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CDLS, LA SFIDA DELLA RESPONSABILITÀ

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La crisi che ha travolto tutte le economie occidentali è anche crisi del ruolo e delle politiche sindacali. L’onda lunga di scelte neoliberiste e della globa-lizzazione selvaggia ha origine negli anni ’80, anni dominati dal pensiero unico della deregolamentazione dell’economia, della finanza e della più concreta relazione fra capitale e lavoro, con continui tentativi di ridimensionare il ruolo e il peso delle organizzazioni sindacali.

I riverberi di questa lunga stagione hanno interessato, seppur a fasi alterne, anche San Marino. In particolare negli ultimi anni il Governo ha imposto sulle spalle dei lavoratori provvedimenti che hanno ridotto tutele e fatto pagare i costi della crisi, mentre le associazioni imprenditoriali si sono attestate su posizioni di rigida chiusura.
Dall’ultimo Congresso, dunque, lo scenario economico e sociale in cui il sindacato sammarinese si è trovato ad agire è drasticamente cambiato: l’intrecciarsi della recessione mondiale e la fine del tradizionale modello economico sammarinese, che poggiava sui pilastri dell’anonimato societa-rio e del segreto bancario, ha determinato lo sfilacciarsi delle relazioni so-ciali e industriali che tradizionalmente avevano garantito la risoluzione dei problemi e un dignitoso quadro di garanzie contrattuali.

Le chiusure aziendali, la significativa diminuzione degli occupati e una diffusa preoccupazione mista a sfiducia nel mondo del lavoro, provocate dalla fragilità del sistema San Marino, non hanno tuttavia ostacolato la crescita della Confederazione Democratica, che tocca il numero record di quasi 7.000 iscritti, con un aumento di oltre il 10% rispetto a quelli registrati in occasione del 13° Congresso celebrato nel 2008. Numeri di tutto rispetto, poiché anche gli iscritti attivi, cioè i lavoratori, passano da 3.200 del 2008 agli attuali 3.411. Ciò significa che i tassi di sindacalizzazione a San Marino restano su livelli molto alti, in controtendenza all’Europa, dove si assiste da anni ad un generalizzato calo. La sola CDLS registra un tasso del 17,5%.

La Confederazione Democratica ha da tempo coniugato il “fare sindacato” in un impegno sempre più ampio dando vita ad un’organizzazione a tutela dei diritti del cittadino consumatore (ASDICO) e a una fondazione che si oc-cupa di solidarietà internazionale (Fondazione Solidarietà).
L’ASDICO è diventata una solida realtà e un punto di riferimento per molti cittadini. Intensa la sua attività nei campi a difesa dei risparmiatori e clienti delle banche, dei cittadini vittime di raggiri e truffe, e più in generale nel controllo delle utenze.
La Fondazione Solidarietà da quasi vent’anni è una organizzazione afferma-ta nel campo della cooperazione internazionale: ha concentrato soprattutto la sua attenzione in Perù dove sono in corso numerosi progetti negli ambiti dell’educazione, della sanità e della formazione professionale. Recen-temente la Fondazione ha iniziato una collaborazione con “Terra Santa School” a Gerico (enclave palestinese nel deserto israeliano) ed è in progetto per il 2012 un intervento in Africa.
ASDICO e Fondazione Solidarietà sono due esperienze che hanno arricchito di valori, concretezza e nuove competenze l’azione della CDLS. L’obiettivo è consolidare queste esperienze che sono partite con il decisivo impulso della Confederazione, ma che hanno intrapreso un cammino di completa auto-nomia.

