Crisi aziendali, il punto del sindacato
La Federazione Lavoratori Industria della CSU interviene sullo stato dell’economia sammarinese.
San Marino, 18 novembre 2004 La segreteria della Federazione Industria della CSU fa il punto sull’andamento economico e occupazionale del Titano, segnato da aziende che chiudono i battenti e da imprese che chiedono di investire per ampliare l’attività. “Negli ultimi 4 mesi – afferma la segreteria della FLI-CSU – abbiamo affrontato circa 15 casi di riduzione del personale che hanno portato alla messa in mobilità o cassa integrazione per 40 lavoratori. Quasi tutti sono già stati ricollocati in altre aziende sammarinesi, a dimostrazione che, nonostante tutti i segnali di difficoltà, il tessuto economico-produttivo del nostro paese è ancora sostanzialmente vitale. Circa le aziende in crisi, va precisato che gran parte di esse sono di servizio o presunte tali, con uno o due dipendenti, mentre poche sono attività produttive”. Le Federazione Industria osserva che “se vi sono aziende che chiudono i battenti, è altrettanto vero che vi sono imprese industriali di medie e grandi dimensioni che chiedono di fare investimenti, anche immobiliari, per espandere le loro attività produttive e l’occupazione. Dopo alcuni anni, alcune di queste hanno già messo in atto tali investimenti e hanno assunto decine di persone, mentre altre non hanno avuto ancora nessuna risposta dalle autorità competenti e quindi hanno dovuto congelare i loro progetti di ampliamento, perlomeno a San Marino”. “È dunque importante – continua il sindacato – che queste risposte arrivino tempestivamente, per consolidare il nostro sistema produttivo ed evitare che altri investimenti vengano trasferiti altrove con il rischio di mettere a repentaglio l’occupazione presso queste imprese”. La FLI-CSU infine non risparmia critiche all’ANIS e al governo: “Rispetto ai costi degli investimenti, notevolmente maggiori rispetto alle zone limitrofe al nostro territorio, va detto che anche l’ANIS non è di certo esente da responsabilità visto che rappresenta sia chi detiene ingenti patrimoni immobiliari e terreni, e quindi interessato a tenere alti i prezzi, sia chi vuole investire a costi ragionevoli. L’economia del nostro paese va supportata con politiche attive e investimenti mirati, e non certo con sgravi fiscali generalizzati come sta facendo il governo. Se si vuole puntare verso la cosiddetta “economia reale”, serve un progetto qualificato e a lungo termine che finalizzi le poche risorse di cui disponiamo, considerando che il fisco leggero è solo uno degli elementi di attrattive di un sistema Paese competitivo”. |
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