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Maestre-nonne

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Riforma pensioni: i dipendenti delle scuole d’infanzia contestano la proposta dell’età pensionabile a 65 anni.

San Marino, 22 giugno 2005

In pensione a 65 anni? Impensabile. E’ secco il No delle insegnati delle scuole d’infanzia all’allungamento dell’età pensionabile proposto dal governo.

Così mercoledì 22 giugno, in coincidenza degli scioperi a scacchiera nella PA, è andata in scena la protesta.
“Formula 65: direttamente alla rottamazione”, recita uno dei tanti cartelli esposti davanti alla scuola d’ifanzia “Arcobaleno” di Cailungo. Eloquentemente ironico un altro, dove una bimba, rivolgendosi a un’insegnate ritratta nei panni di una malferma vecchina, esclama: “Vieni maestra che ti cambio la popò…”.
E al termine della manifestazione, docenti e non docenti delle scuole d’infanzia hanno messo nero su bianco la loro disapprovazione. “Riconosciamo la necessità – scrivono in un comunicato – di mettere mano a una riforma pensionistica, ma i diritti già acquisiti non vanno cancellati: impensabile dunque prevedere il prolungamento dell’età pensionabile a 65 anni. Si deve poi tener conto che larga parte dei dipendenti ha iniziato la carriera lavorativa a 18 anni, per cui quanti anni di versamenti sono ancora necessari per andare in pensione?”

Le insegnanti invitano poi a “riflettere” sulla tipologia e la specificità della loro professione: “Proporre di allungare il servizio oltre i sessant’anni, significa non tenere conto delle esigenze dei bambini, che richiedono cure e attenzioni mentali e fisiche sempre maggiori”.

“Pensiamo che i bambini e le loro famiglie – continuano i dipendenti – abbiano diritto ad una scuola attiva, in continua evoluzione, con personale docente e non docente in grado di garantire il necessario apporto psicofisico”.

La formula 65 non tiene conto del fatto che il 95% dei dipendenti delle scuole d’infanzia sono donne. “Oltre che insegnanti, siamo mamme, lavoriamo a scuola e a casa, cresciamo i nostri figli, futuri cittadini di questo Stato. E’ allora ingiusto prevedere per uomini e donne la stessa età pensionabile. Non è possibile sfruttare le donne fino all’osso”.

Infine il rinnovo contrattuale. “Chiediamo – scrive il gruppo di insegnanti – un contratto dignitoso, risposte precise alle richieste normative e alla necessità di difendere le nostre buste paga dal reale costo della vita. Sono mesi che aspettiamo, ora è necessaria una svolta”.