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Anni ’80, disoccupazione e rilancio dell’unità sindacale

Nel 1980 apre il CFP (Centro di Formazione Professionale).
Nel corso del 1980 vennero finalmente aperte anche alcune mense aziendali a Faetano e Chiesanuova, e una interaziendale a Dogana, così come iniziarono ad operare in territorio, in Città e a Dogana, gli asili nido regolati con legge del mese di luglio.
* In novembre vide la luce la legge che riformava la pubblica amministrazione e istituiva le aziende autonome di Stato. La CDLS contenta abbastanza, gli altri per nulla, crisi per la CSU
* 10/11/aprile: 6° congresso
* Prima del congresso venne varata un’importante legge per tutelare l’attività sindacale, e subito dopo altre due leggi sulla parità tra uomo e donna in materia di lavoro, e sulla tutela del lavoro a domicilio, degne almeno di essere citate perché frutto delle battaglie sindacali condotte negli anni precedenti. I problemi sindacali che invece erano maggiormente sentiti in quegli anni erano sempre gli stessi evidenziati dal VI congresso, poi ribaditi anche durante le varie manifestazioni e comizi del 1° maggio 1982: il problema dell’occupazione “oggi in pericolo causa le mancate scelte, a suo tempo, di politica economica”, e quello delle riforme, “per dotare il nostro paese di ISTITUZIONI, STRUTTURE e SERVIZI”, del potere d’acquisto delle retribuzioni, della difesa dei diritti civili, in particolare delle donne
* “Proposta Sindacale”, periodico della C.D.L.S., anno primo, n. 0, ottobre 1981
* nel febbraio del 1982 il sindacato diede alle stampe un fascicolo sulla sicurezza sociale, scaturito da un’assemblea generale dei quadri di base svoltasi sul problema, con cui venivano avanzate diverse proposte per migliorare ed integrare i servizi erogati dall’ISS, l’assistenza agli anziani, le prestazioni sanitarie, ecc., e rendere più sostenibili i grandi costi che aveva.
* Altro problema fortemente sentito era sempre quello della riforma della Pubblica Amministrazione con l’intento, partendo dalla riforma del Congresso di Stato, di “migliorare la qualità dei servizi erogati, di porre fine al precariato, di dare garanzie normative ed economiche ai pubblici dipendenti e di camminare verso la strada dello stato di diritto”, problemi che già erano stati messi a fuoco da una piattaforma per il biennio 1979 – 1981, e per cui si era svolto uno sciopero unitario nel mese di febbraio dell’81.
* si era scatenato parecchio attrito con l’Associazione Industriali perché in luglio aveva disdetto di propria iniziativa, a partire dal 1° gennaio 1983, l’accordo per la scala mobile, che durava dal 1975, scatenando immediatamente uno sciopero del settore industria
* 24/9: sciopero generale contro la disoccupazione
* Bisognava poi decidersi ad avviare un confronto serio su un progetto di riforma dell’intero sistema di sicurezza sociale, in particolare del sistema pensionistico. La riforma delle pensioni era ritenuta una necessità urgente, perché il sistema pensionistico sammarinese era cresciuto disorganicamente, spesso con interventi contradditori tra loro e con l’originario sistema di sicurezza sociale. La gestione del fondo era poi completamente da rivedere.
* 7 congresso 11.12 maggio 1984 Le tesi per il dibattito precongressuale e congressuale, come sempre, vennero messe a punto e discusse nei mesi precedenti. Al loro interno era auspicato un allargamento della partecipazione della base, degli iscritti e anche dei non iscritti, alla vita dell’organizzazione e alla democrazia interna, veniva fatto un forte richiamo all’autonomia del sindacato, così come veniva avanzato un deciso invito a porre maggiore attenzione al lavoratore nella sua dimensione di uomo considerato nelle sua totalità, con i suoi problemi umani, familiari e sociali, e non solo come strumento di produzione. Secondo le tesi occorreva rilanciare due grandi valori: la solidarietà ed una forte capacità di giudizio politico autonomo sulla situazione economica e politica del paese. La crisi che stava colpendo il mondo del lavoro aveva fatto emergere pericolosi sintomi di chiusura egoistica dei singoli lavoratori o dei gruppi: da qui il bisogno di spingere sul concetto di solidarietà.
