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Riforma previdenziale entro il 2005

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Alla conferenza CDLS è emersa l’urgenza di intervenire sul sistema previdenziale. Nella foto il relatore Raffaele Bruni

San Marino, 29 ottobre 2004

Tempo un anno per riformare il nostro sistema previdenziale. E’ il filo-rosso che ha attraversato la conferenza dibattito “Pensioni, quale futuro?” promossa dalla CDLS giovedì 28 ottobre.

In apertura dei lavori, il segretario della Confederazione Democratica, Marco Beccari, è stato chiaro: “A San Marino il vero buco di bilancio rischia di diventare quello previdenziale. Il numero dei pensionati è in continua crescita, mentre la previsione per il 2005 del deficit previdenziale dei lavoratori dipendenti è di 15 milioni di euro, senza contare che artigiani e commercianti in questi anni hanno eroso 30 miliardi di vecchie lire del patrimonio dell’ISS. La riforma non è più una necessità, è un dovere. E il 2005 dev’essere l’anno della riforma”.

Sulla stessa lunghezza d’onda il segretario di Stato alla Sanità, Massimo Rossini, che intervenendo alla conferenza della CDLS ha dichiarato: “La riforma delle pensioni non è una priorità, è la priorità. Non possiamo gestire il bilancio dello Stato sapendo che una buona parte corre il rischio di coprire il buco pensioni”.

Da tempo la CDLS invita governi, forze politiche e sociali ad aprire un confronto serrato per trovare soluzioni concrete. “Abbiamo sempre detto – spiega Beccari – che l’attuale sistema a ripartizione deve rimanere il pilastro centrale. Va però affiancato con forme di previdenza complementare a capitalizzazione. Questo secondo pilastro però deve basarsi su strumenti di natura contrattuale e collettiva, con un controllo delle parti sociali”.

A spiegare meglio la natura di questo secondo pilastro è stato Raffaele Bruni, esperto della materia e relatore della conferenza. “La previdenza complementare collettiva deve diventare un pezzo dello Stato Sociale sammarinese, non un prodotto finanziario come tanti altri. Si deve aprire fin da subito una campagna di informazione per far crescere tra i cittadini una cultura previdenziale in grado di capire e condividere i necessari cambiamenti”.

Bruni ha poi aggiunto che va intrapresa la strada del “cantiere aperto”, piuttosto che pensare da una riforma strutturale capace di durare decenni: “Occorre aprire un tavolo di concertazione che fissi con chiarezza quali sono gli obiettivi e con gradualità intervenire sul sistema”.

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