Relazione del Segretario Marco Beccari al 13° Congresso – parte prima
Cari Amici, gentili ospiti, delegate e delegati,
Dopo le celebrazioni dei nostri primi cinquant’anni, organizzate in maniera impeccabile dal nostro staff, con la preziosa e particolare collaborazione di Giorgio Busignani, Tonino Ceccoli, Emanuele Zabaglio e di tutto il personale della Segreteria, affrontiamo, credo nel modo migliore, il nostro XIII Congresso. Abbiamo rivisitato, con grande commozione il nostro passato, assieme ai Segretari Generali che mi hanno preceduto ed a tutti coloro che in tempi diversi sono stati parte attiva della Confederazione e delle Federazioni. Ci siamo rivisti come eravamo, con i nostri sogni di allora e con l’impegno e la determinazione che ci hanno condotto fino ad oggi, ricordando anche vicende di difficoltà e di contrasti interni che fanno ormai parte del passato ma che si sono rilevate importanti per le scelte che, già dai primi anni 90, abbiamo condiviso e sostenuto con fermezza, perseguendo quell’unità di intenti che ci ha consentito di crescere nei numeri fino a diventare un imprescindibile punto di riferimento nel nostro Paese, assieme al nostro partner di sempre, la CSdL, con cui abbiamo raggiunto quell’unità d’azione che è vitale per raggiungere i nostri obiettivi che sono poi gli obiettivi dei lavoratori che con orgoglio rappresentiamo. Con grande soddisfazione posso dirvi che abbiamo aumentato il numero degli iscritti di un terzo rispetto al Congresso precedente e che questo aumento riguarda tutte le Federazioni. Un aumento di iscritti che si è realizzato in alcuni dei momenti più difficili nella storia della nostra Confederazione e del Sindacato Sammarinese. Abbiamo agito con coerenza assumendoci responsabilità decisionali che potevano avere effetti devastanti. Basti ricordare la recentissima vicenda legata ai Referendum in materia di lavoro. Davanti ad un Referendum che metteva in discussione risultati contrattuali, costati ai lavoratori dell’industria ed artigianato più di 90 ore di sciopero, risultati che sono stati pienamente condivisi ed approvati a stragrande maggioranza dagli stessi lavoratori e che sono stati poi integralmente inseriti, senza alcuna modifica, nella Legge, abbiamo preso la decisione più coerente e più difficile: chiedere ai Sammarinesi di non votare. Non potevamo, per chiari motivi di principio, accettare che un risultato contrattuale condiviso venisse messo in discussione con un Referendum Istituzionale. Accettare la sfida e costituire un comitato contrario significava accettare la possibilità di mettere in gioco tutti i risultati contrattuali, passati e futuri: significava non avere più certezze. La decisione non è stata facile, abbiamo discusso a lungo all’interno dell’organizzazione e poi a livello unitario, sia Confederale che con i Quadri. Ma anche stavolta la coerenza ha vinto. Non abbiamo però gioito più di tanto: il Referendum, mai come in questa occasione, è stato così malamente utilizzato. L’inserimento nella legge degli accordi contrattuali sul lavoro interinale ha visto l’introduzione di una serie di “paletti” che ne hanno ridotto sensibilmente l’applicazione ed il recente aumento del numero degli occupati (che ha quasi raggiunto un saldo attivo di 1000 unità nel 2007), ne è la riprova. L’aumento infatti è stato favorito anche dalla trasformazione del rapporto di lavoro interinale in assunzione ordinaria così come avvenuto per la trasformazione di contratti di collaborazione professionale.
