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Non cambiano i vizietti dei banchieri.

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Il fascino di una professione che non conosce crisi, se si riesce a fare ai massimi livelli: i banchieri spagnoli sono in questi giorni sotto i riflettori perché, secondo quanto emerge dagli ultimi bilanci annuali, si “coccolano” decisamente quando si tratta non solo di stipendi ma soprattutto di pensioni.

Così mentre milioni di persone in tutto il mondo (bancari compresi) hanno perso il posto di lavoro, molto spesso in modo ancora più massiccio se donne o giovani e precari, e si domandano come e se mai riusciranno a mettere le mani sulla pensione  si scopre che Francisco Gonzalez, presidente del Bbva, la seconda maggiore banca spagnola, avrà diritto ad una pensione di 79,8 milioni di euro, circa quattro volte quella che riceverà Stephen Green, il suo omologo ad Hsbc Holdings Plc, la maggiore banca europea.

Dal canto suo Alfredo Saenz, Ceo del Banco Santander, ha messo da parte diritti previdenziali per 80 milioni di euro, 20 volte tanto quanto spetterà a Josef Ackermann, Ceo di Deutsche Bank Ag.  Banche generose coi propri top manager, dunque, ma anche attente a “coccolare” i propri clienti vip. Così se siete in grado di accedere ai servizi di private banking che la stessa Hsbc offre dalla Svizzera, potete stare tranquilli: la banca, l’ha ribadito in settimana, considera illegittime le richieste del fisco francese che sta cercando di capire se una parte della clientela francese abbia in realtà investito soldi esportati illegalmente per evadere le tasse.

Il “vizietto” di non pagare le tasse è infatti non solo italiano, così Hsbc dopo aver accusato lo scorso dicembre la Francia di aver comprato circa 3 mila nominativi da un suo ex dipendente informatico che li avrebbe sottratti illegalmente (mentre da Parigi ribattono che i nominativi provengono da varie e diverse fonti) ha fatto trionfalmente sapere in settimana che il Procuratore Federale svizzero ha le ha restituito una “parte significativa” di 15 mila nominativi sottratti appunto 3 anni or sono dal dipendente infedele, assicurando, cosa ancora più importante, che le autorità svizzere “non supporteranno l’uso inappropriato” dei dati e non ne forniranno copia alla Francia.

Il che fa nascere nell’analista un sospetto: che anche dopo la crisi finanziaria mondiale (non solum sed etiam in Italia) al di là delle belle parole non sia cambiato nulla sotto il profilo dell’etica. Si privilegia un diritto formale alla riservatezza rispetto al fondamentale (e sacrosanto) diritto di tutti i cittadini di essere uguali davanti alle leggi (anche quelle fiscali).

La morale, amara, è che nonostante gli impegni, altrettanto formali, alla lotta all’evasione e gli accordi siglati dalla Svizzera per uscire dalla “black list” dei paradisi fiscali, nonostante le dichiarazioni quasi risentite delle grandi banche mondiali, unite in coro al grido di “la crisi non è stata colpa nostra, i mercati non devono essere sovra regolamentati” (oltre all’ovvio “siamo troppo grandi per fallire, dovete salvarci” invocato fin dalla prima ora), nonostante tutti i discorsi di politici, banchieri e capitani d’industria di tutto il mondo, se siete ricchi e potenti le leggi hanno per voi un peso molto relativo.

Se invece non siete ricchi e potenti, meglio che vi rimbocchiate le maniche e non attendiate i risultati dei convegni dei grandi luminari o rischiate una cocente delusione. Disse una volta Cicerone: “Quousque tandem abutere, Catilina, patientia nostra?”, ora sappiamo che la risposta corretta era: “ancora a lungo”.

Di Luca Spoldi (Affariitaliani)

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