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La Fiat raddoppia, brinda solo la Borsa

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La Fiat annuncia il cambio al vertice – John Elkann al posto di Luca Cordero di Montezemolo – e il titolo in Borsa si mette subito a correre. Perché? Che cosa ci vedono gli investitori e gli azionisti in questa mossa annunciata il giorno prima della presentazione dell’atteso piano industriale dell’amministratore delegato Marchionne? L’esigenza di rispondere a questa domanda non nasce ovviamente da un puro esercizio accademico, caso mai da uno sforzo di capire meglio i meccanismi che regolano non solo il mercato dell’automobile, ma in generale il rapporto tra industria e finanza e tra economia e poteri forti.

La prima considerazione (banale) riguarda i personaggi in causa: Montezemolo ed Elkann. Il primo non appartiene alla famiglia Agnelli, anche se è il suo uomo di fiducia da anni. È un uomo maturo che la politica in questo momento sta cercando di conquistare, anche se lui fa il prezioso e continua, almeno per ora, a negarsi. Per i mercati finanziari, gente senza scrupoli e cuore, Montezemolo è invece un esubero. Ed è noto che ogni volta che si parla di esuberi, tagli all’occupazione, licenziamenti, la Borsa brinda. Il carattere di provocazione di queste affermazioni è chiaro, visto che Montezemolo non avrà certo bisogno della cassa integrazione per campare e visto che è lui stesso all’origine delle scelte che si stanno compiendo. Il secondo personaggio della commedia è il rampollo di famiglia, buoni studi, grande esperienza accumulata (ha lavorato perfino in fabbrica sotto falso nome). John Elkann (classe 1976), figlio di Margherita Agnelli e dello scrittore Alain Elkan, era stato designato direttamente dall’avvocato Agnelli come futuro presidente dell’azienda dopo la morte (1997) del figlio di Umberto Agnelli, Giovanni Alberto, ucciso da un tumore a 33 anni. John è quindi la famiglia con la F maiuscola, anche perché in questo momento la famiglia è in guerra per l’eredità. John è in guerra direttamente con la madre Margherita, in causa contro tutto il resto degli Agnelli. Designare il giovane trentatreenne è stata anche una scelta tattica dei tutor.

La seconda considerazione, forse un po’ più seria, riguarda il famoso e tante volte annunciato scorporo del settore auto dal resto della Fiat. Quello che in gergo si chiama lo spin off verso la nuova azienda legata al piano strategico di Fiat Chrysler, che guarda caso sarà presentato proprio domani (21 aprile) da Sergio Marchionne. In questo senso si può dire che la missione di Montezemolo è compiuta. Il suo apporto, dal punto di vista dell’automobile (fatta eccezione per l’amata Ferrari) non serve più. Come ci ricordano le cronache Montezemolo era entrato in Fiat alla fine di maggio 2004, in uno dei momenti peggiori dell’azienda: morte dell’avvocato Agnelli e poi quella del fratello Umberto. Sia lui che Marchionne hanno fatto il possibile per rimettere la barca su una qualche rotta. Ora i progetti e i porti di approdo sono altri. Si guarda sempre più all’America e non è male designare al vertice dell’azienda un giovane nato a New York.

La Borsa brinda forse a questo.
Gli investitori hanno capito o almeno sperano che finalmente lo scorporo si farà: l’automobile da una parte, tutto il resto (camion, trattori, macchine agricole, ecc.) dall’altra. È noto agli esperti che la Borsa gradisce molto lo scorporo perché pensa che alla fine produca più interessi per gli investitori. Da un’automobile, infatti, si estrae uno scarso profitto unitario ed è necessario produrne e venderne tante per guadagnare. Non a caso questo fatto determina anche il processo di concentrazione dell’industria in pochi nomi mondiali. Da un camion o da un trattore si guadagna molto di più, ma in tempi di crisi come quella attuale chi si compra camion, trattori o macchine agricole. La Borsa ragiona in tempo reale. Tutto e subito, il contrario di quello che ci vogliono far credere quando si discetta sui tempi lunghi e sulla lungimiranza.

Evidentemente per i Mercati (quelli con la M maiuscola), lo spin off della Fiat, ovvero lo scorporo e la sua americanizzazione è il vero affare. E per i lavoratori? Per il sistema Italia? Alla prossima puntata.

Di Paolo Andruccioli (Rassegna.it)

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