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Bce e l’incubo inflazione

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La guerra crea “rischi estremi” per l’economia ma la Bce mantiene la rotta verso una politica monetaria meno espansiva di fronte al rischio di un’iper-inflazione, e preannuncia una stretta anche per gli aiuti pandemici alle banche. Anche se tutte le opzioni restano aperte: incluse misure ‘ad hoc’ per contenere gli spread.

Per capire perché Fed e Bce paiono più attente al rischio inflazione che a quello di una recessione, bisogna andare indietro allo shock petrolifero degli anni ’70. La cui eredità fu una iper-inflazione dovuta anche alla politica monetaria espansiva delle banche centrali. Di fronte allo shock energetico di adesso, Fed e Bce non vogliono fare lo stesso errore. Pur con uno scenario economico precipitato nel giro di un mese, stanno ritirando le misure d’emergenza pandemica. La Fed ha già alzato i tassi. La Bce, più cauta, per prima cosa ridurrà gradualmente gli acquisti ‘nuovi’ di bond, nell’ottica di azzerarli fra luglio e settembre, a patto che le prospettive d’inflazione – che paiono sempre più ancorate all’obiettivo di medio termine del 2% – non si indeboliscano. Il successivo rialzo dei tassi non sarà immediato, “ma avverrà in un momento successivo”. Il quadro che ha davanti la Bce, oggi confermato dal Bollettino economico, è di una crescita che, nello scenario base, si ferma al 3,7% nel 2022 (4,2% era la stima pre-guerra) e al 2,8% in 2023.

Ma c’è anche uno scenario “grave” con una crescita che dal 5,4% del 2021 crolla al 2,3% quest’anno e il prossimo. S&P, che ha tolto 0,7 punti percentuali alla crescita mondiale (3,7% nel 2022) ha già tagliato al 3,2% la sua previsione per l’area euro, dal 4,4% di poche settimane fa. Gli indici Pmi dell’Eurozona oggi segnalano una tenuta (54,5 a febbraio) ma anche un forte peggioramento delle aspettative future. Tutto, infatti, rischia di peggiorare con il prolungarsi della guerra e l’escalation delle sanzioni: è la stessa Bce ad avvertire che “i rischi estremi al ribasso derivanti da un ulteriore inasprimento delle tensioni potrebbero essere significativi e compromettere la ripresa mondiale”. Ma il timore principale è che lasciar correre l’inflazione peggiorerebbe le prospettive economiche, proprio come accadde dopo lo shock petrolifero. Lo scenario principale della Bce stima l’inflazione al 4,1% quest’anno, quello “grave” al 7,1%. S&P scrive 5,1%. Nessuno sa esattamente come andrà a finire, ora che anche uno ‘stop’ all’import di gas dalla Russia è sul tavolo e che Mosca risponde chiedendo di essere pagata in rubli.

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