Sicurezza sul lavoro: c’è ancora molto da fare
Con una lettera al governo, i segretari della CSU chiedono la piena attuazione della legge anti-infortuni.
San Marino, 30 gennaio 2004
“Ridare slancio e vigore alla piena applicazione della Legge sulla sicurezza del lavoro”. Con queste parole, i segretari della CSU, Giovanni Ghiotti e Marco Beccari, invitano il governo a un confronto serrato per tradurre in fatti concreti la legislazione anti-infortuni.
I due segretari sindacali, con una lettera spedita nei giorni scorsi ai Segretari di Stato alla Sanità, Lavoro, Interni e Giustizia, tornano dunque sul tema della sicurezza: tema che resta di drammatica attualità, come ha dimostrato il grave infortunio che mercoledì 28 gennaio è accaduto a un lavoratore dell’Alutitan di Chiesanuova.
Nella lettera, Ghiotti e Beccari ricordano che le legge quadro del 1998 “è stata una scelta innovativa e di grande civiltà, approvata pressoché all’unanimità del Consiglio Grande e Generale”. Scelta che però sta incontrando ancora troppi ostacoli.
“La piena attuazione della normativa in esame – si legge nella missiva sindacale – trova difficoltà rilevanti di diversa natura – dettate anche dalle varie vicende politiche – che stanno mettendo in grave sofferenza questo importante e qualificato strumento legislativo”.
Da qui la necessità di “ridare slancio e vigore alla piena applicazione della Legge quadro in materia di sicurezza del lavoro e disposizioni collegate” attraverso “un risoluto ruolo di gestione e di garanzia” da parte del Congresso di Stato.
Pertanto – concludono i segretari della CSU – si resta in attesa di concordare con celerità incontri volti a verificare e risolvere le questioni che sono state poste o che l’Esecutivo ritenga utili al fine di giungere ad una complessiva applicazione della Legge 31/’98”.
La lettera contiene anche un elenco dettagliato dei problemi che restano ancora irrisolti.
Quessto è l’elenco.
1) applicazione della Legge Quadro nel settore pubblico allargato – Per quanto è a conoscenza delle organizzazioni sindacali, le disposizioni – se non in via molto preliminare – di cui all’apposito decreto (D.n.92/2002 ) non sono state realizzate. Sono stati attivati alcuni confronti con il Responsabile Servizio di Prevenzione e Protezione, al fine di definire in modo introduttivo alcuni aspetti relativi alla operatività del suo servizio, alla elezione dei Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza (RLS) e l’applicazione nel settore pubblico della c.d. “direttiva cantieri”. Su quest’ultimo aspetto si allega la lettera CSU 5980/1 del 13/11 scorso che non ha avuto alcuna risposta.
Si sollecita, quindi, l’Esecutivo anche nel suo incarico di “datore di lavoro pubblico”, nel mettere a regime un adeguato sistema di tutela in materia di sicurezza a favore non solo dei lavoratori del settore pubblico, ma di tutta l’utenza, anche perché ciò è previsto dal contratto di lavoro sottoscritto il ratificato dal Consiglio Grande e Generale il 19/03/03.
2) l’attuazione della Legge prevede diversi decreti attuativi. Alcuni di questi sono stati emessi, ma ne restano altri che sono molto importanti per rendere effettivamente applicabile la norma con la necessaria chiarezza.
Occorre emanare, a parere della CSU, almeno quelli relativi a “criteri esplicativi circa l’organizzazione delle emergenze e del pronto soccorso – art.19 c.3 della legge – ” e “parametri degli ambienti di lavoro – art.27”;
3) l’impianto sanzionatorio previsto originariamente dalla legge in oggetto è stato depotenziato, trasformando alcune importanti sanzioni da penali ad amministrative. Su questo aspetto la CSU ha inviato apposita nota specifica del 13 gennaio u.s.
