Indagine sui disagi dei bancari
Presentata la ricerca sul clima lavorativo della banche di San Marino. Intervistati 271 dipendenti.
San Marino, 23 luglio 2004
I dipendenti delle 10 banche di San Marino hanno “raccontato” disagi e difficoltà che quotidianamente incontrano in ufficio. Presentati venerdì 23 luglio i risultati dell’Indagine sul clima lavorativo della banche di San Marino.
Promossa e realizzata dalla FULCAS-CSU, l’indagine ha interessato tutte le 10 banche operanti nella Repubblica di San Marino. I questionari somministrati ai dipendenti (esclusi i funzionari e dirigenti) sono stati 271, quelli compilati correttamente sono stati 262. Il numero dei questionari elaborati è da considerarsi rappresentativo dell’intera popolazione dei lavoratori del settore. Il progetto è stato curato dallo psicologo del lavoro Paolo Angelini.
Il perché dell’indagine.
Il progetto di sondare il “clima lavorativo” all’interno delle banche sammarinesi nasce dal fatto che una persona realizzata e soddisfatta del proprio lavoro non è solo un essere umano felice, ma anche un lavoratore migliore e più produttivo.
A riprova di ciò, va sottolineato nella vicina Italia iniziative simili sono state commissionate non dal sindacato – da sempre attento ai segnali di disagio che emergono dagli ambienti di lavoro – ma dalle direzioni aziendali.
La FULCAS-CSU ha inoltre deciso di avviare questa ricerca partendo dalla consapevolezza che il sistema bancario sammarinese sia sempre più governato da modelli industriali e organizzativi obsoleti, dove regna l’adozione indiscriminata e aggressiva di budget proibitivi all’interno di strutture gerarchiche marcatamente verticistiche, dove il peso decisionale dei quadri intermedi e della base è estremamente ridotto.
I risultati dell’indagine.
Lo studio è suddiviso in tre aree: sfera personale; rapporti con i colleghi; rapporti con i superiori e le regole aziendali. In tutte tre le aree indagate sono scaturiti risultati che portano ad una classificazione delle banche in due grandi blocchi tra loro antitetici.
Il primo blocco è composto da alcuni istituti di credito di più vecchia costituzione e con il maggiori numero di dipendenti. In queste realtà sono emerse le valutazioni peggiori in tutte e tre le aree esaminate, con un elevato tasso di criticità rispetto alla qualità del lavoro, alla leggibilità delle norme aziendali e ai rapporti tra colleghi e superiori. Non solo: la maggioranza del campione intervistato ha espresso le valutazioni più pessimistiche rispetto al futuro, pochissimi invece intravedono possibili miglioramenti.
Il secondo blocco è composto da alcune banche di più recente costituzione e con un limitato numero di occupati. I valori fatti registrare da questi istituti sono i migliori in tutte e tre le aree dell’indagine. Vi è più armonia tra tempo di lavoro e tempo libero, un ambiente meno conflittuale, una maggiore chiarezza delle norme aziendali e dei percorsi di carriera interna e una visione più ottimistica verso il futuro. Ma nonostante una media decisamente positiva rispetto agli altri istituti, anch’essi hanno mostrato punti critici, come lo scarso senso di apparenza verso l’azienda e le difficoltà di affermare le proprie posizioni e le proprie idee.
Guardando più da vicino i risultati della ricerca, si segnala che i principali motivi per i cui i lavoratori sono spinti a lasciare il loro posto di lavoro sono tre. Primo: scarse opportunità di sviluppo professionale. Secondo: ambiente di lavoro troppo conflittuale. Terzo: non mi sento più parte integrante di questa realtà. Su tutte queste tre motivazioni le risposte degli intervistati superavano il 50%.
L’ambiente di lavoro troppo conflittuale è invece un problema che tendenzialmente oscilla attorno al 20% per una larga fetta dei dipendenti.
Emerge dunque un quadro generale che impone a sindacato e alle stesse direzioni aziendali il dovere di progettare interveti per migliorare l’attuale clima lavorativo nelle banche. Per la FULCAS-CSU una migliore qualità del lavoro è ormai necessaria per ottimizzare risultati, prodotti e servizi bancari. Sarebbe così utile inserire nella contrattazione anche l’aspetto della qualità del lavoro tramite la sottoscrizione dei cosiddetti “accordi di clima” che, al pari degli aspetti economici e previdenziali, introducano il rispetto di un sano ambiente di lavoro e una regolamentazione chiara dei rapporti tra azienda e dipendenti, privilegiando gli aspetti della partecipazione e collaborazione.