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Rita Ghironzi

Vengono riportate alcune considerazioni di Rita Ghironzi, Segretario Generale della Confederazione Democratica dal 1987 al 1991. Si tratta di un analisi  della sua esperienza sindacale raccolta nel 2007.
Se avessi dovuto relazionare a caldo, a conclusione del mio mandato, le riflessioni sarebbero state articolate e relative sia agli aspetti positivi che negativi. Il trascorrere degli anni, la saggezza dell’età avanzata hanno lenito le ferite e mi portano a considerare l’esperienza vissuta come un arricchimento sul piano personale. Sono grata alla nostra Confederazione per avermi offerto l’opportunità di allargare i miei orizzonti conoscitivi, di uscire da logiche corporative per un impegno di solidarietà sociale in tutti i settori del mondo del lavoro e nei confronti dei soggetti più deboli. Ho capito che l’attività profusa per gli altri non è certamente inutile. Ho assunto un esplicito impegno di rispetto del pluralismo e dell’autonomia, attraverso una capacità di proposta sui temi del lavoro e della solidarietà, e rimango convinta che tali valori siano le condizioni indispensabili perché si affermino le voci di uomini e di donne che esprimono bisogni diversificati e che troppo spesso vengono schiacciati da logiche di appartenenza politico-partitica. Ho avuto la fortuna di avere collaboratori preziosissimi che, con il loro impegno quotidiano, hanno dato prestigio alla nostra Confederazione ed hanno permesso di compiere passi concreti per importanti iniziative puntando sulla nostra capacità di elaborazione e di proposta. Uno strumento straordinario è stato l’Ufficio Studi e Formazione che è entrato in piena attività in quegli anni.
Sono state elaborate preziose ricerche e pubblicazioni sugli aspetti contrattuali e sociali. Per la prima volta, per il contratto di lavoro del settore pubblico, la Confederazione ha utilizzato un’indagine (svolta dall’Ufficio Studi) diretta a rilevare le impressioni, i disagi e le aspettative dei pubblici dipendenti. Si è arrivati così all’elaborazione di un documento di base per la piattaforma ‘89-‘90 nel quale sono stati enucleati una serie di contenuti politici innovativi. Per la prima volta i lavoratori diventavano i protagonisti del cambiamento. Con le stesse modalità si è proceduto per una piattaforma per i  pensionati e gli anziani. E’ nata la Federazione Pensionati perché si è voluto dare risposte ai bisogni nuovi che emergevano nella vita degli anziani sul piano psicologico, sociale e culturale. E’ di quei tempi l’avvio di numerosi momenti ricreativi, di incontro che hanno offerto l’opportunità ai lavoratori in pensione di uscire da un isolamento pericoloso sul piano individuale e sociale. Sono di quegli anni la nascita, sia pure in embrione, dell’Università per anziani e l’avvio dei corsi di ginnastica. Dall’elaborazione congiunta fra Confederazione e Federazione Pensionati, un passo avanti è stato fatto per l’inserimento degli anziani in attività socialmente utili. Nel 1989 si è concretizzato il lavoro svolto con l’approvazione delle leggi (quadro e specifica) che riconoscono il diritto al lavoro per i soggetti con capacità lavorative ridotte. Abbiamo cercato di tradurre operativamente l’aspirazione ad un forte ruolo di proposta per dimostrare che il Sindacato non è un mero gruppo di pressione o uno strumento al servizio di interessi spiccioli o personali, ma un’organizzazione che, anche per esperienza secolare, lotta contro l’emarginazione e fonda le sue radici nel valore della solidarietà. I pensionati e i soggetti più deboli hanno dato ai dirigenti le occasioni umane e sociali, il sostegno e la forza per crescere come persone.
La ricerca, la formazione, l’informazione e la partecipazione hanno valorizzato la CDLS rendendola un soggetto propositivo e propulsivo di tutto rispetto. Il bilancio di questa esperienza è senza dubbio positivo e il merito va riconosciuto a tutti coloro, uomini e donne, che hanno lavorato duro nei vari versanti e nelle varie attività. Hanno messo a disposizione dei lavoratori, dei soggetti più deboli e del Paese le loro idee, hanno cercato di trasformare le intenzioni in progetti raggiungendo risultati considerevoli sul piano contrattuale e sociale. Queste esperienze dimostrano che, se si elaborano proposte di qualità e largamente condivise, i risultati giungono producendo i loro effetti in maniera coordinata equa e solidale. La nostra Confederazione aveva avviato un cammino nuovo investendo le risorse umane impegnate in un progetto capace di rappresentare anche interessi contrapposti, come lo sviluppo produttivo e la salvaguardia dell’ambiente, l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro e l’esperienza degli anziani e dei portatori di handicap. Rimango convinta che la ricchezza non si misuri tanto in capitale materiale, ma “immateriale”, cioè in conoscenza, in competenza, in intelligenza. Le sfide che ci attendevano con il Mercato Unico Europeo ci hanno sollecitati ad allargare i nostri orizzonti a livello internazionale, a guardare al di là dei nostri confini, ad avere un proficuo confronto con la CISL, con la Confederazione Europea dei Sindacati e ad avviare le procedure per una rapida ammissione a questo Organismo. Di fronte ad un sostanziale cambiamento di prospettive anche il Sindacato doveva essere pronto a giocare le sue carte.
Il “Patto per l’unità di azione”, si calava in questo contesto. Le due Confederazioni si impegnavano a ricercare sintesi politiche con cui guidare l’azione unitaria. Era sentita l’esigenza di acquisire una nuova cultura del lavoro, dello Stato e della comunità con tutto quello che ne conseguiva sul piano istituzionale, culturale, economico e sociale. Un Sindacato non adagiato nella gestione del quotidiano, ma che non perde di vista gli interessi più generali e diventa soggetto politico autorevole e di stimolo per un sostanziale rinnovamento qualitativo del Paese. I risultati non sono mancati sul piano contrattuale e sociale, nonostante i pesanti momenti di crisi interna alla CDLS ed ai numerosi attacchi sferrati dall’esterno per ridimensionare il ruolo del Sindacato. Sono convinta che oggi più che mai necessiti una forte coesione interna alla nostra Confederazione ma anche a livello unitario per una precisa volontà di rafforzare il ruolo di rappresentanza del Sindacato che, di fronte all’instabilità politica con conseguenti incertezze per le prospettive del Paese, rimane un interlocutore saldo e sicuro per i lavoratori ed i soggetti più deboli della società. Auguro quindi alla CDLS un lungo cammino, di essere una linfa sempre nuova, di svolgere un ruolo sempre più qualificato ed incisivo e di avere la capacità di difendere il pluralismo che da sempre la caratterizza e sul quale essa fonda la sua esistenza.
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