La vicenda Scala Mobile, anch’essa, come ricordate, oggetto di Referendum Istituzionale è stata un’altra scelta che, se avesse avuto riscontro, avrebbe ucciso la contrattazione. Il Caro Vita deve essere affrontato, così come unitariamente abbiamo proposto, in maniera ben diversa. L’unico rammarico è legato ad un terzo Referendum, che nulla aveva a che vedere con materie di nostra competenza: quello relativo al numero delle preferenze elettorali. Per questo la scelta che abbiamo condiviso è stata quella di non votare e quindi di votare scheda bianca per i Referendum in materia di lavoro, oppure di votare no, oppure di non ritirare le schede elettorali relative ai referendum di nostro interesse. Non mancava anche l’opzione, peraltro non indicata espressamente che era quella di non andare a votare. Per alcuni di noi scelta legittima. Altro scoglio è stato il tentativo, fino ad oggi non realizzato, di costituire una terza Confederazione. Sia chiaro che sul fatto in sé non c’è nulla di cui disquisire. La possibilità di costituire altre Confederazioni è prevista giustamente dalla nostra legislazione, ma … ci sono modi e modi. Se alcuni lavoratori ritengono, per motivi diversi di aggregarsi in altra organizzazione, lo facciano pure, ma mettendoci la loro faccia e pubblicando un loro programma, non in maniera clandestina e sotterranea, evitando la chiarezza e dichiarando cose non vere, talvolta denigrando e poi blandendo altre organizzazioni esistenti, lavorando “sottotraccia”. Non si può costituire una nuova organizzazione all’interno di partiti politici di governo o di opposizione accusando poi altri di mancata autonomia.. oppure legarsi, sempre dichiarandosi autonomi, mani e piedi con altra organizzazione all’esterno della Repubblica. Io credo che ci si possa anche far prendere per i fondelli ma penso altresì che i lavoratori siano abbastanza “scafati” da capire molto bene dove si vuole andare a parare. Era giusto toccare l’argomento ma abbiamo altri aspetti molto più importanti da trattare, partendo dal nostro rapporto con il Governo ed in generale con la politica.
Uno dei motivi principali che ci ha portato a rinnovare il patto di unità d’azione con la CSdL è proprio legato alla situazione politica nel nostro Paese. All’inconcludenza del governo ed alla frammentazione politica. In dieci anni abbiamo conosciuto più di dieci Governi. Il che vuol dire 10 Segretari di Stato al Lavoro, 10 Segretari agli Interni ecc. . Se non ricordo male abbiamo avuto anche un Governo che è durato poco più di una notte e la mattina dopo, quando ci siamo riuniti unitariamente in Piazzale Calcigni per lo Sciopero Generale abbiamo avuto notizia che il Governo non c’era più. Lo sciopero lo abbiamo fatto naturalmente lo stesso, ma qualcuno ci ha anche accusato di essere noi la causa dello sfacelo.
Tre Governi fa, nel 2005, abbiamo proclamato due scioperi generali che sono stati i più partecipati nella storia del sindacalismo sammarinese. Erano i tempi del Governo Straordinario e, a proposito di autonomia, erano al Governo proprio i partiti ai quali molti di noi, anche unitariamente, afferiscono come cittadini. Dopo abbiamo conosciuto due Governi di Sinistra. Nessuno di noi, tanto meno il sottoscritto, ha pregiudizi nei confronti dei Governi. Anzi. Noi misuriamo le risposte ed il comportamento delle nostre controparti pubbliche dai risultati e non dalle simpatie. Sono convinto che spesso, erroneamente, i Governi i pregiudizi li abbiano, eccome. Nei programmi del primo e del secondo Governo ci sono molte costanti: in particolare Previdenza, Concertazione, Riforme. Per quanto concerne le Riforme … lascio a voi giudicare, in questi giorni Sinistra Unita ha parlato di un Paese allo sfascio, come se al Governo ci fosse qualcun altro …
Ma noi le riforme le vogliamo, eccome.
