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Mezzo secolo da guardare, le origini

1957 – 1968

In questo piccolo territorio, che da oltre 1700 anni custodisce i grandi valori dell’indipendenza e della libertà, lavorano oltre 20.000 persone in 6.000 attività industriali, artigianali, commerciali e di servizio.  Il tasso di occupazione supera il 70%, cifra che colloca San Marino fra i paesi europei più sviluppati. Un tessuto economico forte, sostenuto da un diffuso sistema di diritti e di tutele. E questo, è il risultato di un lungo e faticoso impegno del movimento sindacale che ha come bussola la crescita economica e la giustizia sociale. Ma c’è stato anche il tempo in cui la maggioranza dei sammarinesi sopravviveva perlopiù miseramente, in una società prevalentemente agricola. Le origini della Confederazione Democratica sono strettamente legate proprio alla necessità di contrastare quelle condizioni di grande difficoltà sociale ed economica. L’atto di nascita della CDLS è datato 12 novembre 1957: 20 lavoratori riuniti in Comitato promotore lanciano un manifesto programmatico e una campagna di iscrizioni che, in pochissime settimane, porta a 2.000 adesioni. Questo successo di popolo sfocia nella scelta del Consiglio Grande e Generale di approvare il 19 dicembre dello stesso anno il decreto che sancì la libertà sindacale, permettendo al nuovo sindacato di iniziare un cammino di lotte e conquiste sociali.  Nel gennaio del 1958 esce il primo numero di “Lavoro Libero”, periodico della nuova organizzazione, diretto da Adriano Freschi, che nell’editoriale intitolato “dopo un anno”, sottolinea come “quello sparuto gruppo è divenuto il primo sindacato della Repubblica e valida guida del movimento operaio e contadino di San Marino”. In quell’intenso periodo di impegno il primo risultato concreto è la pensione ai contadini, ma non è l’unico: vanno ricordate la battaglia per la gratifica natalizia di 200 ore; il rinnovo di numerosi contratti collettivi; i successi degli scioperi alla tipografica Della Balda, al Cotonificio, alla Dulcis e alla Marmaca; l’organizzazione di un convegno di studi sullo sviluppo economico e la celebrazione del 1° Maggio, che da allora è sempre stata una grande festa di popolo. Il 12 giugno 1960 al Teatro Titano, con 190 delegati in rappresentanza di 2.318 iscritti e con la presenza di Bruno Storti segretario generale della CISL, si celebra il 1° Congresso. “Fu una assemblea di popolo quale mai si era spontaneamente svolta nel nostro paese”, commenta il Segretario Generale Marino Bugli. “Furono anni di entusiasmo, forte impegno e grandi risultati. – Ricorda Clara Boscaglia – Tutto ciò grazie a: Marino Bugli, Adriano Freschi, Augusto Buscarini, Tino Zonzini, Franco Gatti, Armando Foschi, per ricordarne alcuni”. Il boom economico segna la prima parte degli anni ’60 e porta l’apertura di numerose fabbriche, lo sviluppo del turismo, accompagnato dall’espansione edilizia e da importanti opere pubbliche come l’acquedotto e la superstrada. L’azione della Confederazione Democratica fu determinante per il varo di importanti conquiste legislative: l’obbligo scolastico a 14 anni, la legge organica per i dipendenti dello Stato, quella sull’apprendistato e, soprattutto, la legge sul lavoro del 1961. Il Segretario Bugli, afferma: “I lavoratori ottennero finalmente la regolamentazione dei rapporti di lavoro che fino ad allora erano in balia delle incertezze normative e della discrezionalità padronali.
A metà degli anni ’60 la CDLS decide di fare un primo bilancio e di pensare al futuro. Di qui l’Assemblea programmatica del 12 Luglio 1964 che delinea nuove rivendicazioni sul fronte degli infortuni, del settore agrario, della casa e degli assegni famigliari. Ricorda Franco Gatti “i primi anni furono un tempo di vacche grasse e pieni di entusiasmo, la partecipazione alle grandi manifestazioni fu straordinaria, ma la situazione finanziaria dell’organizzazione si era fatta insostenibile. E sottolinea Armando Foschi: i miei colleghi funzionari ed io siamo stati anche sei mesi senza stipendio. La situazione migliorò nel 1968 con l’approvazione della Legge che istituì la quota sociale obbligatoria. Ma il ’68 è soprattutto la stagione della prima contestazione globale. Anche San Marino fa i conti con la voglia di cambiamento, però senza eccessi e senza cadere in un ribellismo fine a se stesso. “Il ’68 – afferma Antonio Zanotti — ha trasformato la fase rivendicazionista del Sindacato in una strategia tesa a migliorare la contrattazione e la sicurezza sul lavoro e a incidere sulle scelte socio-economiche del Paese.