Durante l’anno precedente il 3° Congresso Confederale, in seguito alle dimissioni del segretario Ghironzi, ha ricoperto la carica di Segretario Generale l’allora Direttore del giornale confederale “Lavoro Libero” Antonio Zanotti. L’intervista che segue è tratta dalla scheda n°3 allegata a “Proposta Sindacale” nella ricorrenza del 30° anno dalla fondazione.
Ci racconti come operava la CDLS in quegli anni.
Quando ancora non si parlava di unità sindacale (o si cominciava appena), la Confederazione Democratica non si trovava a combattere ad armi pari con la Confederazione del Lavoro, in quanto aveva una Segreteria a tempo parziale e non a tempo pieno come la CSdL. Questo fatto comportava talvolta una certa difficoltà operativa nei momenti di maggiore impegno sindacale nel Paese, anche se c’era la presenza continua dell’amico Armando Foschi, la cui competenza ed esperienza sindacale era a tutti nota. Vorrei approfittare per ringraziare ancora una volta l’amico Armando perchè buona parte di quanto conseguito in campo sindacale a San Marino la si deve alla sua capacità ed abilità dimostrata in più occasioni. Ricorderò sempre il primo incontro avvenuto fra il sottoscritto e l’allora collega Mario Nanni, nella sede della CDLS alla presenza dell’amico Foschi, incontro in cui si parlò per la prima volta ed in forma organica di unità sindacale anche a San Marino. Credo che anche negli incontri successivi, dopo la mia partenza dal Sindacato, il riferimento a questo primo colloquio informale sia stato costante, perchè si trattò di un discorso a ruota libera in cui passammo in rassegna tutte le problematiche pro e contro l’unità sindacale ed il problema dell’incompatibilità.
In che modo la “rivoluzione” del ‘68 ha influito nella vita e nell’operato della Confederazione Democratica?
Il ‘68 ha influito in maniera notevole nel trasformare la prima fase rivendicazionistica del Sindacato in una successiva fase di strategia di politica sindacale, tesa non solo ad approfondire e migliorare la contrattazione e la sicurezza sul lavoro, ma anche ad influire in maniera sempre più incisiva sulle scelte operative in campo pubblico e privato. Questa fase, contraddistinta da una certa effervescenza di lotte, talvolta anche non apparentemente giustificate, ha determinato tuttavia un nuovo modo di fare sindacato, che tutto sommato è da considerare positivo. Infatti, in sede di scioperi di un certo rilievo, si è notata la presenza di questa nuova ventata sessantottesca che ha influito positivamente nei confronti di quella parte sindacale più refrattaria al “nuovo” che stava emergendo.