Senza strappi
Sulla riforma delle pensioni serrato confronto govenro-sindacati. La CDLS chiede una legge chiara e graduale.
San Marino, 9 giugno 2005
Porta aperta al confronto sulla riforma delle pensioni. E’ quanto emerso dal faccia a faccia di mercoledì 8 giugno tra governo e sindacati.
Il Congresso di Stato ha infatti deciso di continuare in modo serrato la trattativa sul futuro del sistema previdenziale, lasciando sullo sfondo l’intenzione di presentare entro giugno la bozza di legge in Consiglio.
L’agenda prevede già il primo incontro nella mattinata di venerdì 10 giugno. L’obiettivo è quello di correggere il tiro rispetto ad una proposta di legge largamente insufficiente per evitare il collasso dei fondi pensionistici.
Secondo la Confederazione Democratica vanno innanzitutto delineati con maggiore precisione i contenuti e gli obiettivi della legge. Il testo attuale è infatti troppo generico e rinvia punti significativi della riforma a successivi interventi legislativi dilatati nel tempo.
Al contrario, la CDLS chiede di affrontare immediatamente e concretamente il tema del finanziamento del fondo pensionistico dei lavoratori dipendenti.
Un primo intervento passa attraverso la trasformazione in contributi previdenziali di una parte delle risorse oggi destinate al fondo assegni familiari. Altro campo di intervento riguarda l’inevitabile aumento delle aliquote. Va insomma definito un percorso che fissi l’entità, i tempi e la suddivisione degli aumenti per i lavoratori e le imprese.
Sul tappeto c’è anche la questione del contributo dello Stato a sostengo della legge di riforma. C’è soprattutto la necessità di accompagnare con interventi ben superiori al 10% (percentuale indicata dalla legge) i primi anni di applicazione della riforma, questo perché alcune modifiche produrranno i loro effetti migliorativi solo dopo diversi anni.
Nodo cruciale è infine quello dell’età pensionabile. La proposta del governo di innalzare per tutti, senza la necessaria gradualità, la soglia delle pensione a 65 anni incontra la netta contrarietà del sindacato perché rischia di incidere pesantemente sulla vita dei lavoratori e delle loro famiglie. Ad esempio: è profondamente ingiusto obbligare a continuare a lavorare chi ha oltre 40 anni di contributi versati.
Per la Confederazione Democratica è dunque indispensabile diluire nel tempo la soglia dell’età, tendendo conto anche degli anni di contribuzione.
Anche per quanto riguarda la giusta parificazione di trattamento fra dipendenti pubblici e privati, questa va perseguita con la necessaria gradualità.