4) sono stati abbondantemente superati i tempi previsti circa la necessità di provvedere alla verifica circa i dispositivi inerenti la sorveglianza sanitaria. In merito si vedano i seguenti atti più volte inviati: lettera del Segretario di Stato per la Sanità del 15/12/97 prot.n.1739; art.7 Decreto n.68/’98; Accordo Governo/OOSS del 15/09/99. Su questo tema vi è anche l’esigenza di definire in quali casi i lavoratori possano legittimante rifiutarsi ad accertamenti sanitari e simili, nel caso tali accertamenti avvengano in sedi non autorizzate ai sensi della attuale normativa in materia di sanità privata. Si veda in merito la nota CSU in data 08/04/2003 prot.n.5837 che si allega afferente alle “linee guida sulla sorveglianza sanitaria emanate dal SIA a fine 2003 senza alcun confronto preliminare con le OOSS.
5) Problematiche in campo giudiziario e di controllo – Pur avendo preso nota di nuove nomine di Magistrati e dell’approvazione delle ultime norme in materia di ordinamento giudiziario (provvedimento su cui si è espressa favorevolmente anche la CSU), i tempi di definizione dei procedimenti penali per infortuni sul lavoro restano troppo lunghi, tant’è che molti di tali provvedimenti sono andati in prescrizione per decorrenza dei termini e sembra che questa ingiustificabile situazione possa ripetersi. Sulla vicenda, il Governo con propria delibera del 4 aprile n.53 (allegata) ha chiesto rapporti al SIA e alla Polizia Civile, prevedendo un incontro con il Magistrato Dirigente. A tutt’oggi alla CSU non è stato comunicato quali novità sono emerse. Questa situazione conferma quanto da tempo evidenziato dalla CSU: è assolutamente necessario che il Tribunale sia organizzato in modo che tutta la materia riferita alla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro venga affrontata con la migliore efficienza e competenza, onde non vanificare il carattere “deterrente” delle norme.
Inoltre la CSU, con apposite richieste nell’autunno scorso destinate alle segreterie competenti ed ai consiglieri, ha avanzato l’esigenza di provvedere in merito con una norma di carattere temporaneo e legata alla situazione “emergenziale” in cui versa il settore. Ciò attraverso l’introduzione di un articolo di carattere procedurale straordinario in modo che i tempi della prescrizione decorrano con modalità diverse da quelle attuali (vedi nota CSU allegata del 06/11/2003 n.5975/2 di prot.).
Oltre a ciò, va previsto un meccanismo giuridico – tutelante anche per il lavoratore – che consenta a terzi ed in particolare ad un Ente Pubblico come l’ISS di poter effettuare come previsto le c.d. “rivalse” al fine di recuperare le somme spesso ingenti derivanti da infortuni e/o malattie professionali.
Poi, visti i lunghi tempi di definizione dei procedimenti penali che rendono inapplicabili anche le sanzioni amministrative per infrazioni della stessa natura, è ipotizzabile l’introduzione del principio che l’applicazione di queste sanzioni possa avvenire direttamente dagli Organi di Controllo in modo disgiunto rispetto al procedimento penale. La qualcosa rende però necessaria una precisa disamina delle varie situazioni ed infrazioni previste dalle leggi.
Infine, occorre sul piano organizzativo effettuare quanto meno una verifica dell’organico del Servizio di Igiene Ambientale e degli altri Organi coinvolti nelle verifiche e nelle indagini, perchè questi servizi hanno subito in questi anni significative riduzioni che sono pregiudizievoli rispetto alla adeguata operatività anche in termini di adeguata qualificazione.
Su questo punto 5) si chiede urgentemente un incontro al fine di mettere mano al più presto a questa non più rinviabile problematica.
6) un aspetto non ancora affrontato, che comincia a presentarsi, è quello della inidoneità alla mansione specifica del lavoratore a seguito di infortunio e/o malattia professionale. Una situazione non disciplinata sul piano normativo che si tramuta in un ingiusto allontanamento (nei fatti una sorta di licenziamento) del lavoratore dalla attività in cui presta la propria opera. Si tratta di un fatto molto negativo perché nel concreto “premia” i datori di lavoro che possono essere stati non attenti per intero o in parte nell’attuazione delle misure previste a tutela dei lavoratori. Su questo tema, la CSU ha inviato un’ulteriore lettera specifica al Governo fin dal maggio 2003 (allegata lettera CSU 06/05/2003 n.5855/2 di prot.) che però non ha avuto ancora alcun seguito. La collettività ancora deve continuare ad addossarsi il “peso” economico e sociale di ciò che i datori di lavoro dovrebbero invece adempiere almeno in parte.