Riflettere non è dividere
Su lavoro e pensioni Giorgio Felici (CDLS) rilancia la necessità di aprire un ampio confronto dentro il sindacato.
San Marino, 26 settembre 2005
“Chiedere una riflessione più attenta sulla riforma del lavoro e su quella delle pensioni non significa creare confusione e divisione tra i lavoratori”. Giorgio Felici replica così alla lettera del segretario industria della CSdL, Enzo Merlini.
Lettera che ha fatto seguito alle critiche espresse nei gironi scorsi dal segretario Industria CDLS, Giorgio Felici, circa la scelta della CSU di bloccare l’iter consiliare sulla legge sul mercato del lavoro.
“La mia non è una polemica – spiega Felici – che vuole seminare divisioni tra i lavoratori e dentro al sindacato, al contrario è un invito ad aprire un confronto serio e approfondito su argomenti cruciali per il mondo del lavoro”.
Il sindacalista della CDLS torna quindi a ribadire che la legge sulla riforma del lavoro in discussione in Consiglio contiene importanti passi in avanti riguardo al lavoro interinale, la stabilizzazione dei frontalieri e i percorsi formativi: “Passi in avanti che non vanno disconosciuti”.
“E’ semmai sul fronte dei contratti di collaborazione e consulenza e su quello sanzionatorio che la legge presenta delle falle preoccupanti. E’ dunque su questi punti che come sindacato abbiamo il dovere di chiedere con maggiore forza al governo e ai gruppi consiliari interventi di modifica”.
Ma a preoccupare di più il segretario industria della CDLS è il fronte previdenziale. “Mi sono permesso di sottolineare ai colleghi della CSU che la priorità è e resta la riforma delle pensioni. E anche qui non ho certo alzato polveroni polemici, ma ho posto in primo piano serie questioni di merito. Resto convinto che la legge previdenziale proposta dal governo è gravemente lacunosa e quindi riaffermo la necessità di aprire dentro il sindacato un confronto serrato. Cosa raccontiamo, ad esempio, ai lavoratori con alta età anagrafica e contributiva che hanno la disavventura di essere licenziati? E’ giusto elevare l’età pensionabile a 65 anni per chi ha lavorato una vita nella carpenteria pesante? E perché la nuova legge, così come invece succede nei regimi previdenziali europei, non prevede un’età pensionabile diversa per le donne?”
“Aprire una riflessione più attenta e approfondita su questi argomenti – conclude il segretario Felici – non credo sia affatto un elemento di divisione e confusione, ma credo anzi che sia per tutti noi un obbligo e un dovere”.