La sfinge
Continua il confronto sulla riforma del sistema previdenziale. Ma sui nodi più importanti il governo non risponde.
San Marino, 1 aprile 2005
Sulle pensioni il governo fa la sfinge e i nodi da sciogliere restano ancora troppi. E’ questo il succo del faccia a faccia di giovedì 31 marzo tra governo e sindacati. Per la prima volta sul tavolo c’erano i calcoli attuariali sulla tenuta del sistema.
E lo scenario futuro è preoccupante, perché si delinea un deficit esponenziale del fondi.
Ma sui calcoli attuariali la CDLS è critica. “Sono largamente insufficienti per tradurre in concreto il processo di riforma – afferma il segretario Marco Beccari – Tant’è che il governo, anche sulla base delle nostre osservazioni, si è impegnato a ristrutturare le linee di riforma e di supportarle in tempi brevi con ulteriori e più completi calcoli in base ad un ventaglio di possibili scelte”.
Altro punto cruciale ancora in sospeso è il cosiddetto “tasso di sostituzione”, ovvero su quanti soldi potranno contare i pensionati di domani. “Su questo argomento il governo continua a sfuggire, continua a fare la sfinge -sottolinea Beccari – Eppure è su questo valore che si dovrà costruire l’impianto della riforma previdenziale”.
Di pensioni si è continuato a parlare in serata, durante un incontro pubblico promosso dalla Confederazione Democratica alla sala Sums.
Anche qui il messaggio lanciato al governo sul nodo del “tasso di sostituzione” è stato chiaro: “Nelle proposte di riforma presentate dall’esecutivo – ha detto Raffaele Bruni, esperto previdenziale della CDLS – la responsabilità della politica è assente, manca il punto di caduta. Non si può lasciare in mano ai tecnici e ai contabili le leve della riforma, si deve cioè esplicitare dove si può arrivare. In sostanza, si devono dare certezze sulle future prestazioni previdenziali”.
Durante il dibattito, il segretario della Confederazione Democratica ha poi ribadito con forza che per garantire un futuro alle nostre pensioni è necessario mettere in campo un sistema a due pilastri.
“Quello attuale con calcolo retributivo dovrà rimanere il pilastro centrale, ma con le necessarie modifiche relative all’età pensionabile, agli anni di contribuzione e alle aliquote. Mentre il secondo pilastro dovrà configurasi come previdenza complementare di natura contrattuale, collettiva e obbligatoria, garantita da un chiaro quadro legislativo. Questa è una risposta – ha infine aggiunto Beccari – soprattutto per quelle fasce di lavoratori più deboli, che da soli non possono sottoscrivere polizze assicurative sempre più costose e in molti casi capestro”.