Sintesi relazione del Segretario Giorgio Felici all’11° Congresso FLIA
La crisi economica, giunta come un colpo micidiale, ci impone di cambiare l’agenda politica del Paese. Noi abbiamo il compito di stimolare un cambio di rotta, perché la classe politica non si distragga ancora una volta dagli interessi particolari.
Il riformismo di facciata è finito, adesso è giunta l’ora del fare.
La situazione che stiamo attraversando esige unità, determinazione, competenza, decisione e chiarezza. Veniamo da un triennio 2005/2007, di crescita ma nell’ultimo semestre del 2008 si è registrata una decisa inversione di tendenza: è aumenta del 30% la cassa integrazione, sono in aumento i licenziamenti , si riducono le disponibilità di posti di lavoro. Il governo deve passare dai proclami alle cose concrete da fare, noi siamo disponibili a lavorare insieme per affrontare questo difficile momento.
Innanzitutto va affrontato il nodo della competitività. Per il sistema San Marino non basta più misurarsi con il circondario, dobbiamo fare i conti con l’Europa e i mercati internazionali. La prima risposta concreta è la firma dell’accordo di cooperazione con l’Italia,, tenendo conto che nel 2006 abbiamo perso un’occasione per chiudere questa importante partita.
Altro punto irrinunciabile è il provvedimento sugli ammortizzatori sociali, che permette di ampliare la protezione sociale per quei lavoratori e disoccupati che oggi non hanno coperture adeguate, tranne una indennità di disoccupazione di due Euro: equivalente ad “un gelato al giorno”.
Al Paese serve poi un progetto industriale serio, capace di privilegiare le aziende solide, da tempo già presenti a San Marino e con alti livelli occupazionali.Devono essere inoltre create le condizioni per nuovi investimenti, facendo leva su fisco, infrastrutture, servizi. Per facilitare l’insediamento di nuove realtà imprenditoriali si potrebbe pensare anche a specifici contratti di ingresso di personale sammarinese. Abbiamo anche proposto di prevedere lo strumento dell’obbligo formativo, cioè impegnare le aziende in un progetto di formazione del personale costante per fare crescere i nostri giovani. ltri obietti del piano di rilancio economico della Repubblica sono la detassazione tutti gli investimenti produttivi e di innovazione; si devono coinvolgere i nostri ragazzi, in particolare i laureati, in percorsi di crescita professionale in stretto contatto con le nostre aziende; una seria e realistica politica di riqualificazione turistica.
Sul fronte degli investimenti produttivi, il parco scientifico e tecnologico deve uscire dalla fase dei proclami e va tradotto in fatti concreti, ovvero: tempi di realizzazione, target professionale e potenzialità finanziarie.
In sintesi ogni politica di sviluppo deve basarsi sull’economia reale: quella che poggia sul lavoro, sulla fatica, sulle capacità imprenditoriali. In questo senso abbiamo di fronte la necessità di ristrutturare il settore dei servizi selezionando le imprese buone che forniscono prodotti specifici e servizi ad alto valore aggiunto.
Stato dell’occupazione e confronto dei sistemi fiscali
Settore Alimentare: 292
Settore tessile: 391
Settore legno: 987
Settore meccanico: 2.741
Settore chimico: 1.124
Settore carta: 307
Totale manifattura al 31/12/2008: 6.283 occupati + 9 unità rispetto al 2007 i cui il 42% sono frontalieri
Lavoratori dell’artigianato al 31/12/2008 14 occupati di cui 430 frontalieri
Quadro sintetico sulla tassazione delle aziende nei Paesi OCSE
IRLANDA 12,5%
GRAN BRETAGNA 28%
UNGHERIA DAL 16%
GERMANIA 29,5%
ISLANDA 18%
FRANCIA 33,3%
POLONIA DAL 19%
ITALIA 31,4%
SLOVACCHIA 19%
TURCHIA 20%
SAN MARINO 17% Con abbattimenti del 70/80% per imprese che investono e assumono.
Abbiamo scelto per l’11° Congresso questa parola chiave per indicare la necessità di chiudere presto e bene la vertenza contrattuale dell’Industria e Artigianato. Perché siamo convinti che non possiamo tirarla per le lunghe: il piano anticrisi incombe e dunque dobbiamo spendere le nostre energie per salvaguardare i posti di lavoro. ltro concetto di primaria importanza da porre sui tavoli negoziali è quello della “partecipazione”. Infatti la partecipazione rafforza la coesione sociale e aiuta a condividere i cambiamenti. La partecipazione costituisce anche una componente essenziale per promuovere la competitività dell’impresa e per mobilitare le risorse umane e professionali. n concreto i punti qualificanti di questo rinnovo contrattuale sono: Salario e produttività, valorizzando anche il salario variabile; previdenza complementare nei contatti; flessibilità e stabilizzazione dei rapporti di lavoro; orari e organizzazione del lavoro creando più incentivi per le aziende che valorizzano il doppio ruolo di lavoratori e genitori; nuovi e più incisivi riconoscimenti professionali legati anche alla produttività; verifica su aumento degli orari di lavoro con la compensazione economica o in giorni di ferie laddove vi siano esigenze reali di competitività; rivedere la normativa sull’apprendistato, rendendola compatibile con la realtà attuale; nuovi e incisivi strumenti di politica fiscale per i lavoratori frontalieri stabilendo criteri di intervento anche a livello aziendale.
Noi siamo la vera forza di cambiamento
Il tentativo di nascita del cosiddetto terzo sindacato, embrione nato in casa di alcuni partiti nostrani, è stato segnato da pesanti ingerenze esterne di un sindacato italiano. Ancora una volta siamo di fronte ad una vecchia storia che nulla c’entra con il rinnovamento sindacale. Il sindacato non si fa nei tribunali, lo si costruisce sui posti di lavoro. Il ruolo del sindacato si misura sulla rappresentatività, il nostro sistema sociale ha bisogno di coesione e di una iniziativa forte e unitaria dei lavoratori, non ha certo bisogno di fratture, di falsi profeti.
Iniziativa efficace contro il lavoro nero
All’interno di una stagione di nuovi diritti, non possono mancare iniziative concrete contro gli abusi e il lavoro nero. Vanno cambiate le norme, rendendole più severe e applicandole con più rigore. Inoltre serve un coordinamento più efficace fra gli organi ispettivi.
Dialogo sociale
Non è tempo di conflitti, ma di dialogo sociale. Non è neppure il tempo di tatticismi, ma di concretezza. In mezzo secolo di storia il nostro impegno sindacale si è contraddistinto sul terreno della proposta: dai contratti al fisco; dal fondo servizi sociali alla sanità; dalla casa al mercato del lavoro. Dobbiamo continuare lungo questa rotta, nella consapevolezza che l’interesse del mondo del lavoro coincide con l’interesse del Paese.