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CITTADINI PROTAGONISTI DELLO STATO SOCIALE

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Il modello di Stato Sociale sammarinese è basato su un sistema di protezio-ne di tipo universalistico dove lo Stato ha un ruolo centrale di regolatore e fornitore diret¬to della maggior parte dei servizi. La buona qualità delle pre-stazioni offerte, la mol¬teplicità di coperture garantite e la bassa tassazione ne hanno determinato un forte consenso sociale.

La spesa complessiva per la protezione sociale di San Marino corrisponde ad un quinto del Pil, a cui si devono aggiungere le risorse destinate alle po-litiche attive del lavoro e all’insieme dei servizi e degli interventi legati al diritto allo studio. Cifre molto importanti che, tuttavia, rischiano di non es-sere più sostenibili a fronte dei profondi cambiamenti sociali avvenuti negli ultimi anni. Basti pensare al processo di invecchiamento della popolazione e alle sempre più pressanti esigenze di bilancio statale dovute al crollo del-le entrate.

Si impone dunque un nuovo modo di pensare l’organizzazione delle politi-che sociali, con un imperativo: cambiare per non smantellare. Occorre un nuovo patto sociale per superare una logica assistenzialistica che ha fun-zionato in passato ma non è più rispondente ai nuovi modelli organizzativi della società, dell’economia e del lavoro.  
Servono quindi processi di integrazione tra le politiche di welfare, racco-gliendo la sfida di un nuovo modello organizzativo che sappia aggiungere alla protezione sociale la pratica della promozione sociale. In concreto, si deve coniugare la garanzia all’accesso ai servizi con politiche che sostenga-no processi di partecipazione dei cittadini utenti.

Tale integrazione si configura come una strategia per perseguire obiettivi comuni che riguardano la salute, l’occupazione, l’abitare, la protezione so-ciale, e convergono su interventi congiunti. Ridefiniscono le materie e le competenze, creano forme di cooperazione, accordo, e integrazione tra at-tori diversi

Progettare il nostro futuro coi giovani guardando oltre l’ostacolo.
Nel lungo termine la mancanza di dialogo fra generazioni ostacola lo svi-luppo economico, sociale e democratico. Non aiutano certamente a gene-rare fiducia fra generazioni le problematiche strutturali, come le riforme della previdenza, della PA e del mercato del lavoro, poiché sono centrate a salvaguardare le fasce di popolazione anagraficamente più mature e da tempo inserite nel mondo del lavoro.
I giovani sono la nostra proiezione nel futuro e devono essere visti come promotori di sviluppo, portatori di nuova formazione e fruitori abili di nuo-ve tecnologie.

Il tessuto sociale sammarinese è attraversato da un fermento creativo, cul-turale e di impegno sociale e ambientale che vede assoluti protagonisti i giovani. Un’ondata di energia positiva che ci aiuta a guardare oltre l’ostacolo e a rivedere alla radice il nostro approccio alla cosiddetta “questione giovanile”. Dobbiamo avere il coraggio di cambiarci a vicenda, scrivendo meno di giovani e parlando di più con i giovani. Come organizzazione abbiamo recentemente avanzato proposte concrete sull’inserimento dei giovani laureati e diplomati nelle imprese a più alto valore aggiunto, ma oltre a suggerire idee e proposte, siamo pronti a dare un contributo, ascoltando, sostenendo, agendo come moltiplicatori di opportunità.

La strada da percorrere è quella dell’ascolto attivo, utile a costruire insieme migliori politiche, per affermare una cittadinanza attiva e uno sviluppo che non scarichi sulle nuove generazioni tutte le frustrazioni di un Paese in crisi.
Un passaggio obbligato è poi quello del Sostegno attivo, offrendo compe-tenze e start up per iniziative giovanili sul terreno della cultura, dell’economia sociale e ambientale e dello sviluppo delle nuove tecnologie.

Sistema formativo e lavoro: un destino incrociato
I servizi scolastici e formativi hanno saputo offrire risposte importanti alle esigenze del Paese ed hanno altresì dimostrato di saper reggere la concor-renza con i sistemi esterni in quanto alla qualità della formazione offerta. Forti dell’esperienza e delle professionalità acquisite, è possibile un ulterio-re slancio che possa migliorare i livelli raggiunti e sappia dare ulteriori ri-sposte in campi non ancora coperti, rapportandosi maggiormente con le nuove esigenze che emergono dal mondo del lavoro.
In questa direzione si consolida un ruolo importante per il Centro di Forma-zione Professionale che, oltre a mantenere il proprio impegno nella forma-zione di primo livello, può rafforzarsi come centro propulsivo di sinergie col mondo imprenditoriale per la riqualificazione e la ricollocazione di quanti hanno perso occupazione nella attuale difficile congiuntura.
Va, inoltre, sottolineato il ruolo dell’Università che ha ormai raggiunto una sua fisionomia matura con l’istituzione di corsi stabili, apprezzati e suscet-tibili di ulteriori sviluppi.

