Questa piazza è piena di lavoratrici, lavoratori di giovani e pensionati per denunciare con forza e determinazione che la Riforma Tributaria ha perso la bussola dell’equità.
Equità faticosamente raggiunta sulla spinta di 4.000 lavoratori che nella primavera scorsa sono scesi in piazza a Serravalle al grido di equità e giustizia sociale.
Dopo quel grande sciopero, si è aperto un lungo confronto che si è concluso con un compromesso dignitoso tra governo, sindacato e categorie economiche, accompagnato da un sostanziale via libera all’approdo in prima lettura del testo di riforma fiscale.
Ma questo grande sforzo che aveva al centro l’interesse generale, la volontà da parte di tutti a partecipare con responsabilità al varo di un provvedimento strategico per il futuro di San Marino, è stato vanificato, sconfessato e calpestato da un maldestro colpo di mano notturno.
In Commissione finanze qualche libero professionista travestito da politico ha in sostanza parificato il trattamento impositivo tra redditi da lavoro dipendente e redditi da lavoro autonomo.
Con lo strabiliante risultato che domani i lavoratori dipendenti pagheranno di più e quelli autonomi di meno.
Una capriola arrogante e cialtrona che da sola rappresenta l’emblema della distanza siderale tra i partiti e la gente. Tra il palazzo e la realtà. Tra la politica e il mondo del lavoro.
Ci accusano di dividere i lavoratori buoni da quelli cattivi, di aizzare i lavoratori dipendenti contro quelli autonomi.
Niente di più falso!
Non fa parte della nostra tradizione e della nostra cultura fomentare l’odio sociale. In realtà di cattivo c’è un sistema di regole che permette scappatoie e furbizie per eludere le tasse.
Insomma. Non ci sono cattivi o buoni lavoratori, ma buone o cattive regole.
E’ soprattutto inaccettabile la parificazione tra il trattamento del lavoro autonomo e quello del lavoro dipendente, perché queste due tipologie di reddito sono completamente diverse, in quanto il reddito da lavoro autonomo si determina attraverso una lunga serie di benefici e di sgravi.
Ma nelle nostre buste paga di questi sgravi non c’è n’è neppure l’ombra e paghiamo fino all’ultimo centesimo!!!
Chiamiamo quindi in causa la politica che ha il dovere di costruire un sistema di buone regole e quindi di riportare la Riforma Tributaria nel solco dell’equità. Anche le ultime ore sono state frenetiche, abbiamo avuto una serie di incontri che non hanno portato a nessuna mediazione seria.
Ma non ci arrendiamo e per questo abbiamo messo nero su bianco una serie di proposte che illustreremo alle forze politiche presenti in Consiglio Grande e Generale.
Il balletto del “ritiro o non ritiro” della Riforma non mi appassiona. Al contrario sono convinto che se il Governo ha fatto il pasticcio deve trovare le soluzioni per uscirne.
A noi interessa solo ridare equilibrio ed equitàalla Riforma Tributaria.
Ma siamo in piazza anche per denunciare la lunga paralisi contrattuale che addirittura per i lavoratori dell’industria dura da quattro anni.
Tant’è che è difficile sfuggire ad un interrogativo di fondo: le associazioni imprenditoriali sono davvero disposte a firmare i contratti? Più realisticamente penso che con l’alibi della crisi hanno preferito abbracciare il cinico calcolo di scaricare sulle spalle dei lavoratori il costo dei rinnovi contrattuali.
Nel frattempo tutti noi ci siamo accorti che è sempre più difficile far tornare i conti. Dall’inizio della crisi infatti, a fronte di retribuzioni pressoché ferme, l’inflazione e stata superiore al 10%, e fra nuove tasse, aumento delle tariffe, patrimoniale sugli immobili, aumento dei contributi pensionistici, balzello sui servizi, aumenti di bolli, patenti e certificati, la nostra busta paga è diventata decisamente più leggera e molte famiglie sammarinesi sono drammaticamente in difficoltà.
I lavoratori frontalieri poi stanno subendo da due anni l’effetto di una tassazione applicata in base allo status anagrafico e pertanto ingiusta e vergognosa.
Il sindacato l’ha sempre detto chiaro e forte che non può esserci diversità di trattamento fiscale fra lavoratori. Se la Riforma fiscale è andata finalmente in questa direzione, ha, con colpevole ritardo, solamente corretto una profonda ingiustizia.
E’ sbagliato inoltre non aver finora rinnovato gli accordi sulla stabilizzazione dei rapporti di lavoro per la netta chiusura da parte di ANIS e Governo.
In questa piazza, ci sono purtroppo anche molti disoccupati. Giovani, donne e padri di famiglia che hanno perso il lavoro o che da troppo tempo non lo trovano. All’Ufficio del lavoro sono più di mille i disoccupati, mentre dall’inizio della crisi gli storici settori delle costruzioni e dell’industria hanno perso il 20% della forza lavoro.
Non è possibile continuare così. Abbiamo bisogno di lavoro. Abbiamo bisogno di un progetto di sviluppo che ci porti fuori dal tunnel della crisi.
Quindi largo all’innovazione nel settore manifatturiero, un forte impulso al turismo e al commercio e una completa riqualificazione del sistema finanziario in linea con gli standard internazionali di trasparenza.
Fuori gli speculatori e i truffatori da San Marino.
Abbiamo bisogno di un’economia vera, di imprenditori veri e di una politica che abbia come faro il bene comune.
L’egoismo e la sfiducia non portano da nessuna parte. L’unità dei lavoratori e la partecipazione della gente onesta è pronta a cogliere la sfida per dare un futuro a questo Paese.