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Referendum spaccatutto

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Contratto PA, diversità e divisioni tra le federazioni del pubblico impiego. Riflessioni sull’attuale momento di spaccatura sindacale.

San Marino, 18 luglio 2005

Sul contratto della PA le federazioni del pubblico impiego da tempo corrono lungo il sottile confine tra diversità e divisioni. Ma con la scelta della FUPI-Csdl di organizzare un referendum tra i lavoratori questo confine è stato oltrepassato.

Non a caso il segretario del pubblico impiego della CDLS, Antonio Ceccoli, ha usato parole dure durante l’assemblea degli iscritti a Valdragone: “Con il referendum si scaricano su tutti i dipendenti pubblici divisioni e contraddizioni. Purtroppo, al di là dei sì e dei no, il verdetto referendario è già scritto: la spaccatura del movimento sindacale”.

Totalmente contrario al referendum si è detto anche Marco Ugolini, membro della segretaria FPI-CDLS e simpatizante della Corrente Sindacale Alternativa. “Sarebbe stato più opportuno effettuarlo su una proposta ben precisa, e non su un documento sottoscritto dall’altra federazione”, ha sottolineato Ugolini, puntando quindi il dito contro la spaccatura interna al sindacato: “La critica per l’attuale situazione di divisione fra le federazioni va soprattutto rivolta alla FUPI che ha cercato spesso di imporre il proprio punto di vista con atteggiamenti intimidatori e aggressivi, ben lontani da una logica di ricerca di strategie comuni e concertate”.

Diversità e divisioni: le riflessioni continuano. Questa volta ospitiamo il contributo di Loredana Mazza, esponente della segreteria della FPI-CDLS.

L’intreccio di fatti, gesti, riflessioni ed opinioni che in questi ultimi tempi ha agitato il “pianeta sindacato” impegnato nel rinnovo del Contratto della Pubblica Amministrazione, surriscaldando spesso il clima nelle varie sedi, negli uffici e sulle piazze, mi ha stimolato una riflessione che si può tradurre in una domanda: quando la diversità è ricchezza?
Chi non ha mai affermato pubblicamente che la diversità è ricchezza? Chi è democratico sicuramente almeno una volta lo ha detto. Chi professa una religione tollerante lo asserisce come presupposto della stessa tolleranza. Chi vuole dare ragione a tutti, senza affrontare nessuno, lo lancia come uno slogan. Chi deve affrontare l’opposizione, si mette subito al riparo da attacchi se nel suo discorso parte dicendo che considera la diversità ricchezza, salvo poi tirare dritto, senza ascoltare nessuno.

Diversità di idee, di strategie, di valori, di opinioni, di valutazioni……..
Ma quando veramente possiamo considerare benefica la diversità?Non certamente quando vale solo la nostra di diversità, senza considerazione per quella altrui, non certamente quando noi occupiamo tutti gli spazi e non ce n’è per altri. Non certamente quando per esprimere la nostra diversità, non rispettiamo le regole del gioco leale, usiamo l’aggressività e la violenza ( anche se verbale ).
E ancora, non certamente quando la chiamiamo diversità ed invece è strumentalizzazione, sterile polemica e populismo.

Penso, invece, che possiamo far fruttare la diversità quando il confronto avviene nel reciproco rispetto, nella lealtà di azione, nella sincerità di pensiero; quando non ci lasciamo prendere dal nervosismo e dall’intolleranza di fronte a chi non la pensa come noi; quando la diversità si esprime all’interno e nel rispetto delle regole che ogni società civile ed ogni organizzazione, compresa quella familiare, si danno.
Cosa c’entra tutto questo con il Sindacato?Dal mio punto di vista c’entra e molto, perché è qui, nella regola del confronto, che si giocano le relazioni fra persone e fra organizzazioni. Forse non ci farebbe male tornare a ripassarla.

Loredana Mazza

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