima parte degli addetti in questione: solo due”.
A questo punto è chiaro che la vera “sofferenza” della Cotes e di chi la dirige è solo nei confronti di “due lavoratori”, entrambi delegati sindacali e impegnati a difendere dentro l’azienda i diritti contrattuali di tutti i dipendenti.
Per questo la FLI-CSU ha immediatamente impugnato le due lettere di licenziamento e avviato una causa legale su due fronti: il primo chiama in causa la legge sulla tutela dell’attività sindacale; il secondo le procedure previste dalla legge sul lavoro.
Ma l’iniziativa della Federazione Lavoratori Industria non si esaurisce solo sul piano legale. I segretari Enzo Merlini e Giorgio Felici scriveranno una lettera a tutti gli imprenditori associati all’Anis dove, oltre a illustrare tutte le “anomalie” del caso-Cotes, chiederanno se “la linea punitiva e aggressiva nei confronti del sindacato è il nuovo orizzonte delle relazioni industriali a San Marino”.
“Vogliamo lanciare un appello – affermano Merlini e Felici – al senso di responsabilità, correttezza e disponibilità verso quella larga parte delle imprese sammarinesi che non hanno mai interpretato, anche nelle fasi di conflittualità più aspra, il rapporto con le organizzazioni sindacali e sociali come un inciampo, da superare con prove di forza che calpestano i diritti dei lavoratori e la dignità delle persone”.