Con le pensioni non si scherza
Martedì 25 gennaio parte il confronto govenrno-sindacati sulla riforma previdenziale. Intervista al Segretario CDLS Beccari
San Marino, 24 gennaio 2005
Pensioni, inzia il cammino della riforma. Nella mattinata di martedì 25 gennaio il Segretario di Stato alla Sanità illustrerà ai sindacati il nuovo progetto di legge previdenziale e da giovedì il dibattito si sposterà nell’aula consigliare.
“Speriamo di partire con il piede giusto”, afferma il segretario CDLS, Marco Beccari.
Segretario, è preoccupato ancora prima che inizi il confronto?
“Il fatto è che negli ultimi anni abbiamo perso troppo tempo in chiacchiere, mentre i numeri il deficit prevdienziale sono in crescita continua. Il nostro futuro prevdienziale è una faccenda maledettamente seria”.
Ma il confronto è alle porte, si stanno stringendo i tempi. Cosa c’è che non va?
“Questa non è una riforma qualsiasi. Questa è la riforma. Allora non possono non preoccuparmi del fatto che la questione pensionistica è stata inserita nella Finanziaria senza ascoltare le parti sociali, prevedendo addirittura entro il 31 marzo il varo della legge”.
Appunto, dopo anni di chiacchiere adesso si spinge sull’acceleratore…
“Il mio è un richiamo al realismo, non mi sfiora certo l’idea di innescare manovre dilatorie. Ma finora non c’è stato nessun confronto tecnico con i consulenti della Segreteria alla Sanità e non siamo a conoscenza dei calcoli attuariali, ovvero delle proiezioni numeriche per gli anni a venire delle dinamiche previdenziali, elemento indispensabile per far partire qualsiasi processo riformatore”.
Che dirà al Segretario Rossini?
“Che inizia il confronto su una materia delicatissima, che incide direttamente sulla vita e sul futuro di migliaia di lavoratori, soprattutto giovani. Che le ricette calate dall’alto non funzionano. Che un accordo solido e condiviso con il movimento sindacale non è solo politicamente opportuno, ma indispensabile”.
Insomma, senza il sindacato non si fa niente?
“No, al contrario: insieme al sindacato si possono avviare molti positivi cambiamenti per lo sviluppo sociale ed economico della nostra Repubblica. Attenzione a chi dipinge le organizzazioni sindacali come vecchi arnesi, residui di una cultura sorpassata, nemici della modernità, perchè nascode il solito tentativo di voler fare i propri comodi e i propri affari senza troppi fastidi. Politici e imprenditori devono invece rendersi conto che la coesione e il dialogo sociale sono il motore per avviare il cambiamento”.
Beccari, ma sulle pensioni siete pronti a cambiare?
“Abbiamo idee e proposte molto chiare: il nostro sistema ha bisogno di essere completato. Pur continuando ad assegnare alla previdenza obbligatoria a ripartizione un ruolo centrale, noi pensiamo a un secondo pilastro, cioè alla presenza di forme di previdenza complementare a capitalizzazione. E’ essenziale però che lo sviluppo di questo nuovo pilastro sia di natura contrattuale e collettiva”.
Che significa?
“Vuol dire che l’unione fa la forza. E le risorse della previdenza integrativa non vanno lasciate in balìa di questo o quel prodotto commerciale o finanziario, ma destinate in fondi collettivi controllati dalle parti sociali. Ciò garantisce che tutto il valore aggiunto prodotto dalla capitalizzazione rimanga ai lavoratori, evitando i costi, i rischi e la frammentazione di un sistema individualistico. A sua volta lo Stato dovrebbe intervenire garantendo un quadro normativo di tutele e di supporto”.
Ma sul Titano ci sono i numeri per far partire i fondi collettivi?
“Eccome se ci sono. Se immaginiamo l’adesione a un fondo collettivo dei 18 mila lavoratori sammarinesi con una contribuzione annua media di 1500 euro, nel giro di pochi anni si arriverebbe a cifre molto grandi. Secondo alcuni calcoli estremamente prudenziali, in 20 anni questo sistema a capitalizzazione collettivo potrebbe accumulare oltre 700 milioni di euro, arrivando a 30nni a pesare più del 50% del PIL di San Marino. Di fronte a queste cifre, è facile capire l’importanza del coinvolgimento delle parti sociali non solo nella fase della contrattazione della contribuzione, ma soprattutto nella fase del controllo della gestione, che ovviamente dovrà essere affidata a grandi operatori finanziari. E con la prudenza e la responsabilità sociale necessaria è possibile garantire una pensione integrativa che, a regime, potrebbe arrivare a pesare circa il 20% dell’ultimo stipendio”.