Frankestein abita qui
Giorgio Felici (CDLS) replica all’eennesimo elogio del precariato targato Liberal Sammarinesi.
San Marino, 3 marzo 2005
Frankestein e il servo gobbo precario. In merito all’articolo di Leonardo Raschi dal titolo “Ritirata compagni”, apparso giovedì 3 marzo sul quotidiano sammarinese Tribuna, Giorgio Felici della CDLS ha inviato questa risposta.
Ci risiamo: Leonardo Raschi sale in cattedra per distribuire colpe, anatemi e soprattutto spiegare urbi et orbi come gira il mondo. Come al solito se la prende con il sindacato, i partiti e la cultura cattolica e comunista che pervade e regola la società sammarinese. E che la sua (?) retorica spettacolare trasforma in ‘comunistume sindacatorio del Titano’.
Ci risiamo con l’elogio sperticato della precarietà, pardon della flessibilità. Ovvero la ricetta, a suo dire, che può salvare i destini economici dell’intero pianeta, San Marino compresa. Ed eccoci scodellata l’ennesima articolessa con tanto di cifre e percentuali sulla disoccupazione e i trend di crescita economica mondiale. Naturalmente senza scomodare Tony Blair, Fausto Bertinotti, Sergio Cofferati e pure Frankestein, che nella sua (?) iperbolica immaginazione altro non è che il sindacato.
Non c’è che dire: il nostro Leonardo (Leopardo) Raschi tira fuori gli artigli del neoliberista e graffia via le vecchie incrostazioni e le pericolose scorie che appesantiscono il sistema socio-economico della Repubblica. Ignorando che sul Titano la disoccupazione quasi non esiste e, dati freschissimi, il trend di crescita viaggia a ritmi tra il 4 e il 6 per cento.
Eppure, dopo un passato fallimentare nelle file del partito socialista e addirittura in quelle del sindacato (ma erano solo peccati di gioventù), il nostro Leonardo-Leopardo si ributta in pista, fonda il partito dei Liberal Sammarinesi, e si cimenta nella sfida di risollevare le sorti dell’Antica terra della Libertà.
Qual è dunque il futuro che immagina lui (e il suo partito) per i sammarinesi? La ricetta è una sola, quasi ossessiva: tutti quanti trasformati in Co.co.co., interinali, consulenti a tempo, cottimisti in affitto. Tutti quanti flessibili & contenti. E magari in vista delle imminenti elezioni e per dare il buon esempio, il nostro paladino della precarietà sarebbe pure capace di licenziarsi dal posto-fisso alla Intelcom, di alzare cioè il sederino dal calduccio dell’azienda che ha il monopolio delle telecomunicazioni sammarinesi, e cercare un nuovo lavoro in qualche agenzia interinale. Mese dopo mese, proverebbe l’ebbrezza del mercato, delle regole (queste sì inflessibili) del capitalismo selvaggio.
Così, tra un lavoretto e l’altro, sarebbe anche assai più convincente e raccoglierebbe un sacco di voti tra i lavoratori sammarinesi ammaliati dal suo esempio e felicissimi di buttare alle ortiche il noiosissimo posto fisso. S’innamorerebbe pure di una bellissima Co.co.co.dè. E sullo sfondo romantico di un cartellone pubblicitario della CoCaCola, la regina delle multinazionali che in Colombia assolda sicari per eliminare gli scomodi vetero sindacalisti, le giurerebbe un amore… part-time.
E’ il capitalismo, bellezza!
Giorgio Felici
Il servo gobbo di Frankestein