Con le insinuazioni non si dirigono le poste
Trasferimenti e malattie: dura replica delle Federazioni Pubblico Impiego della CSU al direttore del settore postale.
San Marino, 28 gennaio 2004
In malattia per non essere trasferiti? Le Federazioni Pubblico Impiego della CSU replicano alle dichiarazioni del direttore delle poste apparse mercoledì 28 gennaio sulla stampa.
“E’ sorprendente che il più alto dirigente del settore postale faccia insinuazioni pubbliche sulla veridicità dello stato di malattia di due dipendenti. Insinuazioni sollevate per sostenere l’impossibilità ad applicare trasferimenti da un ufficio all’altro. Per la verità il direttore delle poste ha uno strumento molto semplice per appurare la correttezza professionale dei suoi sottoposti: la visita fiscale a domicilio. Dunque, prima di lasciare intendere che i due lavoratori abbiano furbescamente evitato il trasferimento dandosi malati, un buon dirigente dovrebbe svolgere il suo dovere fino in fondo e non lanciare ombre e sospetti sulle colonne dei giornali”.
Ma al di là del singolo episodio, le Federazioni del Pubblico impiego tornano a sollevare il problema della gestione del personale che lavora nei diversi uffici postali. “Non è assolutamente vero che il direttore è di fronte a chissà quale emergenze, in quanto i trasferimenti coatti, che toccano tutte le figure professionali, vanno avanti da mesi, senza che nessuno si sia mai nascosto dietro un certificato medico. Non solo: questi trasferimenti sono atti unilaterali che la direzione adotta senza avere prima presentato una mappatura della dislocazione del personale e aver concordato con il sindacato nessun criterio per attuare gli spostamenti”.
La richiesta di una mappatura e di un regolamento sugli spostamenti, precisano le Federazioni,” non è un capriccio sindacale, ma una normale esigenza per gestire al meglio tutti i dipendenti distribuiti in 10 uffici postali. Perché il direttore ha , ad esempio, scelto di trasferire due operatori al sesto livello dall’ufficio di Domagnano all’ufficio di Città, mentre non ha pensato di utilizzare altro personale al sesto livello. Tra l’altro questa scelta appare incomprensibile sul piano organizzativo, in quanto l’ordine di trasferimento dei due sesti livelli ha sguarnito l’ufficio di Domagnano, lasciando agli sportelli solo il capo ufficio”.
“Piuttosto allora che dubitare dello stato di salute altrui e lagnarsi delle difficoltà legate al suo alto incarico – concludono le Federazioni sindacali – il dirigente farebbe meglio a rispettare quanto già deciso in un incontro con sindacato e Segretario di Stato alle Poste, avanzando cioè un serio progetto riorganizzativo del settore, a partire dal riordino delle zone postali il cui studio, dopo anni di confronto, doveva essere presentato nel dicembre 2003”.