A dire il vero, il secondo di questi Governi, quello attuale, un passettino a metà lo ha realizzato con uno stralcio sull’art.12 della Legge Pensionistica, stiamo lentamente lavorando sul completamento. Se leggete attentamente le tesi troverete oltre al richiamo alle proposte oggetto di documenti unitari anche altre “estensioni” che ci riportano alle nostre proposte originarie, non approvate a suo tempo, come una maggior gradualità dell’età pensionabile sia nel pubblico che nel privato, o la differenziazione in positivo (anche temporanea) per le donne, dell’età pensionistica. Ricordo che in materia pensionistica siamo ancora al palo sul Secondo Pilastro; ci è stato consegnato da una settimana o poco più il nuovo progetto ma vi ricordo anche (attenzione: rischio un po’ di confusione, ma la vicenda è confusa…) che l’impegno del primo degli ultimi due Governi era di trattare subito (era il 2006) la ripresa del confronto sulla Previdenza Complementare che lo stesso Esecutivo aveva appena abrogato e che era stata approvata nel 2005 e tutto ciò per evitare un referendum la cui volontà abrogazionistica era nata all’interno della stessa compagine di maggioranza. Complicato ma reale. In sala sono presenti i nostri esperti in materia Previdenziale Raffaele BRUNI e Fabrizio MARINO che ringraziamo pubblicamente per la disponibilità e per la competenza che ci hanno dimostrato. Il rapporto di collaborazione si è poi trasformato nel tempo anche in rapporto di amicizia. Raffaele e Fabrizio sono stati anche protagonisti in una serie di incontri, devo dire molto partecipati che ci hanno visti illustrare le nostre posizioni ai lavoratori ed al Paese. Una collaborazione che continua proficuamente.
Il Secondo Pilastro, la Previdenza Complementare, è un obiettivo irrinunciabile per la nostra Confederazione e lo è anche a livello unitario.
La scelta non ha molti effetti su chi è già da tempo inserito nel mercato del lavoro ma ha implicazioni importantissime per i nostri giovani, per chi domani non potrà probabilmente più contare su una risposta previdenziale come quella attuale. Non ci siamo inventati nulla, il futuro per la previdenza deve essere costantemente monitorato perché la rendita previdenziale è destinata a calare nel tempo e senza un bilanciamento ottenuto con il cosiddetto “Secondo Pilastro” avremo un futuro di povertà. Non ascoltate chi vi racconta che del Secondo Pilastro non c’è nessun bisogno, che i soldi ci sono e che ci saranno e che una resa come quella attuale basta ed avanza. Non vi fidate degli esperti fai da te, di chi non sa nemmeno di cosa parla, di chi, nella sua colpevole ignoranza, cerca di coltivare diffidenza e malcontento. Di chi vi racconta che vi vogliono “portar via” la liquidazione o la tredicesima, di chi non vi dice che il prelievo dovrà essere in parte a carico del datore di lavoro, di chi già oggi davanti ad una reale prospettiva di rilancio di una proposta così importante sta già sollevando polveroni demagogici per ostacolare questo processo. Ricordatevi che non sempre chi si definisce progressista vuole il progresso. Anche la Riforma della P.A. sta andando avanti ma siamo ancora ai tornanti del nido delle aquile. Prima di arrivare alla pianura ed alla comprensione degli effetti ci vuole ancora tempo … Comunque bisogna prendere atto che una certa volontà è emersa, anche se mancano tutta una serie di aspetti, compreso il completamento di quelli relativi alla dirigenza pubblica.
Concertazione? Zero.
Le tariffe sono aumentate del 15% senza un confronto degno di questo nome, la politica dei prezzi e delle tariffe è stata disattesa, non è stata assolutamente presa in considerazione una visione globale di tutte le voci che compongono il reddito della famiglia da lavoro dipendente. Per gli assegni Familiari ed in particolare per l’aumento degli stessi le risposte sono insoddisfacenti, nessuna riscontro sul prestito prima casa…E’ stata proposta unilateralmente la privatizzazione dell’AA.SS senza prendere minimamente in considerazione la creazione di una “Public Company”, gli ammortizzatori previsti dal contratto industria (che ormai riscade a fine anno) non sono stati realizzati e si sta riparlando di un nuovo aumento delle tariffe. Cos’è per noi la concertazione, cos’è questo oggetto misterioso che un Governo cosiddetto di sinistra dovrebbe per primo sostenere e proporre, e non solo sulla carta? E’ così difficile mettersi intorno ad un tavolo e trattare in maniera concertata dell’aumento dei prezzi, degli aumenti retributivi, delle tariffe, degli assegni famigliari, dello Stato Sociale, della Prima Casa, degli asili nido, dei servizi per gli anziani, del completamento del piano mense? Oppure dobbiamo rincorrerci per contrastare, magari con aumenti contrattuali, una richiesta assurda di aumenti tariffari? Con le scadenze contrattuali alle porte se le uniche risposte sono aumenti alle tariffe cosa dovremo chiedere quale adeguamento retributivo? E’ così fuori dal mondo iniziare a parlare di patto sociale? Dobbiamo continuare a disquisire di Casinò, di verifiche di maggioranza, di residenze, di leggi omnibus, di scandali? La domanda è molto semplice: quando cominciamo a risolvere qualche problema concreto per il nostro Paese? E poi? E poi c’è la privatizzazione della Centrale del Latte: decisione presa e disattesa e gestita malissimo, per non trattare della vicenda Banca del Titano della quale ormai abbiamo parlato sino alla noia.
