Il periodo in cui nasce la Confederazione Sammarinese Lavoratori Sammarinese è di grande turbolenza politica e sociale per la Repubblica di San Marino. Il governo socialcomunista, che era ai vertici del piccolo Stato fin dal 1945, stava dando chiari segni di non riuscire più a gestire San Marino in quanto sistematicamente boicottato dall’Italia che, in un momento di forte acredine tra Est e Ovest, non poteva tollerare nel suo cuore un sistema politico schierato su posizioni filo comuniste. Ugualmente le forze politiche anticomuniste sammarinesi, ovvero democristiani e socialisti moderati, non accettavano più che il paese fosse in mano a partiti che stavano provocando grossi problemi alla società sammarinese. Queste polemiche si ripercuotevano ovviamente all’interno di tutti gli enti sociali sammarinesi, anche dell’unico sindacato esistente all’epoca, ovvero la Confederazione Sammarinese del Lavoro, che era in mano a uomini appartenenti ai partiti al governo. Le polemiche si fecero ancora più arroventate nel maggio del 1957, quando dal 4° congresso della Csdl la corrente non schierata su posizioni filogovernative uscì arrabbiata e frustrata in quanto aveva potuto ottenere un solo suo rappresentante nel direttivo del sindacato. In ottobre avvennero i fatti di Rovereta con il cambio di governo e l’ascesa al potere di una coalizione democristiana/socialdemocratica, fatto che spinse un comitato provvisorio a dar vita nei mesi successivi alla Confederazione Sammarinese Lavoratori Sammarinese, un sindacato che nasceva con la volontà di essere libero da qualunque vincolo di natura politica. Il nuovo sindacato si mosse subito per far opera di proselitismo ed attirare a sé il maggiore numero possibile di lavoratori. Già alla fine del ’57 organizzò varie assemblee con gli operai di alcune aziende e con i lavoratori agricoli, che all’epoca rappresentavano ancora una consistente fetta del mondo del lavoro sammarinese. In dicembre il nuovo governo diede un aumento a operai, impiegati e pensionati e ritoccò la legge sul lavoro del 1949 abrogando l’articolo 3 che di fatto aveva permesso alla Csdl di essere l’unico sindacato di San Marino. Nel gennaio del 1958 venne dato alle stampe il primo numero di “Lavoro Libero”, nuovo periodico della CDLS con cui il neo sindacato cominciò a divulgare tra la popolazione le sue aspirazioni, e ciò che reputava prioritario per il mondo del lavoro locale. Tra le urgenze messe subito in evidenza dai primi numeri di “Lavoro Libero” vi erano quelle di aiutare l’artigianato e promuovere corsi di specializzazione, di dare la pensione ai contadini (desiderio che riuscirà a concretizzarsi velocemente con una legge varata nell’aprile del ’58), e di aiutarli a superare la mezzadria permettendogli di comperare la terra grazie a agevolazioni e esenzioni, di aumentare la gratifica natalizia (cosa che sarà resa possibile tramite una legge del mese di luglio), di qualificare gli operai ed i giovani attraverso corsi d’istruzione professionale, di sviluppare gradualmente gli istituti di previdenza ed assistenza sociale per ogni settore produttivo sammarinese, di accrescere l’assetto industriale sammarinese tutelando maggiormente i complessi esistenti e favorendo con agevolazioni fiscali l’impianto di nuove aziende, di puntare sullo sviluppo del turismo, di dare regole certe al crescente mondo dell’edilizia favorendo nel contempo un’edilizia popolare e altro ancora focalizzato anche all’interno di un convegno di studio organizzato dal nuovo sindacato il 5 luglio del 1959.
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