Il Cavaliere e il vecchio amico-nemico
Nel giorno in cui Sky in prima persona, come gruppo editoriale, e non per tramite dei rappresentanti sindacali, prende posizione contro la legge sulle intercettazioni e il divieto di diffondere i verbali giudiziari, Berlusconi fa un piccolo passo indietro ed elimina il carcere per i giornalisti dalle nuove norme all’esame dal Parlamento. Resta l’impianto fortemente illiberale del testo, che per la prima volta si spinge a limitare, sia la possibilità per i magistrati di controllare i telefoni a scopo di indagine, sia il diritto dei giornali e delle tv di informare sui risultati delle inchieste. Ma in casa Pdl affiora più di un dubbio, che non viene solo dalla sponda finiana da sempre scettica su questa riforma.
Nessuno riuscirà mai a dimostrarlo, ma è probabile, per non dire certo, che a indurre Berlusconi al suo aggiustamento sia stata più l’uscita di Sky che non il rischio di un duro scontro parlamentare con l’opposizione. In Parlamento, anzi, Berlusconi sa di poter contare, al di là delle posizioni ufficiali, su un notevole sostegno sommerso alla linea dura sulle intercettazioni, motivato dal fatto che la pubblicazione dei verbali, negli ultimi anni, ha colpito a destra come a sinistra. Il punto vero dunque è Sky e il suo vecchio amico-nemico Murdoch.
Il Cavaliere sa che una parte considerevole del suo ancora alto consenso personale è legato al successo e alla libertà delle sue televisioni. Non a caso s’è discusso tante volte in questi anni, se alla fine la spregiudicatezza con cui i tg e i programmi di informazione esordirono sulle reti Mediaset (allora Fininvest), ai tempi di Tangentopoli, non abbia contribuito a creare la prima grande onda di consenso a favore della discesa in campo politica di Berlusconi.
Paradossalmente, siamo ora all’effetto contrario: la presa di posizione di Sky, editoriale prima che politica, lo colpisce proprio nel momento in cui cerca di varare una legge che danneggia anche l’immagine del suo gruppo. Il bavaglio infatti riguarda tutti i giornalisti e tutti gli editori. E’ appena di qualche giorno fa la polemica tra alcune delle maggiori case editrici librarie italiane, che hanno firmato un appello contro la stretta in materia di pubblicazione di intercettazioni e atti giudiziari, e la Mondadori controllata dalla famiglia del premier, che ha scelto di non firmare. La contesa si trasferisce ora sul terreno delle tv. Con Berlusconi che rischia di danneggiare i suoi affari privati e la sua immagine di imprenditore liberale, e vive a sorpresa il suo primo conflitto d’interesse capovolto. Trovando in Sky un avversario che non aveva messo in conto.
Di Marcello Sorgi editorialista La Stampa