Sui lavoratori frontalieri, in attesa dell’accordo con l’Italia è necessario un serrato confronto sulla graduale stabilizzazione del rapporto di lavoro. Il momento è delicato ma necessita almeno di un accordo transitorio che ci permetta di superare il contingente. In questa direzione sembra comunque si aprano nuove disponibilità, sia sul fronte Governo che da parte delle categorie economiche. Ma il problema della doppia imposizione fiscale è ancora irrisolto, rimane in sospeso la ratifica dell’accordo specifico con lo Stato Italiano. Ci siamo mossi in prima persona, i nostri della Federazione Industria a livello unitario hanno avuto numerosissimi incontri a Roma, assieme ai colleghi del sindacato italiano. Devo dire che hanno fatto il possibile e l’impossibile. La recente ricostituzione del Consiglio Sindacale Interregionale, con CGIL, CISL ed UIL delle Regioni limitrofe è stata preziosa in sé, soprattutto per risolvere i problemi contingenti e per tutto il contesto del lavoro frontaliero a San Marino. Oggi dobbiamo con decisione insistere per la ratifica dell’accordo sottoscritto tra i due governi, questa è la strada principale per mettere fine ad un contenzioso che tiene in sospeso un terzo della forza lavoro del settore privato a San Marino. Altro tema in sospeso è quello della terza età.E la politica degli anziani, la piattaforma dei pensionati? Dopo la carta dei diritti delle persone anziane non si è mosso più nulla, nessuna risposta. Eppure sappiamo tutti molto bene che nel nostro Paese, come d’altronde negli altri Paesi occidentali, la popolazione anziana sta aumentando ed è destinata ad aumentare ancora, ma di questo non ci si occupa abbastanza. Le problematiche legate all’assistenza delle persone anziane non autosufficienti che sono strettamente legate anche alle problematiche della famiglia, devono avere risposte concrete, non possiamo più aspettare.Su un tema che stava molto a cuore a qualche nostro politico con responsabilità di Governo, quello della durata degli incarichi dirigenziali, ricordiamo che una decisione in merito è stata già da tempo presa e verrà formalizzata con opportune modifiche allo Statuto. Sulla durata degli incarichi troverete una proposta che prenderemo in esame domani. Questa la situazione del confronto che, invece va su altre lunghezze d’onda con le nostre controparti private. A fine anno scadranno i due contratti che riguardano il maggior numero dei lavoratori dipendenti: il Contratto Industria ed Artigianato ed il Contratto del Pubblico Impiego. Sono scaduti e stanno (ci auguriamo) per essere rinnovati il Contratto dell’Edilizia Privata, del Commercio, del settore Bancario la parte Economica del Contratto dei Servizi ed altri, altrettanto importanti. Sul Contratto dei servizi si sono avute nel recente passato divergenze con la CSdL. Queste divergenze sono state importanti perché ci hanno aiutato a trovare quell’intesa comune, quel patto di unità d’azione che spesso ricordo nel mio intervento. Per assurdo, questi contrasti hanno favorito l’intesa tra le Confederazioni e successivamente abbiamo trovato l’accordo su Contratto Servizi. Nessuno ha fatto un passo indietro, ma entrambe le Confederazioni hanno fatto un passo avanti.