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Separati in banca

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Spaccatura nel mondo del credito: è nata AssoBank. Mirco Battazza (CDLS): “E’ il segnale di forti contrasti”.

San Marino, 21 marzo 2005

Nei giorni scorsi è nata una nuova associazione bancaria: AssoBank. Questo a seguito dell’uscita dall’Abs (Associazione Bancaria Sammarinese) di alcune banche di più recente costituzione. Quanto accaduto merita una riflessione approfondita.

Perché è avvenuta questa spaccatura? Domanda che giriamo al vice segretario della CDLS, Mirco Battazza.
“Ritengo che l’Abs, sin dalla sua nascita, sia stata caratterizzata dal peso schiacciante e da un sostanziale allineamento di alcune delle cosiddette banche storiche rispetto alle nuove banche. Questo ha influenzato pesantemente le decisioni prese che, sono convinto, in molti casi sono state accettate a fatica dalle banche di recente creazione. La nomina a presidente dell’Abs di un manager italiano, seppur residente e con un curriculum professionale formalmente ineccepibile, ma poco avvezzo a rappresentare pubblicamente con vigore le istanze e le rivendicazioni del mondo bancario, era il primo dei tanti segnali che indicavano una possibile scissione. Ritengo che ad accelerare questo processo abbia contribuito anche lo stile di gestione ‘dirigistico’ evidenziato nelle fasi della trattativa del contratto unico del credito, che ha creato molti malumori all’interno del mondo bancario”.

E ad oltre un anno dalla firma del contratto unico delle banche, il vice segretario della CDLS traccia un bilancio positivo: “Sindacato e dipendenti hanno fortemente creduto in questo nuovo strumento contrattuale ed i risultati sono arrivati. Abbiamo messo a disposizione delle banche ampi strumenti di flessibilità ed una normativa adeguata a promuovere lo sviluppo del settore. Se vogliamo essere precisi, le uniche problematiche si sono manifestate durante la prima fase della trattativa, fino ad arrivare agli scioperi di fine anno 2003 e poi per la successiva gestione dei cosiddetti ‘allegati contrattuali’ delle banche maggiori, dove l’impronta ‘industriale’ dell’Anis, consulente dell’Abs per il contratto, è stata fin troppo evidente”.

E Mirco Battazza, spiega perché l’impronta dell’Anis nelle vicende bancarie può aver alimentato attriti:“Ovviamente e giustamente l’Assoindustriali deve come obiettivo primario curare e promuovere gli interessi del settore industriale, che non è propriamente quello bancario e finanziario. Non ricordo che ci furono ‘crociate’ da parte dell’Anis a difesa delle banche in occasione della istituzione della sciagurata “imposta sulle attività finanziarie estere”: la cosiddetta ‘patrimoniale’ sulle banche, poi abrogata nel maggio 2003 dopo indignate proteste da parte degli istituti di credito. Non solo, – conclude il vice segretario della Confederazione Democratica – in occasione della introduzione nella Finanziaria 2005 della “tassa sugli istituti bancari e finanziari”, della “Tassazione sui contratti di mandato fiduciario” e dell’incremento della tassazione sui “pronti contro termine” non abbiamo sentito alcuna vigorosa protesta da parte dell’Associazione Industriali”.

Morale? “Le banche e le finanziarie hanno pagato anche questa volta il conto. Per coerenza, a questo punto, dovremmo introdurre una forte tassazione sulle industrie inquinanti o con forte impatto ambientale. O magari rivedere le generose defiscalizzazioni o i finanziamenti agevolati concessi al settore industriale. Non mi risulta siano state concesse tali facilitazioni per le banche e le finanziarie, né in passato né recentemente. Viene allora da chiedersi in base a che strana forma di autolesionismo queste importantissime realtà economiche abbiano fino ad ora deciso di farsi rappresentare da chi non dimostra di avere molto a cuore i loro interessi”.