* Nella mozione conclusiva vennero riconfermati e rilanciati i valori già enunciati nel VI Congresso, ovvero:
–    un sindacato a misura d’uomo capace di tutelare il lavoro quale elemento fondamentale per la piena realizzazione dell’uomo stesso nel rispetto dei suoi legami, familiari e sociali;
–    la solidarietà come modo di vivere e di affrontare i problemi dei lavoratori particolarmente nei momenti di crisi economica ed occupazionale, e come base per il rilancio dell’unità sindacale;
–    l’autonomia e il pluralismo come condizioni per un’azione del sindacato profondamente rispettosa della cultura e dei valori che albergano alla base del Movimento dei Lavoratori.
La mozione confermava la centralità dei problemi economico occupazionali nella strategia del sindacato e puntava:
–    sul ruolo decisivo del sindacato,
–    sul pieno utilizzo delle possibilità e delle risorse del Paese,
–    sulla scelta di un modello di sviluppo basato sull’occupazione qualificata e produttiva, e sulla necessità del metodo della programmazione e della partecipazione democratica,
–    sull’esigenza di conoscere le caratteristiche e le dimensioni del problema occupazionale con dati precisi riferiti alla manodopera, agli occupati, alla quantità e qualità dei disoccupati, alle nuove generazioni che si accingevano a lasciare la scuola per inserirsi nel mondo del lavoro, all’andamento della popolazione, all’incidenza che poteva avere l’immigrazione, alle scelte scolastiche già effettuate e da effettuarsi, alla riconversione professionale,
–    sulla conoscenza dell’assetto produttivo per fare coincidere domanda ed offerta di lavoro,
–    su una nuova politica del credito,
–    sulla ricerca di settori industriali avanzati ad alta tecnologia e di settori del terziario superiore,
–    sul rigoroso rispetto degli impegni occupazionali,
–    sul rapporto tra lavoratori occupati e aree industriali,
–    sulla disponibilità di risorse per attività di ricerca,
–    sulla valorizzazione delle possibilità che San Marino aveva in considerazione della sua collocazione internazionale quale Stato sovrano attraverso l’individuazione di strumenti idonei quali potevano essere la Camera di Commercio o l’Ente per il Commercio Estero,
–    su interventi diretti a consolidare il comparto artigianale all’interno di una precisa politica occupazionale.
Veniva inoltre riconfermata la rivendicazione
–    delle riforme istituzionali, che dovevano determinare una chiara certezza del diritto e le più ampie garanzie di legalità e di tutela per il cittadino,
–    della riforma tributaria, come strumento di equità fra i cittadini, capace di rea1izzare il principio contenuto nella ”Carta dei diritti” dell’8 luglio 1974 e di reperire risorse anche in relazione alla situazione sociale e familiare dei singoli,
–    del raggiungimento per la Pubblica Amministrazione dei mancati obiettivi di produttività, efficienza, salvaguardia della professionalità, qualificazione delle prestazioni e dei servizi,
–    della difesa e rilancio dell’ISS che doveva raggiungere, in particolare, una piena autonomia agli effetti gestionali, istituzionali, economici e funzionali,
–    dell’autonomia e autosufficienza dei fondi dei singoli servizi erogati,
–    del rispetto delle competenze degli organismi gestionali,
–    del mantenimento degli impegni dello Stato nel suo dovere obbligo in materia sociale, e sanitaria sia per i finanziamenti, sia per le responsabilità,
–    della realizzazione di una scuola anello di congiunzione fra domanda e offerta di lavoro e base di rinnovamento culturale e sociale e di sviluppo economico del Paese,
–    della modifica della formazione professionale in reale strumento ai fini occupazionali, in un concreto rapporto con la scuola media superiore, coordinando scelte ed indirizzi,
–    di un rinnovato impegno nel sociale per migliorare le condizioni di vita dei cittadini e per sconfiggere l’emarginazione che toccava in particolare handicappati, anziani, giovani, disoccupati e cassaintegrati.

