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Settimana corta: consensi in aumento

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La settimana corta a quattro giorni, a parità di stipendio ma con un aumento a 9 ore quotidiane per i giorni lavorativi, guadagna consensi in Italia mentre all’estero si è imposta già da alcuni mesi. L’ultima in ordine di tempo in Europa, Intesa Sanpaolo, è stata la prima grande azienda che in Italia l’ha formalizzata nell’accordo con i propri dipendenti nell’ambito un più ampio piano di riorganizzazione del lavoro.

Nel dettaglio, la proposta prevede “la possibilità di aumentare su base volontaria il lavoro flessibile da casa fino a 120 giorni all’anno, con un’indennità di buono pasto di 3 euro al giorno, per tener conto anche delle spese sostenute lavorando da casa, e di lavorare 4 giorni a settimana aumentando a 9 le ore giornaliere su base volontaria, a parità di retribuzione, senza obbligo di giorno fisso. Dal gennaio 2023, le persone che lavorano in Intesa Sanpaolo, potranno individualmente accedere a queste modalità, ulteriormente migliorative rispetto a quelle attuali, compatibilmente con le esigenze tecniche, organizzative e produttive aziendali”.

Il caso di Lavazza: venerdì “corto” con uscita anticipata

In Italia sono ancora poche le grandi aziende che hanno adottato questo modello. Ad avvicinarsi è comunque Lavazza, che nel nuovo contratto integrativo prevede comunque la possibilità, sempre a parità di stipendio, di accorciare la giornata lavorativa il venerdì, consentendo ai lavoratori di lasciare anticipatamente il lavoro.

Il modello inglese: promossa la sperimentazione

Dove invece il modello della settimana a 4 giorni è già ampimente diffuso è nel Regno Unito. A partire da giugno, 70 aziende britanniche hanno introdotto in via sperimentale la settimana corta a parità di stipendio. Un rapporto di 4 Day Week Global, l’organizzazione no profit che ha promosso il progetto, – citato dal Financial Times – ha già riscontrato netti miglioramenti per la salute fisica e mentale, e nell’equilibrio tra lavoro e vita privata. Tre delle quattro società interpellate dal Ft che stanno conducendo questa sperimentazione hanno intenzione di proseguire anche al termine dell'”esperimento”.

La legge belga

A muoversi per primo su questo fronte a livello governativo, che quest’anno ha approvato una proposta di legge che consente ai lavoratori di richiedere un accorciamento della settimana, a parità di stipendio e numero di ore. Le aziende possono comunque opporsi, ma con l’obbligo di presentare una adeguata motivazione accompagnata al rifiuto.