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PA: stretta finale

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Lunedì 25 luglio si riunisce il direttivo della federazione pubblico impiego della CDLS. Imminente la firma del nuovo contratto.

San Marino, 24 luglio 2005

La firma del contratto PA è imminente. E già nella giornata di lunedì 25 luglio potrebbe chiudersi questo capitolo contrattuale che interessa oltre 4 mila dipendenti pubblici.

La Federazione pubblico impiego della CDLS ha infatti convocato nel pomeriggio di lunedì (alle 15) la riunione del direttivo per la visione finale del documento contrattuale. Documento che il governo ha consegnato nei giorni scorsi alle federazioni sindacali.
Dal pre-accordo di giugno al nuovo contratto il passo è dunque breve?
In casa CDLS è forte la volontà di stringere i tempi della firma per un motivo molto concreto: garantire che gli aumenti contrattuali (2.5% di media mensile) facciano sentire il loro effetto sulle buste paga entro il prossimo autunno e, nello stesso tempo, accelerare il recupero degli arretrati per centinaia di dipendenti pubblici stabilizzati.

“Al novanta per cento lunedì firmiamo il nuovo contratto”, afferma il segretario pubblico impiego della CDLS, Antonio Ceccoli, che nella mattinata di lunedì ha in agenda un appuntamento con la delegazione di governo che ha seguito la vertenza PA.
Del resto più volte il segretario Ceccoli ha definito il pre-accordo di giugno “un atto di equilibrio e responsabilità che ha permesso di sbloccare la lunga trattativa sulla PA e nel contempo ha portato alla firma del contratto dell’Azienda di Produzione e ha influito positivamente sulla tormentata vicenda contrattuale del settore industria ”.

Di parere opposto i cugini della FUPI-CSdL, che hanno liquidato l’intesa preliminare tra CDLS e governo come un “inciucio notturno” e scelto la strada del referendum sui posti di lavoro.
“Con il referendum – ha rimarcato Ceccoli nell’ultima assemblea degli iscritti – si scaricano su tutti i dipendenti pubblici divisioni e contraddizioni. Altro che scelta democratica, il verdetto referendario è purtroppo già scritto e si chiama spaccatura del movimento sindacale”.
Un giudizio duro accompagnato ora dalla volontà di firmare il rinnovo contrattuale. Mossa che ha il chiaro obiettivo di chiudere definitivamente la vicenda contrattuale e nello stesso tempo archiviare il referendum targato FUPI alla stregua di un sondaggio estivo.

Ma se dalle urne uscisse una bocciatura dell’accordo contrattuale? “A questo punto, il segretario della FUPI sarebbe costretto a scendere dalle barricate e assumersi fino in fondo la responsabilità – è la tesi che circola nella CDLS – di far ripartire da zero la vertenza. Indicare quindi ai lavoratori nuove proposte e insieme i tempi e i modi per portare avanti la trattativa con il governo. Un balletto all’insegna del ‘vogliamo qualche euro in più’ che, visti i tempi, rischia di trascinarsi fino a Natale. Auguri ”.