Era inoltre indispensabile promuovere una cultura fondata sul principio della parità tra uomo e donna per creare nel tessuto sociale ed economico sammarinese le condizioni necessarie per un reale inserimento della donna a tutti i livelli. Il Congresso, infine, nel ribadire la vocazione internazionalista della CDLS e l’importanza dell’unità di tutti i lavoratori, respingeva i tentativi di limitare il ruolo contrattuale del sindacato sui problemi strettamente riferiti al rapporto di lavoro e di emarginarlo rispetto ai problemi più generali dei lavoratori nella società, rivendicando il diritto di partecipare alle decisioni sugli aspetti che riguardavano il rapporto di lavoro pubblico e privato, le riforme, l’organizzazione dei servizi, la politica sociale, le scelte di politica economica ed occupazionale. Inoltre indicò come prioritaria l’esigenza di dare piena applicazione ai contratti dei settori privati, e di sviluppare i primi orientamenti di aggiornamento della contrattazione verso i nuovi istituti che coglievano le esigenze umane nel rapporto di lavoro, ovvero la riduzione degli orari di lavoro, l’introduzione del part-time, l’estensione dei congedi, il miglioramento delle condizioni ambientali, la rigorosa tutela della salute e l’eliminazione dei rischi per l’incolumità fisica dei lavoratori . Alla fine si procedette all’elezione dei membri del Consiglio Confederale,  che in seguito provvide a nominare Antonio Macina nuovo segretario della CDLS. Egli fece il suo primo intervento su “Proposta Sindacale” del mese di luglio col dire che il sindacato doveva adoperarsi per far valorizzare la professionalità ed il merito dei lavoratori e spingere per una loro maggiore responsabilizzazione, potenziare i suoi rapporti con le organizzazioni politiche e sociali “senza mettere in dubbio l’esistenza e la pienezza del ruolo di ciascuna”, migliorare la sua gestione collegiale per favorire concretamente “l’unità sindacale di tutti i lavoratori eliminando sul nascere ogni tendenza corporativa”, coinvolgere maggiormente i lavoratori nelle scelte fondamentali, aggiornare e qualificare sempre più i suoi dirigenti e quadri.
Un problema particolarmente dibattuto a ridosso e subito dopo del congresso fu la riforma tributaria di cui da tempo si parlava, e che il sindacato si auspicava, come abbiamo visto, soprattutto con lo scopo di raggiungere l’equità contributiva.
* Istituzione dell’imposta generale sui redditi, Legge n. 91, 13/10/1984.
* Critiche al governo perché non teneva troppo conto del sindacato
* Conflitto sulla scala mobile; recessione industriale con chiusura di 8 aziende
* Nel 1985 vi fu ancora un anno di sostanziale crisi industriale con diverse centinaia di lavoratori che avevano perso il posto e stentavano a ritrovare una giusta collocazione presso le altre aziende attive in territorio. Le cause della crisi erano sempre le stesse su cui il sindacato batteva da tempo: mancanza di programmazione economica, obsolescenza degli impianti industriali, la logica da parte di troppi imprenditori che San Marino fosse semplicemente una “terra di conquista
* Altro sciopero, questa volta generale, fu organizzato per il 29 maggio con lo scopo di promuovere un nuovo sviluppo per l’occupazione, per favorire la ripresa economica tramite un clima di negoziazione tra le parti, e non di scontro come da tempo stava avvenendo, per salvaguardare i lavoratori dai continui rischi di licenziamento, per stimolare il governo a dare attuazione agli impegni già assunti sull’igiene e sicurezza negli ambienti di lavoro e su altri punti, per incitare le parti ad operare in accordo col sindacato così da favorire la ripresa ed altro ancora
* Per progettare il futuro occorreva collegare sempre più il mondo del lavoro alla scuola ed alla formazione professionale, unici veri strumenti in grado di dare solide basi ai giovani per farli inserire con la dovuta preparazione “nella dinamicità dei nuovi meccanismi produttivi
* Lo slogan poi che da tempo stava circolando tra imprenditori ed anche politici, teso ad un liberismo selvaggio (“meno stato, più mercato, meno sindacato, più impresa”), andava rigettato con forza perché l’economia aveva bisogno “di una politica che delinei una valida strategia di sviluppo economico e sociale e crei le condizioni per una crescente e sempre più consapevole solidarietà, così da arrestare le tendenze alla disgregazione e alla corporativizzazione della società”. Bisognava dunque investire sull’uomo, far partire qualunque trasformazione tecnologica della società  dall’uomo, e svilupparla in funzione dell’uomo.
* Anche il part-time fu al centro dell’interesse della CDLS, che lo considerava un vero e proprio “fiore all’occhiello (legge n. 138 sulla Disciplina del lavoro a tempo parziale verrà promulgata il 20/11/1987)
* Igiene e sicurezza nei luoghi di lavoro, Legge 17/3/1987, n. 40.
