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Contratto pane e nutella

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Divisioni contrattuali. La replica della FPI-CDLS “Con il referendum sulla PA hanno preso in giro i lavoratori”.

San Marino, 28 luglio 2005

“Il referendum sulla PA? Solo una presa in giro”. Per la Federazione pubblico impiego della CDLS non esistono né i presupposti metodologici né quelli politici per riconoscere la validità del verdetto referendario.

“Il verdetto del sondaggio targato FUPI non rappresenta per noi alcun obbligo: l’accordo contrattuale firmato lunedì 25 luglio è stato ampiamente e democraticamente approvato da tutti gli organismi dirigenti della CDLS e dall’assemblea degli iscritti alla federazione pubblico impiego. Sono semmai il segretario e il vertice della FPI-CSdL che a questo punto devono spiegare ai lavoratori come, quando e quale contratto vogliono firmare. Del resto l’esito del referendum era più che scontato, visto che la Fupi si era presentata ai lavoratori dicendo come dovevano votare e ribadendo che la parte economica era insufficiente: a proposito di quanto sarebbe insufficiente? ”.

Sondaggio domestico.
“Da un punto di vista del metodo – spiega la FPI-CDLS – la consultazione referendaria ha rappresentato più che altro un sondaggio costruito su misura, con le urne che per sette giorni hanno girato come trottole da un ufficio e l’altro dell’amministrazione pubblica, compresa la coda pomeridiana dell’ultima chiamata al voto presso la sede sindacale. Insomma, più che un referendum è stato un test reiterato nel tempo e dall’organizzazione molto domestica”.

Contratto pane e nutella.
Ma è sul piano politico-sindacale che si concentrano le maggiori obiezioni della Federazione pubblico impiego della Confederazione Democratica.
“Con questo sondaggio settimanale la FUPI-CSdL ha inventato una curiosa quanto improbabile formula: il contratto pane e nutella. Ha cioè chiamato al voto i dipendenti pubblici con una indicazione preventiva: scartate il pane, ossia la parte economica; mangiate la cioccolata, ovvero la parte normativa. Ma è del tutto evidente che la struttura contrattuale è un corpo unico: i capitoli economici e normativi sono strettamente collegati e interdipendenti. Mettere dunque in discussione una parte significa far cadere l’intera impalcatura contrattuale. E questo la FUPI ai lavoratori lo ha sempre tenuto nascosto”.

Lavoratori presi in giro.
Per questo la Confederazione Democratica ha più volte giudicato “sbagliata, confusa e demagogica” la scelta referendaria: “Con arroganza la FUPI ha invece voluto portare la spaccatura sindacale fino alle estreme conseguenze: ha così allestito un sondaggio unilaterale dai contorni ambigui, promettendo cioè ai dipendenti pubblici più soldi, ma sorvolando su tutto il resto. Chiaro insomma che il referendum rappresenta solo una presa in giro dei lavoratori pubblici”.

Illuminante in questo senso è la polemica andata in scena nei giorni scorsi tra la Federazione della CSdL e il governo.
A fronte della richiesta del segretario della FUPI-CSdL di ridiscutere la parte economica, il Segretario di Stato agli Interni ha così replicato: “Vorrei che venisse compreso che di un contratto, con una naturale struttura unitaria, non si può chiedere, come Lei fa, di discutere una sola parte, escludendone un’altra, altrettanto importante. Il confronto o è complessivo o non è. E su questa linea di condotta il governo si muoverà”.

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