La dimensione internazionale della crisi e la sempre più stretta interdipen-denza delle economie e delle problematiche sociali rendono ancor più stringente la trentennale presenza della CDLS nei principali organismi in-ternazionali come l’OIL (Organizzazione Internazionale del Lavoro), la CSI (Confederazione Sindacale Internazionale) e la CES (Confederazione Sinda-cale Europea). A queste si aggiungono la presenza dei pensionati CDLS nella FERPA (Sindacato Europeo dei pensionati) e l’adesione all’UNI, organismo che rappresenta a livello europeo i lavoratori del credito e del terziario avanzato.
Fondamentale, poi, si è rivelato il lavoro all’interno del CSIR (Consiglio Sin-dacale Interregionale),  organismo che raggruppa i sindacati sammarinesi e CGiL, Cisl e UIL di Emilia Romagna e Marche. Questo organismo internazionale è duramente impegnato da anni nella battaglia contro la precarietà fiscale che colpisce migliaia di lavoratori frontalieri occupati a San Marino. Numerose sono state le campagne di sensibilizzazione rivolte alle principali istituzioni dei due paesi per stabilire un equo trattamento per i frontalieri.
Sempre più intenso poi il rapporto con la Cisl, soprattutto sul terreno della formazione e della collaborazione tecnica con i patronati; collaborazione che si estende anche all’ADICONSUM e all’ISCOS, organizzazioni dell’universo Cisl, che si occupano di difesa dei consumatori e cooperazione internazionale.

A San Marino i rapporti tra le organizzazioni sindacali hanno come baricen-tro la Centrale Sindacale Unitaria, il cui ruolo negli ultimi anni si è ulterior-mente consolidato sul terreno dei servizi ai lavoratori e cittadini con la na-scita della società CSU Servizi. Agli “storici” sportelli della dichiarazione dei redditi e del patronato si sono infatti affiancati nuovi servizi specializzati nel diritto alla pensione e al prestito prima casa.
L’irrompere della crisi ha ulteriormente accresciuto la consapevolezza che l’unità di azione tra CDLS e CSdL è una necessità sociale e insieme politica. Questo per far fronte ai tumultuosi e difficili processi che attraversano la nostra economia, segnata da una lunga serie di chiusure aziendali, dall’aumento della disoccupazione e da una Pubblica Amministrazione che deve sempre di più fare i conti con le ristrettezze di bilancio.

Oggi il movimento sindacale ha una grande responsabilità di fronte ai lavo-ratori, ai loro vecchi e nuovi bisogni di tutela, al loro destino nella stagione di un cambiamento epocale del sistema San Marino, e non può affrontare queste nuove sfide se non all’interno di una prospettiva di unità. Mai come oggi le differenze di valutazione, di stili e di linguaggio, che pure esistono, non devono far mancare alla CSU la capacità di ricondurre anche posizioni diverse in un quadro di iniziative comuni e obiettivi condivisi.
Più problematiche invece le relazioni sindacali con l’USL. E’ bene chiarire che non esistono problemi astrattamente pregiudiziali o di natura politica:  il punto cruciale è legato alla scelta del terzo sindacato di ancorarsi buro-craticamente al solo riconoscimento giuridico, tralasciando il sostanziale rapporto fra organizzazione e iscritti. Una negazione, di fatto, del consoli-dato sistema di regole di democrazia sindacale universalmente riconosciu-ta, presenti peraltro nelle normative e negli statuti sociali, che danno signi-ficato e valore alla rappresentanza.

Le profonde trasformazioni sociali ed economiche di questi ultimi anni inte-ressano inevitabilmente da vicino l’organizzazione della CDLS. La sfida che dobbiamo saper cogliere è coniugare il lavoro sul campo delle Federazioni, segnato da un quotidiano impegno sul fronte delle vertenze individuali e aziendali, con una progettualità di elaborazione e approfondimento a livel-lo confederale. Le parole chiave sono: competenza, formazione, rinnova-mento di idee e di proposte e comunicazione efficace.
Serve quindi sviluppare un percorso di qualificazione per il gruppo dirigente e insieme creare opportunità di partecipazione ai giovani per dare prospettiva alla Confederazione e profondità ai valori che stanno alla base dell’azione sindacale.

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