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Infanzia: ogni giorno una strage senza risposte

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Ogni giorno è una strage. E nessuno ne parla. Anzi, sembra vada bene così. I potenti della Terra, infatti, hanno snobbato la Conferenza mondiale della Fao, a Roma. Eppure, ogni giorno, 17 mila bambini muoiono di fame. Basterebbero 44 miliardi di dollari per debellarla. Poco più di niente per le grandi nazioni. Però nessuno tira fuori i soldi. Dicono che c’è la crisi. Ma la stessa ragione non vale per le banche, che hanno ripreso a trafficare con la “finanza creativa”.

Papa Benedetto XVI è andato a parlare alla Fao. Ha detto che nel mondo ci sarebbe cibo per tutti, se si evitassero le speculazioni. E se il commercio mondiale fosse più equo. Applausi. Ma solo applausi. Anche Barroso, il presidente della Commissione Ue, ha ammesso il fallimento nella lotta contro la fame nel mondo: «Una vergogna sul piano morale».

I vertici internazionali propongono, ma nessun Paese poi dispone. Neppure l’Italia, che per la Cooperazione allo sviluppo dà meno di quanto ha speso per il G8 all’Aquila. Solito lamento: le risorse sono scarse, ma «stiamo lavorando». Nessuno si consola, perché tutti s’aspettano qualche risultato. Compresi quei bambini che vorrebbero evitare di vagare senza cibo né tetto per le strade del mondo; o gli altri piccoli (14 milioni e mezzo l’anno scorso) profughi senza madre e padre. In Italia ce sono 7.500. La burocrazia li chiama “minori non accompagnati”, esposti a rischi altissimi di abusi. Anche sessuali. Non se ne cura nessuno.

Che fine ha fatto la legge promessa dal ministro Carfagna contro la prostituzione, che avrebbe dovuto sconfiggere lo sfruttamento delle minorenni ridotte in schiavitù? E che ne è del Garante per l’infanzia? Domanda legittima, posta dall’Associazione Giovanni XXIII, quella di don Benzi.

Ma alla Conferenza sull’infanzia, organizzata dal Governo, la scorsa settimana a Napoli, il ministro non ha risposto. Perché non è andata. Come altri tre ministri, che avevano assicurato la loro presenza. Onore al merito, sono comparsi solo il ministro delle Politiche giovanili, Giorgia Meloni, e due sottosegretari, Giovanardi (Famiglia) e Roccella (Welfare). Per dire che i soldi mancano, ma il Piano per l’infanzia il Governo lo farà.

In Italia, quasi due milioni di minori vivono in condizioni di povertà, un milione ha meno di 11 anni, un milione e 200 mila vivono al Sud. Il presidente italiano dell’Unicef, Vincenzo Spadafora, ha detto che «il Governo sta sottovalutando la questione sociale, si sta discostando dai più deboli della società ai quali non dà risposte».

Ma la denuncia non è piaciuta. Si chiederà alle Nazioni Unite se le opinioni di Spadafora rispecchino quelle dell’Unicef. Cosa già vista, con Laura Boldrini, l’estate scorsa, sugli immigrati. Se è «fuorviante ritenere che alle istituzioni si possa chiedere tutto», è però lecito chiedersi a che serve una Conferenza nazionale sull’infanzia se già s’è deciso di non fare nulla. Non s’è data risposta alle richieste di associazioni quali Caritas, Agesci, Cnca. Il Piano nazionale era stato promesso, un anno fa, con l’assicurazione che nella Finanziaria ci sarebbero state le risorse necessarie. Se ne sono perse le tracce.

Eppure, si continua a dire che «la Conferenza sull’infanzia è una priorità»; che «la famiglia va salvaguardata, e che non possiamo non ripartire da essa». Le buone intenzioni si infrangono e muoiono sugli scogli della «difficile situazione finanziaria generalizzata», che richiede «massima responsabilità nelle scelte».

Appunto. Quali scelte?

(famigliacrstianaonline)

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