Amazon: rischio diritti anche in Europa
Il modello di business e di relazioni industriali made in Usa continua a espandersi nel mondo mimetizzandosi con quelli che comunemente vengono definiti come i “processi di globalizzazione”. E’ il modello della “Corporate America”, ovvero bassi salari e avversione nei confronti del lavoro organizzato, indicato, nel corso del recente congresso dell’Ituc a Berlino, come un vero nemico da affrontare a viso aperto. Un modello in espansione, dunque, rappresentato da un gruppo di agguerrite multinazionali pronte a fare azione di lobby sui governi di tutto il mondo per raggiungere l’obiettivo del massimo profitto al minimo dei costi.
Fra le multinazionali indicate dall’Ituc come rappresentanti di questo modello, figura l’americana Amazon i cui affari sono in continua espansione anche all’interno dell’Unione Europea. Non è dunque un caso che, proprio nell’ambito dell’ultimo congresso Ituc, Jeff Bezos, l’ad dell’azienda che ha base in Seattle, sia stato nominato come peggior boss dell’anno. Fra le motivazioni addotte durante l’assegnazione del riconoscimento, c’è proprio un richiamo alle operazioni del gigante statunitense in Europa: “Amazon sta trattando i suoi dipendenti in Germania alla stregua di robots non nascondendo l’intenzione di voler sostituire il proprio personale con macchine automatiche nel giro di pochi anni; si tratta di una multinazionale americana molto ricca che opera globalmente senza alcun rispetto della dignità e dei diritti dei lavoratori”.
Di fronte all’avanzata di Amazon in Europa, i leader del sindacato tedesco Verdi, di quello francese Cgt, e di quello britannico Gmb, si sono incontrati a Berlino per discutere questioni relative ai salari, alle condizioni lavorative e ai temi della salute e sicurezza. Alla base della questione c’è però la stessa possibilità di organizzare i lavoratori negli stabilimenti.
Numerose azioni di sensibilizzazione e protesta sono state organizzate nel corso dell’ultimo anno in Francia e Germania mentre in Gran Bretagna i sindacati hanno chiesto espressamente di garantire il diritto di accedere agli stabilimenti per informare e sindacalizzare i lavoratori. Un diritto tutt’altro che scontato, considerando i precedenti dell’azienda. In particolare la Amazon è stata accusata nel recente passato di aver cercato di impedire la sindacalizzazione dello stabilimento di Milton Keynes, uno dei più grandi del Regno Unito. Sarebbero circa 7 mila i lavoratori impiegati oltremanica di cui quasi 6 mila assunti a tempo indeterminato con un salario di 7,10 sterline per ora, circa una sterlina sopra il salario minimo garantito di 6,31 sterline.
Oltre alla questione della sindacalizzazione dei dipendenti Amazon, uno dei punti principali della discussione avvenuta a Berlino è stato quello relativo alla posizione dei governi nei confronti della multinazionale. Il sistema incrociato dei benefici fiscali accordati all’azienda e dei sussidi governativi corrisposti ai lavoratori “poveri” ricalca perfettamente il sistema americano ma mal si concilia con il modello sociale europeo che prevede, al contrario, la garanzia di un lavoro dignitoso per tutti i cittadini. Insomma, le grandi multinazionali americane sono oramai abituate a ricavare ingenti profitti ai danni dei lavoratori e dei contribuenti e vorrebbero, nell’analisi dei sindacati, imporre questo stesso modello in tutti quei paesi in cui si trovano ad operare. Un concetto espresso chiaramente da Paul Clarke, rappresentante della Gmb: “I problemi con Amazon – ha spiegato il sindacalista britannico – sono globali e hanno bisogno di soluzioni globali; fra i problemi principali ci sono proprio le agevolazioni fiscali che permettono ad Amazon di avere enormi vantaggi sul mercato a scapito dei contribuenti”.
Le polemiche intorno ad Amazon non sono una novità, almeno dal punto di vista dei sindacati americani che, esattamente nel luglio dello scorso anno, aprirono una polemica con il presidente Barack Obama in visita presso lo stabilimento di Chattanooga. In quell’occasione il presidente parlò dell’importanza di creare nuova occupazione per la classe media americana in sofferenza ma i sindacati dell’Afl-Cio fecero immediatamente notare che lo stabilimento della Amazon era probabilmente il luogo meno idoneo per lanciare un appello tanto encomiabile.
conquiste del lavoro