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Sciopero dell’edilizia: le colpe degli imprenditori

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Il vice segretario della CDLS, Mirco Battazza, spiega le ragioni della protesta.“C’è chi vuole dividere i lavoratori sul tema dei diritti”.

San Marino, 21 luglio 2004

“La firma del contratto dell’edilizia era molto vicina, poi l’Anis ha fatto una incredibile inversione a U sul tema dei diritti”. Mirco Battazza, vice segretario CDLS, alla vigilia della giornata di sciopero del settore dell’edilizia, spiega così le cause della rottura.

“Dopo mesi di trattativa, le condizioni normative ed economiche per rinnovare il contratto c’erano tutte, ma l’Associazione Industriali ha scelto la strada dello scontro, buttando sul tavolo l’incomprensibile ‘no’ al rinnovo automatico dei permessi di lavoro per i frontalieri con più di 4 anni di anzianità. Norma, questa, del resto già accettata e sottoscritta dalla stessa Anis nell’ultimo contratto del settore industria, dunque non si trattava certo di una novità, né di una richiesta così dirompente da far saltare il tavolo contrattuale. Eppure, siamo arrivati all’assurdo che ciò che va bene per tutti gli altri lavoratori, non vale per quelli occupati nei cantieri edili. Se i nostri imprenditori pensano che la competitività delle loro aziende passi attraverso il ‘tempo determinato’, si sbagliano di grosso. A questo punto il sindacato intende rilanciare sul tavolo del rinnovo anche tutti gli altri aspetti contrattuali già discussi”.

Secondo Battazza la pretesa dell’Anis di mantenere “una disparità di trattamento tra i lavoratori” nasconde il solito vecchio disegno di frantumare e indebolire il mondo del lavoro e puntare a una deregulation normativa. “L’atteggiamento dell’Anis – osserva il vice segretario della CDLS – rispecchia una cultura padronale stile anni ‘50: introdurre disparità di trattamento fra i lavoratori, alimentando così divisioni e discriminazioni illegittime e devastanti. La scelta di non riconoscere ai frontalieri dell’edilizia i diritti già riconosciuti ai frontalieri del settore industriale non si spiega altrimenti. Sul terreno dei diritti negati, e in particolare su quello della stabilità dei rapporti di lavoro, la posta in gioco è alta e riguarda tutti, ma proprio tutti: frontalieri, lavoratori residenti e sammarinesi. Dietro il tentativo delle associazioni imprenditoriali di mantenere differenziazioni di trattamento normativo c’è l’idea di ridisegnare un mercato del lavoro all’insegna di una flessibilità senza regole, con il risultato di aumentare i livelli di precarietà per tutti gli occupati in nome di un fantomatico ‘liberismo’ e con l’obiettivo di una forsennata ricrca del profitto a tutti i costi. E questo sta già succedendo sul fronte dei lavori atipici, dove la regola dei contratti usa-e-getta vale per tutti: sammarinesi , residenti e frontalieri”.

Per questo, conclude Battazza, l’assemblea dei lavoratori dell’edilizia privata “si è vista costretta a proclamare lo sciopero, respingendo il tentativo di chi abbandona la strada del confronto, dividendo i lavoratori e creando in modo irresponsabile profonde e gravi fratture sociali nel Paese”.

 
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