Altrettanto importante è l’impegno dell’università in quanto luogo di pro-pulsione di idee e innovazioni come avvenuto con  la proposta di costitu-zione del Parco scientifico-tecnologico.
Occorrerà nel prossimo futuro impegnarsi per un maggior radicamento di questa istituzione nel contesto del Paese, anche offrendo a giovani samma-rinesi la possibilità di inserirsi in ambiti di ricerca e di didattica di alto livel-lo.

Come noto, uno dei problemi che maggiormente affliggono il sistema sco-lastico e formativo in genere è dato dall’esteso precariato degli insegnanti. È assolutamente indispensabile affrontare la questione stabilendo un si-stema di reclutamento che eviti il protrarsi per anni di una condizione di incertezza, che inevitabilmente finisce per incidere sulla qualità dell’intero comparto.

La Famiglia è un bene comune
Tutte le recenti ricerche ed analisi sui fenomeni più indicativi delle difficoltà che attraversano la nostra società, è l’indebolimento e l’impoverimento di quello che gli esperti chiamano “il  complesso simbolico della famiglia”.
Questo stato di fatto è l’esito di un lungo processo storico e culturale, ca-ratterizzato da due tendenze dominanti: da un lato si è dato per scontato che la famiglia potesse far fronte alle proprie funzioni senza una promozio-ne ed un sostegno adeguati; dall’altro, anche dove lo Stato è intervenuto in modo cospicuo dal punto di vista economico, sono state prevalentemente indirizzate alla soluzione di bisogni frammentari o per specifiche categorie di soggetti (la donna, l’anziano, la persona con disabilità), senza un riferi-mento alla famiglia nel suo complesso. Un’azione concreta per dare ossi-geno ai bilanci familiari è quella di facilitare la rinegoziazione dei mutui, anche prevedendo la possibilità di sospendere temporaneamente i pagamenti delle rate.

E’ necessario ripensare ad un quadro sociale che riconosca piena cittadi-nanza alla famiglia come tale, attribuendo ad essa un complesso di diritti e doveri che le siano propri e non siano semplicemente la somma dei diritti-doveri dei suoi componenti.
Conseguentemente, occorrerà rivedere l’impostazione delle politiche sociali affinché siano concepite in modo tale da stimolare l’assunzione di responsabilità da parte della famiglia, individualmente intesa, e delle famiglie intese come reti di solidarietà, favorendo e valorizzando tutte le forme di associazione e di cooperazione.

La famiglia, infatti, rappresenta il tessuto connettivo della società, dove ha origine la consapevole interdipendenza tra le persone, ovvero il bene del singolo non è realizzabile contro il bene dell’altro o a prescindere dal bene dell’altro. La famiglia quindi come espressione di valori e principi universali e come prima cellula che mette in pratica solidarietà e sussidiarietà. In concreto, valorizzare la famiglia significa promuovere capitale sociale.

Serve dunque aggiornare l’attuale quadro normativo per rafforzare il valore sociale, ma anche economico della famiglia con la possibilità di decidere di assistere i propri figli, le persone con disabilità, gli anziani, all’interno del nucleo familiare. In questa direzione vanno aggiornati anche gli impianti normativi-contrattuali attraverso orari lavorativi differenziati, congedi parentali e più in generale armonizzare i tempi di lavoro con quelli dei servizi dedicati alla famiglia.

Sul piano culturale, il ruolo educativo della famiglia va promosso e valoriz-zato in tutti gli ambiti della società, a partire dalle funzioni formative della scuola. Infine occorre sostenere il volontariato ed investire nella sua poten-zialità.

Questione anziani: dare vita agli anni
L’aumento della vita media nei paesi occidentali è una tendenza conosciuta e consolidata. A San Marino l’età media è di 41,7 anni, in costante aumento ma inferiore ai valori dell’Emilia Romagna (44,4) e dell’Italia in generale (42,8). La speranza di vita é di quasi 81 anni per i maschi e 86 per le femmine; dato superiore all’Italia, dove è di 79,1 per i maschi e 84,3 per le femmine. L’indice di vecchiaia è pari a 112, in costante aumento negli anni, ma più basso rispetto ai territori limitrofi: nella provincia di Rimini 148, nella Regione Emilia Romagna 170, in Italia 143. Anche a San Marino dunque il processo di invecchiamento è progressivo ed inarrestabile seppur con una velocità minore rispetto alla vicina Italia.

