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C’è spazio politico tra Berlusconi e Bersani?

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Non occorre la sfera di cristallo per capire che dalle regionali verranno due verdetti. Chiunque in futuro pensi di vincere le elezioni a destra non potrà più fare a meno della Lega, primo partito in molte province del Nord. Dall’altra parte, è evidente che da solo il partito democratico non ce la farà mai. La sinistra in Italia tiene, Bersani è in grado di mettere in sicurezza i propri voti e di portarli al federatore prossimo venturo; non è in grado di sottrarre consensi all’altro schieramento.

Si apre quindi uno spazio al centro, tra un Berlusconi che ha perso lo smalto dei giorni migliori – ma non ha alcuna intenzione di ritirarsi, anzi punta al Quirinale e sarà ancora in campo alle prossime politiche – e un Pd rimasto al di sotto delle proprie ambizioni. Uno spazio che va da Fini a Follini, dai cattolici a disagio nel Pdl come Pisanu a quelli delusi dall’egemonia diessina nel Pd, e che ovviamente comprende Casini, Rutelli, Tabacci. Ma un partito così ha senso se riesce non tanto a staccare correnti o pezzi di nomenklatura ai partiti maggiori, quanto a raccordarsi con i settori poco rappresentati nella politica attuale.

Lavoratori dipendenti stanchi di essere superati in autostrada dai Suv o affumicati al mare dalle barche degli evasori cui pagano le medicine e le scuole ai figli, indignati con un governo che per gli evasori ha malcelata simpatia e delusi da una sinistra che nel 2006 aumentò l’aliquota Irpef proprio al ceto medio dipendente. Giovani professionisti restii ad adattarsi ai meccanismi corporativi. Ricercatori, insegnanti, ingegneri, matematici, neolaureati a disagio nel paese al mondo dove è più evidente la distanza tra ricchezza e cultura, tra benestanti semianalfabeti e persone che hanno studiato una vita senza riuscire a mettere su casa e famiglia perché condannati a restare precari e sottopagati.

Il nuovo partito dovrà stipulare un’alleanza con i ceti e le categorie cui l’Italia com’è oggi non sta bene e non conviene. Molti italiani trarrebbero vantaggio da una politica che premiasse il merito e imponesse la responsabilità, che riconoscesse i diritti e facesse rispettare regole e doveri. I politici attuali sono credibili? C’è tra di loro un leader naturale in grado di condurre una campagna al di sopra delle categorie tradizionali di destra e sinistra? Qualcuno capace di parlare a tutti gli italiani e di essere ascoltato? Qualcuno che non abbia paura di Berlusconi? Decidere adesso chi sarà il federatore è prematuro. Ma pensarci all’ultimo momento sarebbe altrettanto sbagliato.

Di Aldo Cazzullo (Sette-Corsera)