Europa e lo spettro disoccupazione
A pochi giorni dalla diffusione dei dati ISTAT su occupati e disoccupati in Italia, arrivano quelli non certo più rosei della Commissione Europea. Secondo il rapporto trimestrale sulla situazione economica e sociale diffuso ieri, l’occupazione nei paesi UE, dopo la ripresa registrata fino a metà 2011, è di nuovo in discesa mentre la disoccupazione ha raggiunto livelli mai registrati prima (9,8%) che, di fatto, cancellano i progressi raggiunti precedentemente. L’economia dei paesi UE è cresciuta ma non abbastanza per stabilizzare l’occupazione, fanno sapere da Bruxelles. Anche il dato sui disoccupati di lunga durata ha subito un inevitabile incremento raggiungendo il 4% a metà del 2011, 0,2 punti percentuali più elevato dell’anno precedente. Questo significa che il 43% dei disoccupati è rimasto senza lavoro per oltre un anno, rispetto al 40% dell’anno prima.
Con la disoccupazione cresce anche la povertà in molti Stati membri, in particolare nei Paesi Baltici, Spagna e Irlanda. Il prezzo più alto è pagato da chi, già prima della crisi, era maggiormente a rischio e con pochi contatti con il mercato del lavoro, ovvero giovani adulti, famiglie con bambini e genitori single. Nel 2010, nell’UE a 27 la percentuale di adulti in età lavorativa e bambini che viveva in famiglie disoccupate era del 9,9%, un punto percentuale in più del 2008. Dall’inizio della crisi, questa percentuale è aumentata del 2 % nei Paesi Baltici, Spagna, Irlanda, Portogallo, Slovacchia e Regno Unito e supera attualmente il 12% in Lettonia, Belgio, Regno Unito e Irlanda. In generale, nell’insieme dei Paesi UE, le famiglie con problemi finanziari è aumentata progressivamente dall’inizio del 2011, in particolare tra i gruppi con i redditi più bassi.
Il capitolo occupazione giovanile conferma la tendenza negativa del 2011 con un incremento della disoccupazione di 1,3 punti percentuali rispetto all’anno precedente che fa salire la percentuale a quota 22,3 %, ovvero 5,6 milioni di giovani disoccupati. Secondo il rapporto, i cittadini stranieri non comunitari sono tra i gruppi più colpiti dalla situazione critica del mercato del lavoro che ha, nella maggior parte dei Paesi membri, aumentato le differenze con gli autoctoni. I più colpiti sono gli stranieri nel settore delle costruzioni ma, precisa la Commissione, il fattore principale che ha contribuito alla brusca diminuzione dell’occupazione di cittadini non UE nasce dal fatto che la maggior parte ha contratti temporanei. Uno straniero su cinque è disoccupato e la percentuale supera il 30% tra i più giovani.
Per i lavoratori con bassa qualifica (fascia d’età 25-64) da metà 2011 la situazione è piuttosto stabile. Nonostante ciò, questi lavoratori hanno subito più a lungo gli effetti negativi della crisi se pensiamo che il tasso di disoccupazione di questa categoria, che tre anni fa era al di sotto del 9%, ha oggi raggiunto quota 15%. L’aumento della disoccupazione per questa categoria non è altro che il riflesso del brusco crollo del tasso di occupazione dei lavoratori con bassa qualifica sceso al di sotto del 55%. Questa tendenza aggrava ulteriormente il rischio povertà ed esclusione sociale che, nel 2010, interessava quasi il 40% di questa categoria di lavoratori.
Altro dato significativo riguarda i 19,2 milioni di persone (ovvero l’8% della popolazione attiva) di sottoccupati o considerati come potenziale nuova forza lavoro, che si aggiungono ai 23 milioni di disoccupati nell’UE. Queste persone sono da un lato i lavoratori part-time, dall’altro quelle persone classificate come inattive benché siano alla ricerca di un lavoro ma non immediatamente disponibili oppure sono disponibili a lavorare ma non più sono alla ricerca. Dal 2008 il loro numero è aumentato di 1,6 milioni (+9,2%), in parte a causa della crescita della sottoccupazione e del numero delle persone disponibili a lavorare ma non più in cerca di un lavoro, entrambe le categorie composte principalmente da donne.
Per il futuro gli analisti europei si aspettano un calo dell’occupazione nel settore terziario, mentre le aspettative occupazionali rimangono ottimiste per il settore industriale e decisamente pessimiste per il settore delle costruzioni. Per quanto riguarda la crescita economica, le previsioni autunnali della Commissione prevedevano una crescita del PIL nei Paesi UE intorno allo 0,6% nel 2012 e dell’1,5% nel 2013. Crescita non sufficiente a migliorare la situazione del mercato del lavoro tanto che ci si aspetta, per il 2012, una brusca frenata della crescita occupazionale. Di conseguenza, la disoccupazione dovrebbe rimanere stabile intorno al 9,8%, benché le differenze tra i vari Paesi UE rimangono elevate.
La previsione della Commissione nel suo rapporto trimestrale è pienamente condivisa anche dall’ILO; le cui conseguenze negative della situazione economica sull’occupazione sono state messe in luce dal Direttore Generale, Juan Somavia in più occasioni. In un editoriale diffuso alla vigilia del G20 di Cannes, Somavia indicava chiaramente la strada da percorrere per orientare le iniziative di rilancio dell’economia mondiale verso il lavoro dignitoso. L’ILO monitora con attenzione l’evolversi della situazione dei mercati del lavoro dei Paesi membri dell’UE e collabora strettamente con la Commissione europea fornendo la sua assistenza tecnica. In una recente visita all’ILO, il Commissario europeo per l’occupazione e gli affari sociali, László Andor, ha espresso ai rappresentanti del Consiglio di Amministrazione dell’ILO le sue preoccupazioni e riferendosi all’aumento della disoccupazione di lunga durata, del precariato e della disoccupazione giovanile ha dichiarato che l’Unione Europea sta attraversando “tempi duri e turbolenti”. Considerando le ultime previsioni della Commissione e il perdurare della crisi occupazionale, la domanda da farsi a questo punto è quando saranno prese le iniziative che segneranno un’inversione di tendenza.
sito Lavoro Dignitoso (ILO)