Frontalieri: la CSU scrive a Roma e Bruxelles
In vista dell’assemblea di lunedì 22 marzo, il sindacato tiene alta l’attenzione e l’iniziativa sul problema della “doppia tassazione” e della precarietà.
San Marino, 12 marzo 2004
Continua a pieno ritmo l’attività della CSU sul versante del frontalierato. Due lettere firmate dai segretari generali Ghiotti e Beccari sono state spedite all’Unione Europea e alla Commissione Finanze di Montecitorio.
“Questo pressing sindacale – affermano Giorgio Felici e Gian Luigi Macina del comitato frontalieri della CSU – ha come obiettivo il superamento dell’iniquo trattamento fiscale dei frontalieri introdotto dalla legge Finanziaria”.
Nella prima lettera, il sindacato sollecita la convocazione del Comitato di Cooperazione, previsto dall’accordo San Marino/Ue del 1991, per far applicare l’articolo 20 dello stesso accordo che prevede nessuna forma di discriminazione nel rapporto di lavoro per i frontalieri. Questa sollecitazione che punta alla stabilità del rapporto di lavoro, viene avanzata tramite il Direttorato Generale per le Relazioni Esterne della Commissione Europea e dello stesso Segretariato preposto alla gestione dell’accordo tra San Marino e L’Unione Europea.
Nella nota si è posto l’accento sull’assenza di notizie ufficiali circa lo stato di avanzamento dell’apposita segnalazione a suo tempo inviata dal CSI San Marino, Emilia Romagna e Marche.
La seconda missiva sindacale, destinata ai presidenti e vice presidenti della Commissione Finanze della Camera dei Deputati e frutto della collaborazione con i parlamentari locali, è centrata sulla doppia imposizione dei redditi frontalieri.
In particolare, si chiede un incontro e un atto della stessa Commissione verso il governo italiano e il Ministero delle Finanze finalizzato a considerare nella giusta misura gli accordi sottoscritti tra due Stati in occasione della firma della Convenzione fiscale del marzo 2002.
Con specifico riferimento a quanto concordato nel memorandum d’intesa del mese di febbraio 2002 che prevede l’impegno della parte italiana a mantenere le condizioni di non imponibilità del redditi dei frontalieri in Italia fino alla entrata in vigore della convenzione ed alla emanazione di una legge ordinaria per i lavoratori frontalieri.
“L’impegno del comitato CSU – afferma Gian Luigi Macina – ha intanto prodotto le recenti interrogazioni dei parlamentari Gambini e Bettamio, interrogazioni che hanno riacceso l’attenzione sul nodo della doppia tassazione. Il nostro impegno ora si sposta verso la commissione finanze di Montecitorio e, naturalmente, verso il governo sammarinese, che si è detto disponibile ad aprire un tavolo specifico sui problemi del frontalierato”.
Giorgio Felici sottolinea che l’azione sindacale è a tutto campo: “Attendiamo ancora che la recente proposta fattaci dal vice ministro dell’Economia Baldassari di discutere insieme la questione fiscale dei frontalieri si traduca nel concreto, ma intanto continuiamo a lavorare su più fronti: Roma, Bruxelles e San Marino. Abbiamo anche sollecitato l’intervento dell’Anis, che verbalmente si è dichiarata disponibile a unire gli sforzi contro la doppia tassazione. Aspettiamo atti concreti”.
C’è infine da segnalare che una iniziativa di carattere tecnico-amministrativo è partita sempre dalla CSU verso la Direzione Generale della Entrate di Roma. L’obiettivo è quello di chiarire quale debba essere l’effettivo trattamento fiscale per oltre 5 mila lavoratori italiani occupati sul Titano.
Questa iniziativa tecnica chiede di riconoscere pieno valore giuridico ai trattati internazionali sottoscritti tra San Marino e l’Italia, superando quindi la circolare n°2/E del 15 gennaio 2003 emessa dal Ministero delle Finanze e che rappresenta l’unico atto esplicito in cui si sostiene l’imponibilità dei redditi dei frontalieri occupati a San Marino. Circolare emessa sulla base della Legge Finanziaria approvata nel 2002, la quale per la prima volta introduce la doppia imposizione mitigata dalla franchigia di 8 mila euro.