* apertura dell’Ufficio Studi e Formazione della CDLS
* ottobre 87 – 8° congresso:
    intervento per favorire la crescita culturale e tecnico scientifica; completamento del piano mense; predisposizione di un sistema di “formazione permanente”;
    partecipazione finanziaria a progetti di formazione per qualifiche con un alto contenuto professionale, per riqualificazione professionale di giovani disoccupati con assunzione certa alla fine del corso;
    interventi per una gestione del tempo libero (come preparazione di viaggi culturali, vacanze organizzate, visite e escursioni guidate, ecc.);
    finanziamenti ai lavoratori su mutui e contratti per l’acquisto e costruzione della prima casa, e per prestiti sulla fiducia nel caso di figli studenti e per lavoratori studenti;
    finanziamenti integrativi alle aziende per significative ristrutturazioni capaci di qualificare il processo produttivo e nelle quali occupare i lavoratori altamente professionalizzati; finanziamenti per progetti ed esecuzione di risanamenti ambientali;
    interventi finanziari nei confronti dei lavoratori che portavano i propri figli all’asilo nido;
    verifica di eventuali finanziamenti per l’acquisto di attrezzature e materiale ludico per asili nido.
Nella mozione conclusiva del congresso fu messo in risalto:
– l’obbligo che aveva il sindacato di creare e qualificare l’occupazione attraverso una corretta e funzionale gestione del mercato del lavoro, l’adozione di provvedimenti a sostegno di nuove forme di imprenditorialità e cooperazione, e forme articolate di tutela non assistenziale dell’occupazione anche nelle fasi di rischio per la perdita del posto di lavoro;
– la necessità di realizzare uno sviluppo economico caratterizzato da un’equa redistribuzione delle risorse in grado di non produrre emarginazione e discriminazione nei confronti dei soggetti più deboli della società. Andava attuato un progetto per l’agricoltura in base a precisi indirizzi produttivi e legato anche alla cooperazione agricola. Bisognava puntare molto sulla scuola e l’educazione dei giovani per fornire una valida preparazione per creare un solido collegamento tra scuola e mondo del lavoro. In quest’ottica andava potenziato anche il Centro di Formazione Professionale. La pubblica amministrazione doveva diventare un supporto fondamentale per la programmazione economica e lo sviluppo;
– la riaffermazione della contrattazione come prerogativa del sindacato per la sua partecipazione alle scelte di trasformazione della società, e come mezzo per giungere ad innovazioni sia in campo economico che sociale. Tramite contrattazione si dovevano riaffermare le caratteristiche generali dello stato sociale, rivedere i campi e i modi d’intervento sociale eliminando le forme di eccessivo assistenzialismo, attivare un sistema funzionale di servizi pubblici che prevedesse la partecipazione di forme di volontariato e fosse in grado di attivare nuovi modelli solidaristici;
– il bisogno di dare il massimo valore possibile alla salute, intesa come bene individuale, sociale e collettivo, al patrimonio ambientale, al controllo degli alimenti e dell’equilibrio ecologico del territorio;
– il dovere di svolgere un attento ruolo di tutela a favore dei lavoratori e dei pensionati in merito ai trattamenti previdenziali per assicurare il mantenimento di dignitose ed eque condizioni di vita;
– l’esigenza di rinnovare il sindacato creando maggiore partecipazione alla sua attività, assicurando una migliore circolazione delle informazioni, sviluppando i suoi strumenti di studio e formazione, esercitando un’azione più incisiva e costante a favore della pace e della solidarietà. Nominata Rita Ghironzi
* 1988 : elezioni politiche che confermano il governo DC – PC andato al potere due anni prima
* L’Ufficio Studi e Formazione iniziò pure a diffondere altri strumenti di carattere informativo, come il periodico “Grandangolo”, presentato la prima volta al pubblico il 3 febbraio.
* 1989 venne organizzato il I° congresso della Federazione Pensionati della CDLS
* “Patto per l’unità d’azione” siglato il 9 febbraio tra CDLS e CSdL, con l’obiettivo di recuperare pienamente il Patto Unitario sottoscritto dalle due confederazioni nel 1976 così da poter rilanciare con forza una strategia unitaria dei due sindacati, visto che negli ultimi anni la collaborazione tra loro era stata piuttosto insufficiente e irta di ostacoli. D’altra parte il 1992, anno in cui avrebbe dovuto decollare il Mercato Comune Europeo, era vicino, per cui si sentiva forte il bisogno di mettere a fuoco tra i due sindacati le strategie che San Marino avrebbe dovuto attivare per vincere la nuova sfida di carattere europeo. esigenza di avere un sistema scolastico e formativo di alto livello, il bisogno di saper leggere per tempo la realtà ed intervenire per favorire domanda ed offerta di lavoro, l’obbligo di una “qualità dello sviluppo” tesa a riconciliare produzione ed ambiente, l’esigenza primaria di saper progettare e pianificare qualunque sviluppo, ecc
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