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I furbetti di S.Marino

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Calzaturificio Titan, Data Print Grafik, Arte: la FLI-CSU punta il dito contro tre strane crisi aziendali.

San Marino, 8 novembre 2003

Scadono gli sgravi fiscali, via libera ai licenziamenti. E’ il filo rosso che unisce gli ultimi 3 casi di riduzione di personale. La Federazione Lavoratori Industria punta il dito contro i licenziamenti al Calzaturificio Titan, Data Prin Grafik e Arte.

“Elemento comune di queste tre vertenze, – accusa la FLI-CSU – oltre ai benefici fiscali che hanno ottenuto le aziende interessate, è stata l’arroganza con cui gli imprenditori si sono presentati agli incontri e l’insofferenza alle rimostranze manifestate dal sindacato prima e dal governo poi, come se i licenziamenti siano una cosa del tutto naturale su cui nessuno dovrebbe avere nulla da dire”.

“Anche l’ANIS – continua la Federindustria – ha svolto un ruolo puramente passivo in queste vicende (“sai: c’è la crisi!”), per cui viene da chiedersi se ciò non sia strumentale ad una tattica tesa a dimostrare al governo e al sindacato che se si vogliono attirare nuovi investimenti a San Marino, o evitare la fuga di quelli esistenti, occorre non solo non far pagare le tasse, ma lasciare completa mano libera alle imprese.Tale teoria economica non è affatto una novità. Non è solo il sindacato, ma la storia a dire che non funziona”.

Ma ecco nel dettaglio come il bollettino della FLI-CSU riassume i tre casi.

Calzaturificio Titan: chiusura inspiegabile
Non sono ancora emerse le motivazioni reali per le quali questa azienda che ha sempre avuto grandi profitti, sui quali ha pagato meno di un terzo di tasse per sette anni, decide di cessare l’attività. La crisi del settore calzaturiero, la concorrenza cinese, la diminuita competitività del sistema paese, temi pure presenti e discussi in tutta Europa e sui quali neanche i liquidatori della società hanno insistito più di tanto, non hanno nulla a che vedere con questa vicenda.
La decisione aziendale appare invece una conseguenza delle vicissitudini societarie conseguenti all’acquisizione del marchio “Sergio Rossi” da parte della multinazionale Gucci. È verosimile che Gucci semplicemente non voglia più avere rapporti con un impresa riconducibile alla vecchia proprietà (è un’ipotesi visto che si tratta di una società anonima, ma essendo nata e vissuta unicamente come contoterzista della Sergio Rossi S.p.A., ha una base logica).
A questo punto la FLI ha chiesto al Governo di ricercare nuove imprese disposte ad investire nel settore vista la notevole professionalità acquisita dai lavoratori. Se questo non sarà possibile, occorrerà ricollocare queste persone in altre attività presenti sul territorio, tenendo conto che vi sono alcune decine di casi di lavoratori interinali utilizzati dalle imprese da oltre nove mesi e quindi sono a tutti gli effetti posti di lavoro stabili.
Si è convenuto quindi di porre i dipendenti in mobilità e/o C.I.G. e di tenere sospesi per due mesi gli invii al lavoro di questi oltre cinquanta lavoratori, tra i quali ve ne sono diversi in età avanzata e quasi la metà sono donne, al fine di predisporre un piano di ricollocazioni mirate.
Essendo emersa la volontà dei liquidatori di cedere l’attività, nonché le quote societarie, che come è noto sono molto più appetibili quando l’azienda è una s.a. e senza dipendenti, è stato chiesto all’Esecutivo di revocare definitivamente la licenza d’esercizio qualora si palesasse la volontà di speculare su questa situazione.