Si può affermare pertanto che dopo aver dato “anni alla vita” si pongono oggi altri problemi di importanza decisiva: quello di dare “vita agli anni”. Il che significa innanzitutto dare salute agli anni, autonomia e autosufficien-za. Va considerato anche che i confini della vecchiaia sono sempre più mo-bili e influenzati da innumerevoli fattori: cultura, professionalità, salute, opportunità, ambiente di vita, territorio. Di qui la necessità di adeguare, come società, le strutture e il loro funzionamento ad una cultura di tutte le età, non discriminatoria, con  progetti coerenti con spazi  e opportunità per tutti.

Per la Confederazione Democratica, tuttavia, rimangono centrali le politi-che che favoriscono la domiciliarità, che tradotto in parole semplici signifi-ca promuovere una rete di servizi e di solidarietà finalizzata alla permanenza dell’anziano nella propria casa e nella propria famiglia, ovvero nella sede naturale della vita di una persona.

Quando si dice “casa mia”, si pone un problema di appartenenza, di legami personali, sensibili e profondi. Ci sono gli oggetti che evocano sentimenti, emozioni, eventi della vita, ricordi. E persone: il coniuge, i figli, i nipoti, ra-dici e identità, affettività e solidarietà. La sua organizzazione può essere più o meno allargata, oppure essere costituita da un singolo, ma rimane sempre un riferimento ed un legame profondo. La famiglia è il campo base della vita, delle cure e del riposo, delle partenze e dei ritorni. Qualunque politica sociale in favore degli anziani deve prendere in considerazione la famiglia-casa e partire da essa.

Affrontare il tema della terza età significa necessariamente affrontare an-che la questione salute, con tutti i problemi che ne derivano per le famiglie, per le strutture sanitarie e per l’incidenza sulla spesa sociale. La prima e la più efficace forma di prevenzione della malattia e della non autosufficienza per “dare vita agli anni”  è la vita attiva, a tutto campo; ma occorre anche investire in strutture e professionalità per migliorare i servizi socio-sanitari.

Servizi sanitari, oltre il confine in qualità e professionalità
Il sistema sanitario ha realizzato una positiva evoluzione a seguito dell’applicazione dell’atto organizzativo che ha riformato la struttura dell’ISS ed ha permesso di migliorare l’offerta dei servizi.
Restano ulteriori spazi di intervento in ambiti specifici che presentano qualche carenza, così come risulta urgente procedere alla definizione del fabbisogno definitivo del personale che superi il precariato e le incertezze attualmente presenti.

Vi sono ora le condizioni, come sta già avvenendo per alcuni servizi, di a-prirsi all’esterno in modo da allargare il bacino di utenza e collaborando, attraverso i professionisti dell’ISS, con strutture esterne in modo di acquisi-re esperienze più ampie, rimanere aggiornati sull’evoluzione di un settore in continua evoluzione e ottenere possibilità di maggiori introiti.

Riforma pensioni: più ombre che luci
Nonostante le importanti novità della recente riforma pensionistica, l’opinione pubblica non è stata messa al corrente dei contenuti della legge e delle pesanti ricadute economiche. Per la prima volta, su un argomento così importante, il confronto e il dibattito è stato praticamente inesistente: una grave mancanza sul piano del metodo. Ma anche su quello del merito la Confederazione Democratica ha espresso numerose critiche e osserva-zioni.

La riforma introduce di fatto una sorta di pensione uguale per tutti. Provo-ca il paradosso che i redditi elevati avranno una pensione inferiore ai con-tributi versati. Impedisce la completa rivalutazione rispetto all’inflazione di buona parte delle pensioni, cancellando la possibilità di contrattazione a difesa del potere d’acquisto delle stesse. Inoltre ripiana il disavanzo delle pensioni di artigiani e commercianti con un prelievo straordinario dal Fon-do comune di riserva di rischio, sottraendo in maniera impropria ingenti risorse da un fondo che fa parte del patrimonio ISS e costituito principal-mente dai contributi dei lavoratori dipendenti.

Ma le contrarietà più forti si concentrano sulla legge che introduce la Pre-videnza Complementare. Per la CDLS questo provvedimento è solo “un’illusione ottica” perché prevede un aumento mascherato delle aliquo-te, e quindi si configura come un semplice allargamento del primo pilastro attraverso una nuova quota a capitalizzazione. La struttura del Fondo inol-tre prevede che i soldi di tutti i lavoratori vengano gestiti da politici e inve-stiti in regime di monopolio da società di gestione solamente sammarinesi. Tutto sotto il controllo di Banca Centrale, che è contemporaneamente de-positaria dei soldi, controllore del sistema e autorizzatrice delle società di gestione. Un imbarazzante conflitto di interessi che si delinea come un’anomalia tutta sammarinese.

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