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Quello che il governo non dice…

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Dopo la proclamazione dello sciopero generale il Congresso di Stato sta cercando di ridurre le distanze con il sindacato.

San Marino, 24 febbraio 2005

Il governo cerca di stemperare i forti contrasti con il sindacato soprattutto dopo l’annuncio dello sciopero generale arrivato al termine dell’assemblea di lunedì 21 febbraio al Teatro di Borgo. E lo fa con una presa di posizione pubblica su uno dei nodi più spinosi: la riforma del sistema previdenziale.

“Ciò potrebbe essere anche comprensibile, – afferma la CSU in una nota – ma non credibile, dal momento che ad esempio sulla riforma delle pensioni le cose non stanno affatto come afferma il Congresso di Stato. Vediamo infatti qual è la situazione: senza alcuna discussione preventiva col sindacato, che da tempo ha indicato i propri orientamenti in materia, l’esecutivo ha fatto approvare dal Consiglio Grande e Generale sia un articolo della Legge finanziaria che un ordine del giorno, i quali tracciano alcuni indirizzi su cui si dovrà muovere la riforma previdenziale. Successivamente ha aperto un confronto con tutte le forze sociali ed economiche, un solo incontro generico e vago, che però non ha avuto alcun seguito”.

L’unico incontro di una certa concretezza, sottolinea il sindacato “è stato quello con i consulenti del governo, quindi una occasione di approfondimento tecnico utile, giacché la materia previdenziale poggia anche su numeri e aspetti di sistema, ma questo è tutto, dal momento che i calcoli attuariali che il sindacato chiede da lungo tempo ancora non sono pronti e non esiste in realtà alcun confronto politico in materia. Il governo così tende a scaricare sul livello tecnico scelte che invece sono di ordine politico e riguardano il modello previdenziale e sociale della nostra Repubblica”.

“È evidente – insiste la CSU – che i consulenti operano sulla base delle indicazioni del committente, il governo, e nel corso della riunione ricordata, gli stessi hanno affermato di aver preso in considerazione unicamente la possibilità di un sistema pensionistico a calcolo contributivo, abbandonando l’attuale modalità di calcolo retributivo, e lasciando alle parti sociali soltanto la possibilità di contrattare aspetti tutto sommato secondari rispetto alla definizione del modello previdenziale futuro. Questa riforma va affrontata con i tempi necessari, compiendo i passaggi democratici di discussione con i lavoratori e i pensionati, e confrontandosi a tutto campo con il governo. Ciò senza precludere alcuna soluzione, – conclude il comunicato sindacale – a partire dalla riconferma dell’attuale sistema a calcolo retributivo, con i necessari interventi di modifica ed integrazione, e confermando il ruolo diretto dello Stato nella gestione generale della previdenza, a garanzia della efficacia del sistema previdenziale, in un quadro legislativo chiaro e trasparente. Presupposti che finora né gli atti consiliari richiamati, né i tecnici e tanto meno i politici hanno considerato per la riforma delle pensioni”