Pensioni, la riforma non può aspettare
Primo incontro tra governo e sindacati sulla riforma previdenziale. Le priorità della Confederazione Democratica.
San Marino, 31 agosto 2004 La riforma del sistema previdenziale non è più rinviabile. Da questa generale consapevolezza è partito, martedì 31 agosto, il confronto tra la Segretaria di Stato alla Sanità e i sindacati sulla riforma delle pensioni. “E’ stato un primo utile scambio di opinioni – afferma il segretario della CDLS, Marco Beccari – che ha fissato una serie di punti generali da cui si svilupperà il confronto. Punti che si possono riassumere nella necessità di affiancare all’attuale sistema a ripartizione un sistema a capitalizzazione, nell’assoluta salvaguardia dei diritti acquisiti e nel procedere con cambiamenti graduali”. Il segretario della CDLS ricorda che il diritto ad una pensione dignitosa rappresenta un punto cardine dello stato sociale: “Per questo la Confederazione Democratica intende svolgere fino in fondo il proprio ruolo di confronto e proposta per arrivare ad una soluzione giusta, che garantisca le pensioni per chi già le percepisce, i diritti di chi lavora e soprattutto le giovani generazioni”. E’ da tempo che la CLDS ha sviluppato al proprio interno un serrato dibattito su come cambiare il nostro sistema previdenziale. Dibattito che ha registrato il proprio culmine durante il 12° congresso confederale. In sintesi, la CDLS ritiene che il sistema pubblico a ripartizione (cioè l’attuale modello che si basa sulla solidarietà fra le generazioni ovvero che chi lavora paga l’assegno previdenziale ai pensionati) deve rimanere centrale e configurarsi come primo pilastro per garantire l’ossatura dell’assegno previdenziale. Al tempo stesso la Confederazione propone di introdurre un secondo pilastro di natura privata, garantito da un quadro legislativo. L’essenza di questo pilastro dovrà essere di tipo contrattuale: scaturire cioè da accordi fra datori di lavoro pubblici e privati e sindacato in modo tale da introdurre anche a San Marino la previdenza complementare che si dovrà concretizzare nei fondi pensione collettivi. Tale proposta raggiungerebbe una serie di risultati: i rendimenti del sistema collettivo sono sensibilmente più alti rispetto a quelli dei sistemi individuali; le prestazioni sono personalizzabili, invece quelle relative ai fondi individuali sono standard; alleggerirebbe gli oneri del sistema pubblico a ripartizione, garantendogli continuità nel tempo; potenzierebbe il ruolo delle parti sociali e amplierebbe il campo dell’azione contrattuale; raccoglierebbe infine risorse finanziarie che potrebbero sostenere lo sviluppo del Paese. |
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