Data Print: prima intas ca i miliardi, poi licenzia a raffica
La vicenda di questa azienda che ha beneficiato di sgravi fiscali per ben 10 anni, intascando così utili miliardari, ha preso una piega che ha dell’incredibile. Dopo il licenziamento di 8 lavoratori, di cui tre hanno già trovato una nuova occupazione, che il sindacato ha duramente contestato anche perché ha colpito chi aveva elevate anzianità di servizio e professionalità rispetto agli ultimi assunti, e l’avvio delle procedure legali a tutela dei diritti sanciti per legge, l’azienda ha comunicato l’intenzione di ridurre il personale di altre 2 unità.
La morale dell’imprenditore è: il sindacato contesta i criteri con cui abbiamo scelto le persone? Allora ne licenziamo altri, così non ci saranno più discussioni! Ovviamente le motivazioni ufficiali non sono queste ma quelle di un ulteriore calo della produzione (casualmente proprio in quest’ultimo mese) mentre nulla è dato a sapere riguardo a come se la passa l’azienda italiana facente capo alla stessa proprietà.
Durante gli incontri effettuati, l’azienda ha continuato a sostenere che alla base dei 10 licenziamenti complessivi vi sono problematiche di mercato: una motivazione del tutto inattendibile, dato che l’azienda continua a presentare bilanci con utili milionari i quali, grazie ai 10 anni di esenzioni fiscali di cui ha beneficiato, sono stati quasi completamente intascati senza essere reinvestiti.
Ai lavoratori della Data Print Grafik vanno ora applicate le tutele sociali previste dalla legge, e una ricollocazione adeguata ai livelli professionali raggiunti.

Arte, 9 licenziamenti su 10 dipendenti
La Arte s.a. di Fiorina che opera nel campo del restauro dei mobili antichi con dieci dipendenti, ha inviato 9 lettere di licenziamento, che riguardano cinque lavoratrici sammarinesi e quattro lavoratori frontalieri, con l’intenzione di mantenere un solo dipendente, non residente. Tutto ciò senza che vi siano delle motivazioni dimostrate per mettere fine all’attività produttiva, e sulla base della volontà dell’azienda di passare ad una attività puramente commerciale al servizio della Telemarket di Brescia.
La FLI/CSU da parte sua ha considerato ingiustificati questi licenziamenti, anche perché la società in tal modo si pone al di fuori della legge, che stabilisce che una società anonima debba avere in organico almeno 5 dipendenti. In ogni caso, l’unico posto di lavoro “superstite” spetta di diritto ad una delle lavoratrici sammarinesi, alla quale il sindacato ha già garantito il supporto legale.
Il sindacato si è adoperato repentinamente affinché i dipendenti potessero godere degli ammortizzatori sociali previsti dalla legge, mobilità per i residenti e Cassa Integrazione per i non residenti, con un accordo specifico firmato nei giorni scorsi. Ora, evidentemente, serve l’impegno di tutte le parti affinché venga assicurata alle lavoratrici e ai lavoratori licenziati una rapida ricollocazione, coerente con i livelli di professionalità acquisiti.
Inoltre la FLI/CSU ha richiesto, per i motivi suddetti, che il Congresso di Stato revochi la licenza alla Arte s.a. Posizione condivisa anche dalle Segreterie di Stato per il Lavoro e per l’Industria, le quali durante l’apposito incontro con il sindacato ed i datori di lavoro – a cui erano presenti anche i dipendenti – hanno affermato più volte che una società anonima con un solo dipendente, oltre ad essere al di fuori delle norme legislative esistenti, non è di alcun interesse per l’economia, per i lavoratori e per il Paese.
Questa iniziativa dell’azienda cade proprio alla scadenza degli sgravi fiscali, di cui ha beneficiato per ben sette anni. Quindi, dopo aver usufruito di risorse pubbliche, la Arte s.a. ha pensato bene di disfarsi della quasi totalità dei propri dipendenti. Questo, qualora ce ne fosse bisogno, è un chiaro ed ulteriore esempio dell’arroganza di certi imprenditori, assistiti dall’ANIS. Dal canto suo, la FLI/CSU ritiene che la revoca della licenza alla Arte s.a. darebbe un importante segnale che questo Paese non tollera chi vuole unicamente sfruttare i vantaggi offerti dal suo sistema economico, le cui regole tutti devono rispettare.

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