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Parole sante

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Nel corso dell’Angelus il Papa ha chiesto che vengano garantite agli operai le condizioni per fondare una famiglia. Giorgio Felici: “Un monito contro la precarietà”

San Marino, 17 luglio 2005

Garanzie agli operai per fondare una famiglia. Lo ha detto il Pontefice nel corso dell’Angelus di domenica 17 luglio. “Parole sante”, commenta il segretario FLIA-CDLS, Giorgio Felici.

A Les Combes, in Valle d’Aosta, durante l’Agelus domenicale il Papa ha infatti chiesto che nel mondo del lavoro siano riconosciute “agli operai quelle condizioni che rendono possibile la fondazione e la continuità delle famiglie”.

L’occasione per questo appello al mondo del lavoro è stata data al Papa dalla situazione dell’industria valdostana Tecdis. “Sono presenti oggi – ha detto Benedetto XVI – gli operai e le maestranze della Tecdis e di altre industrie della Valle d’Aosta. Conosco le vostre presenti difficoltà: voi temete il venir meno delle condizioni di lavoro che rendono possibile la fondazione e la continuità delle famiglie; carissimi, nell’esprimervi la mia solidarietà, auspico un forte impegno da parte di tutte le istanze responsabili nella ricerca di una soddisfacente soluzione agli attuali problemi”.

“Parole sante”, commenta il segretario FLIA-CDLS, Giorgio Felici. “Quello del Pontefice è un chiaro appello contro la precarietà. Appello che mi auguro faccia riflettere molti anche a San Marino”.
Altrettanto chiaro il riferimento alle aspre polemiche che sono seguite alla firma del contratto industria, con l’Assoindustria che si è detta costretta ad accettare (“abbiamo pagato un riscatto”) le norme anti-precarietà imposte dal sindacato.

“Non voglio certo usare le parole del Santo Padre – aggiunge Giorgio Felici – per alimentare torti o ragioni. Del resto quanto ha detto nel corso dell’ Angelus non ha bisogno di molte interpretazioni. Il mio vuole essere solo un invito a polemizzare di meno e a riflettere di più sul dovere di riconoscere ai lavoratori quelle garanzie che rendono possibile la fondazione e la continuità delle famiglie. E mi permetto di aggiungere che nella precarietà queste condizioni non sono possibili”.

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